Carlo Rambaldi, morto il papà di E.T.
Lifestyle

Carlo Rambaldi, morto il papà di E.T.

È scomparso a 86 anni il mago degli effetti speciali, vincitore di tre Oscar. Fu lui a creare il piccolo alieno del film di Spielberg. Ma non solo: Profondo Rosso, il primo King Kong, Cleopatra portano la sua firma. Bastava un suo tocco e i sogni diventavano realtà

È stato per Hollywood, e per il cinema in genere, quello che la Fata Smemorina era per Cenerentola: bastava un suo tocco, e i sogni diventavano realtà. Che fossero creaturine indifese o mostri raccapriccianti, poco importava: quello che contava sul serio è che li avesse ideati lui, Carlo Rambaldi.

Il genio degli effetti speciali si è spento oggi pomeriggio a Lamezia Terme, dove viveva da tempo, all'età di 86 anni. Si era ritirato da molto, ma la notizia della sua scomparsa ha fatto immediatamente il giro del mondo. Una fama, la sua, guadagnata con decenni di lavoro ad altissimo livello ma concretizzatasi soprattutto grazie al sodalizio con Steven Spielberg. Fu il creatore di Indiana Jones, infatti, a permettergli di realizzare il suo capolavoro: E.T., il tenero alieno protagonista del film omonimo, uscito nel 1982 ed entrato immediatamente nell'Olimpo degli immortali.

Da allora, inevitabilmente, Rambaldi è diventato per tutti il padre di E.T., ma sarebbe ingeneroso dimenticare le (molte) altre esperienze professionali di una carriera iniziata negli Anni Cinquanta. Fu lui a creare l'aspide che uccide Cleopatra nel mitico kolossal del 1963 con Liz Taylor; sempre lui diede un contributo fondamentale a uno dei più noti incubi horror mai girati in Italia, Profondo rosso, capolavoro del brivido di Dario Argento, vero cult movie degli Anni 70. Il primo successo successo hollywoodiano arriva nel '76 con King Kong, per il quale ottiene il primo riconoscimento dall'Academy.

La seconda statuetta arriva per Alien (1979), un incubo ambientato nello spazio, al quale le sue creature danno una fisicità davvero agghiacciante. Nel frattempo Rambaldi ha conosciuto Spielberg: senza le sue invenzioni, la fantascienza buona di Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977) non sarebbe stata di certo la stessa.

I due si capiscono a meraviglia, e quando il regista decide di girare la storia di un piccolo e timido extraterrestre, abbandonato per errore sulla Terra dalla sua astronave, non ha dubbi: a realizzarlo sarà Carlo Rambaldi. Il resto è storia. Bastano pochi giorni nelle sale, e tutto diventa mito: il film, l'alieno, le sue parole tremolanti («E.T., telefono, casa...»), il suo ditino luminoso e la biciclettata nel cielo. E del Rambaldi “spaventoso” nessuno si ricorda pù.

Sembra ieri, e invece sono passati trent'anni: succede sempre così, i capolavori invecchiano benissimo. Oggi Carlo Rambaldi se n'è andato: chissà se si è reso conto di essere stato per intere generazioni di bambini un amico più importante dei fratelli Grimm, Andersen e Perrault. Un meraviglioso costruttore di favole, al quale chi ama il cinema deve dire una sola parola. Grazie.

I più letti

avatar-icon

Alberto Rivaroli