Le meraviglie di Alice Rohrwacher: perché piace così tanto
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Le meraviglie di Alice Rohrwacher: perché piace così tanto

L'unico film italiano in concorso al Festival di Cannes è stato accolto da applausi e recensioni positive. "Affascinante", è l'aggettivo più ricorrente

Applausi scroscianti, quasi 12 minuti, per Le meravigliedi Alice Rohrwacher, l'unico titolo italiano in concorso presentato ieri al Festival di Cannes. Grande partecipazione in sala al termine del film e poi applausi ripetuti, abbracci fra le sorelle Alice e Alba, che della pellicola è una delle attrici protagoniste e anche commozione. Anche Monica Bellucci, che recita un piccolo significativo ruolo, ha pianto per l'emozione. E stasera party in onore del film alla Plage Magnum sulla Croisette.

Ambientato nella campagna del Centritalia, Le meraviglie è una "favola materialista e cruda che ogni spettatore può interpretare come crede", ha spiegato la regista, nata da madre italiana e padre tedesco. Protagonista la piccola Gelsomina (Alexandra Lungu), la maggiore di quattro sorelle, adolescente che controlla il lavoro dell'azienda familiare che produce miele. Può essere la storia tra un padre e sua figlia, o quella di una coppia, ma anche di una famiglia in una società in crisi o quella di una bambina che vuole sognare una realtà differente da quella che vive e per questo decide di partecipare a un concorso televisivo condotto da Milly (Monica Bellucci).

La critica internazionale riserva parole positive per Le meraviglie, alcuni con pieno ardore definendolo "incantevole", altri trovandogli piccoli difetti veniali. Scorriamo le recensioni internazionali per capire quanto l'opera seconda di Alice possa ambire alla prestigiosa Palma d'oro, che manca all'Italia dal 2001, quando la conquistò Nanni Moretti con La stanza del figlio

La rivista francese Paris Match  reputa il film affascinante e gli attribuisce solo qualche piccolo difetto di gioventù: "Di questa famiglia di apicoltori sperduta in aperta campagna gli spettatori non sanno quasi nulla. Sono membri di una setta? Sono ex Brigate Rosse? Perché parlano tedesco o francese? Alice Rohrwacher annega il mistero in una fitta nebbia e gestisce alcune belle sequenze oniriche, aiutata dalla fotografia della francese Hélène Louvart. Venuta dal documentario, la giovane regista italiana è ugualmente a suo agio nel registrare la quotidianità di questa famiglia allargata sulla quale regna un patriarca idealista e un po' macho. Queste sono le qualità di un film che potrebbe sedurre Jane Campion e la sua giuria. I difetti sono soprattutto errori di gioventù. Quando cerca di infondere eventi di finzione nel suo universo documentarista, l'artificialità della sceneggiatura è evidente".

Entusiasta il quotidiano britannico The Daily Telegraph,  che gli assegna l'en plein di stellette (cinque su cinque). Già nel titolo della recensione si legge: "un affascinante racconto di formazione", e nel sommario: "film dolce-amaro sull'inizio dell'età adulta e sulla dissolvenza dei vecchi modi, è potente e incantevole". Nel procedere dell'articolo: "piccolo e dolce in ogni senso buono dei termini, ma vivo con una potenza che sembra sollevarsi dal profondo, sotto il suo paesaggio irruvidito dal sole".

L'Hollywood Reporter, magazine specializzato americano, ha trovato nell'opera di Rohrwacher richiami al classico di Ermanno Olmi L'albero degli zoccoli e recensisce così: "L'unico film italiano in concorso a Cannes dovrebbe incuriosire il pubblico del festival e quello d'essai con i suoi strati di significato appena percettibili, ma altri spettatori potrebbero trovare la storia fragile e le emozioni scarse, il che rende improbabile che abbia larga diffusione".  

Il quotidiano britannico Guardian gli attribuisce tre stelle su cinque e sostiene: "Alice Rohrwacher, regista del tanto ammirato primo lungometraggio Corpo Celeste, è venuta a Cannes con una storia di formazione gentile, spiritosa e bonaria. Si tratta di un lavoro leggero e divertente immerso nella campagna del nord italiano: è affascinante, anche se è un po' sentimentale e poco impegnativo, senza il vero potere emotivo che molti si aspettavano da Rohrwacher".

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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