Il passato, il giallo emotivo di Asghar Farhadi
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Il passato, il giallo emotivo di Asghar Farhadi

Il regista iraniano di Una separazione torna con una storia di sentimenti e legami famigliari che si rivela lentamente

Come una matriosca che pian piano svela dentro di sé altri elementi, nuove complicazioni, Il passato di Asghar Farhadi si sviluppa aprendo lentamente a situazioni celate, che ogni volta sembrano la soluzione finale e invece improvvisamente si aprono su altri segreti, nuove implicazioni.

Dal 21 dicembre al cinema, dopo esser stato presentato in concorso al Festival di Cannes, è il primo film francese del regista iraniano di About Elly (2009) e Una separazione (2011), splendido premio Oscar per la miglior opera straniera. 

Farhadi riprende l'affascinante struttura narrativa di Una separazione: la verità, il passato, si rivela gradualmente attraverso dialoghi e scontri, passando tra omissioni e ricordi. La realtà si ricompone con una tensione sottile come in un giallo emotivo. 

Ancora una volta sono le dinamiche famigliari a essere sviscerate. L'iraniano Ahmad (Ali Mosaffa) torna a Parigi quattro anni dopo aver lasciato la città e sua moglie, la francese Marie (Bérénice Bejo), per trasferirsi in Iran, la sua terra. Marie finalmente vuole il divorzio e Ahmad deve firmare dei documenti. Non mi dilungherò molto di più sulla trama perché è bello, da spettatore ignaro, vedere la storia prendere forma da sé, pezzo dopo pezzo. 

Ahmad si rivelerà una sorta di catalizzatore, mettendo le persone attorno a lui in una disposizione d'animo incline alla parola e alla confidenza, facendo affiorare cose che non sono state dette da molto tempo. Farà parlare l'adolescente problematica Lucie (Pauline Burlet), il tormentato e silenzioso Samir (Tahar Rahim), persino il piccolo e dolcissimo imbronciato Fouad (Elyes Aguis)... E anche la sua ex Marie, certo, il personaggio che più di ogni altro vuole svincolarsi dal passato. 

Il cast offre una generosa prova corale: Bejo, l'attrice di The Artist, regala forse la sua interpretazione più naturalistica e sincera; Rahim, magnifico protagonista de Il profeta, lavora una volta di più in sottrazione, su sguardi e parole misurate; Burlet è una ragazzina promettente da tenere d'occhio; Mosaffa... mi piacerebbe averlo come migliore amico. 

Sicuramente meno folgorante e perfetto di Una separazione, Il passato è comunque un'esplorazione della natura umana riflessiva e intelligente. La visione è di 130 minuti: nella seconda parte si accusa la prodiga durata ma all'uscita del cinema quella che resta addosso per lo più è una piacevole impressione.

 

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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