"Confessions" di Nakashima Tetsuya, quel film inaspettato che inquieta
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"Confessions" di Nakashima Tetsuya, quel film inaspettato che inquieta

Un affresco di adolescenza diabolica, su uno sviluppo narrativo distante da quello a cui siamo abituati

Uno dei film che più mi ha colpito ultimamente? Confessions. Uno dei film che farei fatica a consigliare a chiunque con cuore spassionato? Confessions.

Dal 9 maggio al cinema, Confessions del giapponese Nakashima Tetsuya, già noto i suoi film colorati e pop come Kamikaze Girls e Memories of Matsuko, è un'opera forte, che rompe la superficie ferma dell'abitudine. Un film tremendo e brillante al contempo, non per tutti. È crudo e intessuto secondo uno sviluppo narrativo originale e ben distante dalla consuetudine comoda dello spettatore occidentale. Parte da un lungo racconto monocorde iniziale, che pur nella piattezza dei toni tocca dettagli spiazzanti e pungenti, che aprono ad altri incroci narrativi.

Affresco spietato di un'adolescenza diabolica, di cui aver paura, si muove sulle "confessioni" che vengono fatte ora a una scolaresca, ora a una videocamera amatoriale, ora al pubblico...

Moriguchi (Takako Matsu), insegnante in una classe del primo anno delle superiori in Giappone, ha deciso di smettere di tentare di mantenere l'ordine in aula. Mentre i ragazzini schiamazzano incuranti, si mandano sms stupidi, gridano pettegolezzi, ridacchiano, giocano, questa giovane donna sola e determinata pronuncia il suo discorso d'addio all'insegnamento, una dichiarazione d'intenti, un piano di riscatto. La sua rivalsa, anzi, la sua possibilità di giustizia.
Senza perdere per un attimo la pazienza, l'ultimo giorno di scuola, parla alla classe in modo pacato e preciso. Comunica la sua decisione di lasciare il lavoro e anche il suo proposito di farla pagare a chi le ha rovinato la vita: due alunni lì presenti, due assassini senza pentimenti. Sono lo studente A e lo studente B, così incuranti del valore della vita, eppure anche loro con un punto debole.
In maniera lucida e glaciale Moriguchi trova il modo per vendicarsi, anche se non sembra esistere catarsi o redenzione ma solo un dolore infinito sottolineato dalle note di Last Flowers dei Radiohead.

Tratto dall'omonimo romanzo di Kanae Minato, Confessions è un inno di vendetta e un viaggio nell'orrore, che viene sottolineato nel contrasto con la monocromia e l'ordine delle divise dei ragazzi. Fa rivenire in mente un altro recente ritratto di adolescenza temibile, quello de L'onda di Dennis Gansel.

La fotografia limpida di Shoichi Ato e Atsushi Ozawa illumina deviazioni e crudeltà. Il finale eccezionale disorienta, ridisegnando tutto quanto finora affermato sul senso della vita.

Applausi alla Tucker Film che con coraggio, a tre anni dalla sua uscita in patria, lo distribuisce in Italia.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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