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I 10 film di fantascienza più belli della storia del cinema

Una selezione (sofferta) di una delle più grandi espressioni del grande schermo, metafora in grado di riprodurre paure, speranze, disagi, sogni

Un genere. Con molti sottogeneri, risvolti, riflessi. Molto spesso ispirato a una sterminata produzione narrativa. La Fantascienza, che spesso si è confusa (o è stata confusa) col fantastico, resta probabilmente la migliore e più grande espressione del cinema come metafora, allegoria, portata simbolica nella sua capacità di riprodurre paure, speranze, disagi, sogni e perfino ispirazioni religiose dell’umanità.

Volendo scegliere i dieci migliori film di Sci-Fi della storia del cinema, non si può prescindere da questi elementi. Neppure si può ignorare l’evoluzione di un genere che è passato attraverso fasi storiche decisive (per esempio dalla Guerra Fredda alla Caduta del Muro), modificando anche l’estetica e i contenuti dei film, fino, addirittura, alla recitazione. Fantascienza politica, sociale, psicologica, trascendente, ecologistica, scientifica tout-court, tecnocratica.

Accanto alla classifica ufficiale ne proporrò una, per così dire, "ombra". Perché i film amati sono davvero troppi. Detto questo – e decrescendo nella scaletta di classifica – la Top 10 si presenta così:

10 – Metropolis di Fritz Lang (1926)

Un prototipo. Il modello par exellence. Nella megalopoli del XXI secolo – pare ispirata nell’autore dalla vista dei grattacieli di NY – con il suo dittatore, i suoi giardini pensili, la sua Creatura Meccanica e tutte le altre invenzioni nella cifra di dramma,  ci sono i semi visionari della fantascienza moderna. Un vero kolossal. Si ricordano le 30 mila comparse e i 18 mesi di lavorazione. Ma soprattutto gli effetti speciali. Sì, proprio quelli, molto suggestivi e fino ad allora ignoti, come la particolare tecnica fotografica di Eugen Schüfftan che consentiva di combinare dei modellini con lo sfondo scenografico e riprodurre tutto a grandezza naturale. Certi toni mélo non scalfiscono questo trionfale monumento all’espressionismo.

9 – Guerre Stellari di George Lucas (1977)

Se si considerasse Star Wars come saga non lo si potrebbe ovviamente mettere in classifica. Dunque mi fermo al primo. Quello che in qualche modo ha fatto epoca. Va detto che, qua, il confine tra fantascienza e altri generi – dal western al fumetto, dal bellico allo spy e perfino al cappa e spada – è talmente labile che si fatica a non farlo entrare nella sfera più largamente fantasy. In ogni caso, se restiamo alla Sci-Fi, ne è stato il successo più ampio, anche al boxoffice. Un grande favola spaziale e un raffinato giocattolo cinematogafico che ha trovato nella straordinaria computer graphic di John Dykstra una vera sfera interpretativa

8 – La notte dei morti viventi di Gorge A. Romero (1969)

Vietato scambiarlo soltanto per uno zombi movie. Tra l’altro, non è stato il primo a mostrare sullo schermo la figura del living dead (del ’32 è L’isola degli zombies di Victor Alperin con Bela Lugosi). La fantascienza è tutta nel movente del film: una radiazione proveniente da Venere veicolata da un satellite-sonda provoca un contagio tra la persone morte, che tornano in vita affamate di carne umana. Di qui le derivazioni horror romeriane che mettono in scena nella cifra antropofaga le angosce americane del post-Vietnam. Un piccolo capolavoro, girato in 16 mm. bianco e nero, cui la lunga serie di genere firmata dallo stesso Romero e altri autori non ha sottratto magnetismo alla sua  dimensione di cult indiscusso.

7 – Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg (1977)

Una festa per tutti coloro che aspettano da sempre il contatto alieno. Spielberg, maestro di fiabe terrene, applica il suo concetto di cinema al rapporto col cosmo (replicherà cinque anni dopo in E.T.) rovesciando le logiche dell’invasione spaziale dominanti in molta Sci-Fi precedente. Ne nasce la proiezione in una sfera mistica dove la gente comune che popola la vicenda nella provincia americana  si trova a vivere un’esperienza straordinaria fatta di suoni, luci, apparizioni e presagi: qualche volta inquietanti, più spesso esaltati dall’approssimarsi di un Evento arcano che sa di divino e apre gli occhi sulle immensità e il Grande Mistero siderale. Liberandoci, per una volta, dalla paura dell’ignoto

6 – La guerra dei mondi di Byron Haskin (1952)

È ancora relativamente fresco il crash di Roswell (luglio 1947) quando esce questo film destinato a fare epoca e a non invecchiare più. Mai datato, sempre così meravigliosamente ansiogeno, interpreta il tema dell’invasione aliena in termini realistici e allo stesso tempo immaginifici nella loro capacità di generare disagio. Ovviamente il filo è legato alla Guerra Fredda e dietro la scorreria marziana si nasconde in filigrana, neanche troppo, quella (temuta) sovietica in un’epoca di caccia alle streghe dominata da concitate aspirazioni inquisitorie. Poi ci sono gli Ufo, che il cinema di quegli anni – e segnatamente quest’opera - ha  consacrato come grande interrogativo del Novecento. Con alcune domande che non troveranno mai risposta; e altre che, invece, l’hanno trovata. Per merito di pochi.

5 – Alien di Ridley Scott (1979)

Un film di svolta. Mai come questa volta la Sci-Fi ha modificato così repentinamente la propria sintassi narrativa, spalancando con violenza la porta all’horror spaziale. Di “mostri” intergalattici se n’erano visti parecchi fino ad ora, ma nessuno tra i grafici e i tecnici più sfrenati aveva escogitato una creatura sanguinaria e terrificante come quella che prende dimora tra le tubature sgocciolanti e rugginose dell’astronave mercantile Nostromo: sterminandone l’equipaggio, a parte una iconica e ancora sexy Sigourney Weaver nei panni, alla fine essenziali, di Ripley. Svolta anche stilistica: quell’astronave postindustriale vaga nel buio cosmico non convenzionalmente candida e asettica ma trasudante olii come la pancia di una vecchia cigolante petroliera.

4 – Blade Runner di Ridley Scott (1982)

Uno Scott dietro l’altro. A conferma che ci troviamo davanti ad uno degli autori più geniali e innovativi della storia del cinema. Ancora più che in Alien interpreta, qua, le aspirazioni al cambiamento di un genere assetato di nuovi codici narrativi. E se il referente iniziale resta il romanzo di Philip K. Dick, va dato merito a Scott (e agli effetti speciali del maestro Douglas Trumbull) di aver realizzato nella L.A. del 2019 una gigantesca, visionaria rappresentazione del Tempo. Passato e futuro si intrecciano nella megalopoli postmoderna, fumigante, interrazziale e piovosa, attraversata da replicanti, vecchi cinesi, killer, vittime, gamberi immersi in padelle di frittura.

Quasi sembra chiudersi il percorso circolare aperto da Metropolis. Racconto rigoroso, splendore visuale: i mezzi del cinema si integrano alla perfezione in questa lussureggiante metafora della creazione umana.

3 – L’invasione degli Ultracorpi di Don Siegel (1956)

Malgrado un prologo e un epilogo voluti dai produttori e non proprio amati dal regista, resta il film di fantascienza più inquietante e paranoico di sempre. Terza sponda nella trilogia della "Grande Metafora sociologica" (con "La notte dei morti viventi" e "Alien") rappresenta alla perfezione - attraverso un’invasione di alieni che copiano perfettamente le fattezza degli umani sostituendosi loro durante il sonno e trasformandoli in esseri privi di sentimenti – la protesta contro il livellamento imposto dalla società industriale. Climi da incubo in bianco e nero, struttura drammaturgica mirabile.

Ma tutto questo costa al cineasta accuse da tutte le parti politiche. C’è chi lo incolpa di anticomunismo e chi, al contrario, gli riconosce una esplicita tesi antimaccartista, peraltro avallata anni dopo dall’autore stesso. Tre remake incapaci di eguagliare l’originale: quello, pessimo, di Philip Kaufman nel ’78, quello, ben più avvincente, di Abel Ferrara nel ’93, quello, davvero triste, di Oliver Hirshbiegel nel 2007.
 

2 – 2001: odissea nello spazio di Stanley Kubrick (1968)

La fantascienza “adulta” e filosofica parte da qui. Un film atteso da molti anni, capace di sorprendere e sconcertare, sospeso tra la sua magnifica espressione di abbandono sinfonico, la sua liquida vocazione spettacolare, soprattutto la sua assoluta originalità. Quale? Quella di sostituire ad uno scenario prefabbricato gli elementi di una riflessione profonda; di proporre e non imporre una visione globale dell’essere umano e del suo posto nell’universo. La grandezza di 2001 e naturalmente dello stesso Kubrick sono racchiuse nella relativa semplicità e nudità di quelle immagini che anticipano il cinema di decenni a venire: utilizzando la descrizione quasi documentaria del lungo viaggio nel cosmo per proiettare realisticamente lo spettatore nel futuro.

Quasi unanimemente considerato un capolavoro, il film è costruito narrativamente sugli schemi della detective story con grande raffinatezza tecnica sonora e visiva. Al di là dei motivi metafisici e scientifici che tratta perfino con qualche ingenuità e didascalismo, 2001 rimane probabilmente l’opera ideologicamente più rappresentativa dell’autore e delle sue tematiche ruotanti come in un’allucinazione tra orrore e fiducia, timore e speranza.

1 – Solaris di Andrej Tarkovskij (1972)

Su un pianeta lontano, Solaris, l’Oceano magmatico possiede il potere di materializzare  i ricordi di coloro che lo sorvolano. Riesce addirittura a resuscitare la fidanzata di un astronauta,  morta suicida tanti anni prima. Allucinazioni, angosce, memorie, fantasmi  generati da quella superficie pensante: a rappresentare  con un ricchissimo linguaggio simbolico  una dura requisitoria contro la degenerazione del progresso scientifico, lo sforzo per rivalutare la psicologia individuale, un disperato appello alla coscienza, l’importanza della memoria. Al film e al suo autore meraviglioso bisogna restituire tutto ciò che a sua tempo è stato sottratto: la versione originale, massacrata dai tagli in Italia come in altri Paesi occidentali, le stolte critiche politiche del sempre sospettoso del regime sovietico, il bizzarro slogan che, all’uscita nelle sale in Italia (dove fu doppiato in modo discutibile) lo definì “la risposta sovietica a 2001: odissea nello spazio”.

Solaris è tutt’altro e molto di più. Un film a tesi, che abbatte i luoghi comuni della fantascienza hollywoodiana, non ha aspetti esotici, usa la familiarità e gli elementi terreni per sconvolgerci, la memoria come forza di gravità per sostenere i personaggi  prima del salto nel vuoto, i referenti culturali per tenere l’uomo appeso ad un filo e non farlo perdere. Proprio come i cavi che, nel cosmo, assicurano agli astronauti la vita durante lo loro passeggiate spaziali.

... gli altri a cui non rinunciare

1.    THX1138 – L’uomo che fuggì dal futuro di George Lucas (1971)
2.    Il pianeta proibito di Fred McLeod Wilcox (1956)
3.    La cosa da un altro mondo di Christian Nyby (1951)
4.    Fahrenheit 451 di François Truffaut (1966)
5.    La fuga di Logan di Michael Anderson (1976)
6.    Il villaggio dei dannati di Wolf Rilla (1960)
7.    L’uomo che cadde sulla terra di Nicolas Roeg (1976)
8.    E.T. l’extraterrestre di Stevan Spielberg (1982)
9.    Godzilla di Honda Ishirō (1954)
10.    Interstellar di Christopher Nolan (2014)

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Claudio Trionfera

Giornalista, critico cinematografico, operatore culturale, autore di libri e saggi sul cinema, è stato responsabile di comunicazione per Medusa Film e per la Mostra del cinema di Venezia

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