C’è chi grida: “Al mobbing … al mobbing!”

Alcuni mesi fa è venuta da me una signora sulla quarantina che possiamo chiamare (nome di fantasia) Maria. Maria mi riferisce di subire mobbing, ne ha parlato con il marito, gli amici e persino un avvocato. Non ci sono dubbi, …Leggi tutto

Alcuni mesi fa è venuta da me una signora sulla quarantina che possiamo chiamare (nome di fantasia) Maria.

Maria mi riferisce di subire mobbing, ne ha parlato con il marito, gli amici e persino un avvocato. Non ci sono dubbi, è mobbing!

Le chiedo di raccontarmi la sua storia. Maria inizia: “Due settimane fa stavo andando a lavoro, mentre percorro i viali assito ad un incidente. Un ragazzo su uno scooter viene tamponato da un’auto e fa un volo impressionante. Ovviamente mi fermo per prestare soccorso! Prima di ripartire per il lavoro passa mezz’ora. Arrivo tardi e corro dal mio capo che sta parlando con una donna bionda. E’ visibilmente arrabbiato anche se non so il perchè. Mi affaccio in ufficio e dico: ciao Marco, scusa il ritardo, ho soccorso un ragazzo che ha avuto un incidente”.

Maria parla concitata, si vede che è coinvolta in ciò che mi racconta. Ascolto con attenzione e mentre racconta l’accaduto mi mostra le foto dell’incidente scattate col cellulare. In effetti il ragazzo sembrava messo proprio male dopo lo schianto.

Le chiedo di proseguire.

Maria a quel punto cambia tono: “Quel cafone del mio capo mi guarda, si alza e fissandomi negli occhi mi dice: vaffanculo! La prossima volta spero investano te! Dopodiché si rimette a litigare imperterrito con la biondina”.

Maria si mette a piangere. Aveva fatto un gesto di civiltà ad aiutare un ragazzo vittima di incidente e questo era il bieco risultato!

“Voglio fare causa per mobbing e sistemare quello stronzo! Il mio avvocato ha già le carte pronte e vorrei che lei mi facesse una perizia che attesti i danni del mobbing sulla mia persona. Mi sento arrabbiata, nervosa e delusa dal mio capo!”

Mi sento di approfondire con delle domande il misfatto. “Ci ha riparlato col suo capo dopo questo fattaccio?” Le chiedo. “Si, certo. Ma fa finta di niente!”. Le chiedo come fossero allora i loro rapporti prima dell’episodio incriminato. “Buoni direi, anche se cinque mesi prima avevamo litigato di brutto”.

Continuiamo a parlare a lungo ma non emerge niente di nuovo o rilevante, la dinamica è proprio questa.

Questa storia non è unica nel suo genere. Mi sono infatti capitate molte storie simili. Credo sia molto importante parlare di mobbing, soprattutto perché sono in pochi a conoscerlo. Le conseguenze di tale lacuna sono tragiche per coloro che intraprendono le vie legali per rivendicarne i danni. Mi sento infatti di specificare che le cause per mobbing che vengono vinte non sono molte, anzi …

Alcuni professionisti non si fanno scrupoli a lucrare su persone che hanno problemi a lavoro approfittando della nostra (legittima) ignoranza nel settore, ma, come al solito, sapere è potere!

Come possiamo quindi definire mobbing? Non voglio perdermi in tecnicismi o approfondimenti psicologici teorici. Vi basti sapere che se non avete ricevuto azioni avversative con cadenza regolare, reiterata e ravvicinata nel tempo per almeno 3/6 mesi andrete poco lontano. Insomma non basta un evento isolato per gridare “al mobbing, al mobbing!”. Ci sono molti torti che possiamo subire (e che sono legalmente perseguibili) mettiamoci in condizione di poterli vincere chiamandoli col loro nome. Se non lo farete spenderete probabilmente molti soldi e non caverete un ragno dal buco. Non basta un insulto per iniziare una causa per mobbing!

“Cara Maria” le ho detto. “Non le farò una diagnosi di mobbing perché ciò che ha subito è altro”. E’ andata via dal mio studio un po’ stranita ma grata del fatto di non aver perso quasi sicuramente una causa per mobbing. Credo che a questo punto procederà con una causa per “ingiuria”.

E francamente spero che cambi avvocato …

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Matteo Marini