Cambiare vita, lavoro… Essere felici e/o essere normali?

Sono in molti a chiedermi dopo qualche incontro: “sono normale?”. Suppongo non tanto per l’attrattività che può avere questa famigerata “normalità” ma semplicemente perché in teoria (solo teoria) la normalità dovrebbe escludere la patologia. Spesso me lo chiedo, cosa significa …Leggi tutto

Sono in molti a chiedermi dopo qualche incontro: “sono normale?”. Suppongo non tanto per l’attrattività che può avere questa famigerata “normalità” ma semplicemente perché in teoria (solo teoria) la normalità dovrebbe escludere la patologia.

Spesso me lo chiedo, cosa significa essere normale? Essere normale rende immune da qualsiasi patologia?

Mia nonna mi diceva di aver paura dell’ospedale perché “qualcosa che non va te lo trovano per forza”. Ebbene, ho scoperto che la paura generata dagli psicologi non è dissimile. Molti hanno paura che lo strizzacervelli possa trovare loro qualche strana nevrosi che spunta fuori dicendo: “toh … sono qua … e sono pronta a rovinarti la vita!”

Come facciamo quindi ad accorgerci se siamo “normali ”? … Ma soprattutto, l’obiettivo della normalità è realmente ciò che dobbiamo perseguire?

Secondo l’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) la salute non è caratterizzata dall’assenza di malattia ma dalla presenza di benessere fisico, sociale e psicologico. Dal mio punto di vista più che una semplice definizione quella dell’OMS è un’opera d’arte.

Adesso giungiamo a noi.

Possiamo dire che la maggior parte degli individui persegua la chimera del benessere? La risposta purtroppo non sempre è positiva. Vedo molte persone insoddisfatte della loro vita che si accontentano della pura sopravvivenza psicologica. Il sopravvissuto psicologico ha una caratteristica ben delineata: è ostaggio della sua vita. Si trascina sopportando a fatica ciò che lo rende infelice … ma difficilmente prova la sana tentazione di cambiarlo.

In Italia abbiamo un certo talento nella cultura della sofferenza. Sembra che in alcuni casi quasi ci sentiamo in colpa ad essere felici! La persona che soffre è vista come una sorta si eroe anche se il suo unico merito è quello di soffrire.

Mi piace chiamare coloro che rifuggono dal benessere “i professionisti della procrastinazione”. Benessere non significa fare cose allucinanti. A volte coltivare un interesse, prendersi dei momenti tutti nostri, farsi una passeggiata, cambiare qualcosa che nella nostra vita proprio non va (magari anche spedire qualche CV per vedere se trovo un lavoro migliore) non sono solo azioni: sono dichiarazioni d’amore verso noi stessi.

Immagino la reazione di molti: “ma io ho figli, un lavoro, un partner … come posso ricavare del tempo?” In tutta sincerità non lo so … mica è la mia vita … è la vostra! Di certo però posso dire che solo quando siamo nella cacca fino al collo troviamo l’energia per cambiare quello che non ci piace. Sui pacchetti di sigarette c’è scritto che fumare fa venire un tumore non che se smetti potrai essere più atletico e prestante. Il cervello si attiva molto meglio quando c’è un pericolo imminente piuttosto che per prevenire i casini. Molti preferiscono cadere in depressione o riscontrare tutti i disturbi psicosomatici del mondo pur di non virare prima di riscontrare tali problemi.

Le risorse degli individui sono illimitate e il patatrac può essere prevenuto ed evitato!

La frase più comune di coloro che hanno il coraggio di agire sulla loro vita dopo essere stati male è: “adesso che ho cambiato la mia vita non capisco come potevo vivere la vita di prima”.

Questo fatto mi ricorda un po’ quel tizio che dopo aver visto le radiografie dei polmoni non tocca più una sigaretta …

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Matteo Marini