Sara Netanyahu, la donna più potente d’Israele

Sara Netanyahu, la donna più potente d’Israele

Forbes l’ha appena proclamata donna più potente di Israele, eppure non è mai stata ministro come Tzipi Livni e non riempie copertine e pagine rosa come Bar Rafaeli. Ma sono molti a sostenere che Sara Netanyahu abbia una grande …Leggi tutto

 

Forbes l’ha appena proclamata donna più potente di Israele, eppure non è mai stata ministro come Tzipi Livni e non riempie copertine e pagine rosa come Bar Rafaeli. Ma sono molti a sostenere che Sara Netanyahu abbia una grande influenza sul marito, il primo ministro israeliano Benjamin, detto Bibi.

“Non delibera l’aumento dell’iva e non ordina un raid contro l’Iran, ma è profondamente coinvolta nella scelta delle persone che prendono decisioni critiche” è la motivazione che Forbes ha dato per l’incoronazione della first lady. Una fonte anonima ha ribadito: “Tutte le nomine del governo, anche le più insignificanti,  passano al suo vaglio”.

Chi è davvero Sara Netanyahu? Un enigma conclude il quotidiano Haaretz che aggiunge: “non c’è una sola storia che la riguarda ma almeno due”.

Quella ufficiale racconta che Sara è nata nel novembre del 1958 in una cittadina del nord del paese. È la figlia di Shmuel Ben-Artzi, poeta, scrittore e insegnante molto stimato. Lei dimostra presto di essere preparata e ambiziosa, visto che come recita il suo curriculum, alle scuole superiori fu selezionata per partecipare a un programma per studenti dotati al Technion, prestigioso istituto di tecnologia di Haifa. Nell’esercito fa parte dell’unità di intelligence, dove seleziona i profili psicologici dei candidati per i corpi speciali, muovendo i primi passi di quello che diventerà la sua professione. Dopo la laurea si specializza in psicologia infantile e continua a lavorare, anche dopo il decollo della carriera del marito (il secondo), che ha conosciuto durante una breve parentesi come assistente di volo dell’El Al. E rimane con lui perfino dopo il tradimento, con dettagli ampiamente pubblici, che Bibi ha dovuto ammettere.

A questo punto comincia l’altra storia, meno ufficiale, di Sara-Lady Macbeth-Britney Spears. Agli inizi della carriera politica nel 1993, Benjamin Netanyahu è in difficoltà per il presunto coinvolgimento in un affare poco pulito, immortalato in un video. Si narra chefu allora che Sara convinse Bibi a firmare un contratto nel quale veniva chiaramente stabilito quale fosse il suo vero ruolo. Nessuno ha mai visto quel video, ma molti giurano che c’è, e tanti scommettono pure sull’esistenza del famoso patto di spartizione del potere all’interno della famiglia Netanyahu.

C’è chi sostiene che fosse Sara a tirare i fili del primo capo di gabinetto di Netanyahu alla fine degli anni Novanta. Mentre detestava (ricambiata) Naftali Bennet, altro capo di gabinetto del premier del Likud, attuale leader di Habayt  Hayehudi (la casa ebraica), che ha ottenuto 12 seggi alle elezioni di gennaio. Bennet in campagna elettorale si è fatto scappare un sarcastico “Ho partecipato a lezioni di terrorismo con Sara Netanyahu” . Battuta della quale ha dovuto scusarsi più volte. E Haaretz fa notare come la convocazione per trattare l’ingresso di Focolare ebraico nella colazione di governo, sia arrivata solo dopo che Bennet si è cosparso il capo di cenere. Sara avrà puntato i piedi?

Se spesso i racconti sulla first lady sembrano sconfinare nella leggenda, in certe occasioni è lo stesso premier a sottolineare il ruolo della moglie. Come nel caso dell’accordo per il rilascio del soldato israeliano Gilad Shalit dalla prigionia di Gaza. Bibi ha raccontato che è stata Sara a convincerlo ad accettare le condizioni imposte da Hamas dicendogli: “Pensa a quel ragazzo in uno scantinato buio, senza luce, pensa se fosse nostro figlio”. Un’immagine di madre accorata (i Netanyahu hanno due figli, Yair e Avner) e moglie devota, opposta a quella dipinta da una collaboratrice domestica che ha portato la coppia in tribunale accusando Sara di abusi e trattamento disumano. Lo stesso ha fatto l’infermiera nepalese del padre di Sara, morto nel 2011. Dove sta la verità? In realtà pochi in Israele sembrano davvero curarsene.

Quello a cui tengono molto di più, e i giornali ne hanno dato ampio risalto, è il gusto piuttosto discutibile di Sara Netanyahu in fatto di abiti. Il 5 febbraio, alla seduta inaugurale della Knesset, il parlamento israeliano, la first lady ha sfoggiato un abito di pizzo attillato che lasciava intravedere ampie porzioni del suo fisico generoso. Più adatto come ha sottolineato qualcuno alla Britney Spears adolescente, che alla moglie del primo ministro israeliano. C’è chi ha picchiato duro come un’esperta di moda che in Tv ha definito il vestito: inappropriato e da quattro soldi, accostando l’immagine di Sara a quella dell’omino Michelin.

Altre come

Elissa Strauss, su un un blog di ebrei americani, ha invece tentato di difendere la scelta “indipendente” della first lady, sostenendo potesse essere una sorta di affermazione politica, un modo per reagire all’antiquata concezione delle donne che alberga in alcuni strati della popolazione israeliana. Nel paragrafo precedente, tuttativa, Strauss si era chiesta se il vestito avesse permesso a Sara di muoversi fino allo specchio, dove avrebbe potuto realizzare che abbigliata così era più simile a una cougar di American Pie che a Michelle Obama. Anche lei donna molto influente. Ma quella è davvero un’altra storia.

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Franca Roiatti

Sono nata in Friuli quando il confine orientale era ancora pesantissimo. Forse per questo ho sempre avuto una gran voglia di fare la valigia e varcare quante più frontiere possibile. Scrivo di mondo, e sono attenta a come gli esseri umani trattano il pianeta che li ospita.  Mi appassionano le storie di donne che provano a cambiare le cose, e cerco di capire cosa impedisca loro di contare di più (a volte semplicemente di contare).

Ho scritto due libri che parlano di terra (ma non di terroir) e cibo (ma non di cucina). Ho un altro blog che racconta di storie e fenomeni legati al cambiamento climatico, allo sfruttamento delle risorse naturali, agli effetti della globalizzazione  http://blog.panorama.it/mondo/author/froiatti/  e tento pure di twittare cose sensate: @FrancaRoiatti

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