Meg Whitman, Hp e l’arte di non farsi sconfiggere

Meg Whitman, Hp e l’arte di non farsi sconfiggere

THE PURPLE ROOM – Prima di tornare a casa con uno stipendio da un dollaro e 16 milioni in azioni come ceo di Hp, Meg Whitman, 56 anni, ha dovuto fare i conti con un’amara sconfitta. La Whitman, infatti, …Leggi tutto

THE PURPLE ROOM – Prima di tornare a casa con uno stipendio da un dollaro e 16 milioni in azioni come ceo di Hp, Meg Whitman, 56 anni, ha dovuto fare i conti con un’amara sconfitta.

La Whitman, infatti, non è riuscita ad arrivare dove un attore come Schwarzenegger, noto più per i suoi muscoli che per la sua esperienza, si era accomodato nel 2003. Con le elezioni del 2010, infatti, il manager ha perso tre cose: la poltrona di governatore a cui mirava, lo Stato della California (la vittoria di Brown lo ha riportato in mano ai Democratici) e una buona fetta suo appeal.

La campagna elettorale, infatti, è stato un totale fallimento. Anche perchè ha portato alla luce aspetti della vita privata di Whitman (come aver dato lavoro per quasi dieci anni a un’immigrata senza documenti), che non hanno retto al severo scrutinio della politica e degli elettori.

Non deve essere stato facile, dunque, trovarsi davanti un microfono dopo l’altro e un cronista che ripete la stessa, prevedibile domanda: “E adesso, cosa farà Meg Whiman?”. Soprattutto, non deve essere stato facile sapere che senza quel microfono davanti, le persone si chiedevano la stessa cosa alle sue spalle. Con l’aggiunta, però, di vari gradi di sarcasmo.

Consapevole di cosa ha fatto prima di questa bruciante sconfitta, Meg ha tirato diritto. “Adesso, sono più forte di prima – ha dichiarato il mese scorso al New York Times -. Le mie capacità di comunicazione sono migliorate, anche se sono più scettica nei confronti della stampa”.

La genetica, nella sua storia di self made woman, ha certamente avuto una parte. Meg, infatti, discende da una colta famiglia di economisti, politici e generali. Lei, figlia della terza generazione, puntava a una carriera in medicina, ma dopo la prima estate alla Princeton University ha optato per l’economia. Il corso si conclude con lode nel 1997, due anni più tardi è la volta dell’Mba a Harvard. Meg ha 23 anni ed entra in una formidabile impresa-scuola, la Procter & Gamble. Da Cincinnati passa a San Francisco, con Bain & Company di cui scala il vertice fino ad arrivare alla posizione di senior vice president. A 33 anni è nominata vice president del planning strategico di The Walt Disney Company. Nel marzo del 1998 approda come ceo in un’impresa (allora) sconosciuta con trenta dipendenti e quattro milioni di giro d’affari. Nel giro di dieci anni, Withman porta eBay in Borsa e, quando lascia, l’azienda ha 15mila dipendenti e un giro d’affari di otto miliardi di dollari. Un risultato che fa di lei la prima donna miliardaria grazie alla rete, con un patrimonio personale stimato di 1,4 miliardi di dollari.

Decima nel ranking delle donne ceo di Fortune 500 edizione 2012, è tornata sotto ai riflettori il mese scorso, quando ha annunciato tagli per 30mila posti di lavoro, ovvero l’8% del personale di un’azienda che vale poco più di quello stato che non ha conquistato. Il giro di affari di Hp è di 127 miliardi di dollari, ma l’eredità culturale è ben diversa dalla California. Nel giro degli ultimi otto anni, infatti, si sono avvicendati al vertice quattro ceo. “La mia sensazione, quando sono arrivata, è che i dipendenti soffrissero di una sorta di stress post traumatico”, ha sintetizzato il manager. Il business è sotto attacco da ogni fronte: HP perde quote di mercato e vede un inarrestabile declino dei propri margini.

Allo stesso modo, anche Whitman è sotto attacco da parte di media e osservatori che, fra una battuta e l’altra, scommettono sul suo fallimento. Ma lei ha le idee chiare: “Il nostro è un viaggio, ci vuole tempo”. La strategia è semplice: far funzionare nuovamente le cose, permettendo all’azienda di fare quello che sa fare meglio. Cioè: cloud computing, security e analisi dei dati. Oltre, ovviamente, a hardware e innovazione.

Gli azionisti, a quanto pare, hanno capito. Ed è per questo che, probabilmente, il meno 8% segnato dalle azioni dal suo arrivo non ha significato la sua uscita di scena. “Ho trentacinque anni di esperienza e non sto cercando il manuale delle istruzioni. Il mio primo obiettivo è dare stabilità. Rendere più facile prendere decisioni, centralizzare le operazioni. Ma soprattutto, fare in modo che ci siano più persone in grado di dire “sì”, rispetto a quelle che possono dire di no”, ha spiegato a Fortune.

Per il mancato governatore, lo stop dunque è stato un nuovo inizio: “Non so se posso essere il ceo perfetto, la madre perfetta, la moglie perfetta, l’ospite perfetto e avere sempre una casa perfetta. Sono troppe cose per una sola persona. Io ho rinunciato all’idea di essere perfetta in tutto”. La soluzione sta in una metafora: come il triage, bisogna dare la precedenza alle cose importanti. “Io ho deciso di concentrarmi sui miei figli, mio marito e il mio lavoro. Tutto il resto, passa in secondo piano. Il segreto è capire cosa è importante, in cosa si può eccellere e lasciare andare tutto il resto”. Anche la sconfitta.

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