Maria Teresa de Filippis, la prima donna pilota di Formula 1, a 85 anni testimonial UBS

Maria Teresa de Filippis, la prima donna pilota di Formula 1, a 85 anni testimonial UBS

SENZA TRUCCO – Apro la home page del Financial Times e… ma cosa ci fa sulla spalla destra del sito, sotto il grafico degli indici di mercato, quell’anziana signora con casco e occhiali da corsa stile anni ’50? Ma certo, …Leggi tutto

SENZA TRUCCO – Apro la home page del Financial Times e… ma cosa ci fa sulla spalla destra del sito, sotto il grafico degli indici di mercato, quell’anziana signora con casco e occhiali da corsa stile anni ’50? Ma certo, è lei, è Maria Teresa de Filippis, la prima donna in assoluto a guidare una vettura di Formula 1, nel Gran Premio del Belgio del 1958, su una Maserati.

Ed è con una certa sorpresa e un sano orgoglio italiano che scopro che “Pilotino”, com’era soprannominata allora, è la testimonial di UBS. A 85 anni la prima lady dell’automobilismo è simbolo dell’imponente società di servizi finanziari. Del resto qual è uno degli sport dove si investe di più se non la Formula 1, dove il rischio dei piloti tocca la vita? Ormai ottuagenaria si può ben dire che De Filippis (no, non quella di Amici) il suo rischio se l’è giocato bene.

Nel video-spot dedicatole è emozionante vederla oggi alzare la claire dei box del circuito di Monza, sentirla raccontare – in italiano con sottotitoli inglesi – la sua gratitudine per Fangio, i tempi andati, e intanto guardare scorrere, alternate a riprese storiche di più di mezzo secolo fa, immagini contemporanee di lei che si sistema il casco, come faceva allora, e scende ancora in pista. Nella video-intervista correlata si scopre con tenerezzza che Maria ha iniziato a correre per una scommessa coi fratelli che la tacciavano di guidare male.

“Oggi è tutto più perfetto, dagli autodromi alle macchine”, racconta. “Allora veramente si  è rischiato e ce ne sono stati purtroppo di morti”. De Filippis abbandonò la strada dopo l’incidente mortale al Gran Premio di Germania di Jean Behra, titolare della scuderia e suo amico che in quella gara l’aveva sostituita all’ultimo momento utilizzando la sua vettura.

“Ho rischiato di morire, ho rischiato molto, ma se oggi potessi ricominciare lo rifarei”. Alla voce (femminile) fuori campo che le chiede come venisse considerata allora, in quanto donna pilota, risponde: “Un po’ matta“.
Quella follia che porta a far conquiste.

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