La Croazia entra nell’UE, ma a Zagabria non si festeggia e la Germania la boicotta

La Croazia entra nell’UE, ma a Zagabria non si festeggia e la Germania la boicotta

“Fosse successo 10 anni fa, la piazza sarebbe piena, staremmo tutti a festeggiare e forse io sarei commosso. Oggi entriamo nell’Unione Europea con un altro spirito. Non c’è entusiasmo, ma scetticismo. E la piazza mezza vuota lo dimostra”. A parlarmi …Leggi tutto

“Fosse successo 10 anni fa, la piazza sarebbe piena, staremmo tutti a festeggiare e forse io sarei commosso. Oggi entriamo nell’Unione Europea con un altro spirito. Non c’è entusiasmo, ma scetticismo. E la piazza mezza vuota lo dimostra”. A parlarmi è Vanja Vascarac, regista croato di 33 anni che oltre a girare corti e pubblicità, è tra gli organizzatori del Fantastic Zagreb, bel festival di cinema fantastico e di fantascienza in questi giorni di scena a Zagabria. Lui ha studiato regia negli Stati Uniti, sta preparando un film su una graphic novel 2084 di Goran Parlov (fumettista piuttosto popolare anche in Italia  visto che ha lavorato a lungo con la Bonelli). Insomma, culturalmente e generazionalmente non fa parte di quella parte di cittadini dei balcani che hanno direttamente lottato per l’indipendenza della Croazia e che oggi potrebbe intravedere una perdità di sovranità del proprio paese grazie all’ingresso nell’Unione Europea. “C’è tanto scetticismo, ed è normale che sia così. Ci ritroviamo in questa situazione perché ormai il percorso di entrata era già avviato da tempo e non si poteva più fermare. Quando facemmo domanda nel febbraio del 2003 guardavamo alla Slovenia che ci sarebbe entrata qualche mese dopo, come alla nostra cugina più avanzata da raggiungere a tutti i costi. Oggi non è più così. La crisi della Grecia e dei paesi del sud sono l’esempio di come, almeno da fuori, l’Europa non sembri quel paradiso di opportunità che ci appariva allora. Ma chissà, magari sarà così in futuro, io non sono così pessimista”.

Sono le 23 di domenica 30 giugno. Siamo a Zagabria nella centralissima piazza Bana Jelačića, uno dei luoghi più importanti della storia nazionale croata, lì dove la statua del generale Josip Jelacic è stata riposizionata al suo posto solo nel 1990 dopo essere stata per 43 anni nascosta in uno scantinato da quel socialismo che giudicava il personaggio in questione, ovvero colui che un secolo prima aveva abolito la schiavitù in Croazia, come un eroe “negativo”. Da ventitré anni in questa piazza si festeggiano tutte le più grandi vittorie o anniversari croati. Stavolta però nessuna squadra di pallanuoto a celebrare un oro mondiale, ci sono invece capi di stato e diplomatici.  Nel giro di un’ora la Croazia entrerà ufficialmente nell’Unione Europea. Le autorità croate sanno bene che la celebrazione potrebbe risultare un flop e per questo hanno invitato i 2 Cellos, un duo di violinisti croati famosi in tutto il mondo, ma che nella loro nazione si sono esibiti solo un paio di volte, a tenere un concerto gratuito. Nonostante questo, a parte le vetrine dei negozi adiacenti alla piazza, si vedono poche bandierine e latitano l’azzurro e le stelle dell’Unione Europea. Unione Europea sì, euro ancora no. Per la moneta unica bisognerà aspettare qualche mese. “Fossi in loro ci penserei due volte” mi confida Timo Vuorensola, nuova stella del cinema finlandese dopo aver debuttato con Iron Sky (film che si immaginava il ritorno dei nazisti sulla Terra dopo un soggiorno di cinquant’anni sulla Luna). Anche lui è ospite del Fantastic Zagreb. Escludendo Germania ed Estonia, la Finlandia è l’unico dei paesi affacciati sul Mar Baltico che abbia l’Euro, nonostante tutti gli altri paesi che gli stanno intorno facciano comunque parte dell’Unione Europea (Svezia, Lettonia, Lituania e Polonia). “Con l’immissione della moneta unica si rischia sempre un’inflazione tremenda che rischierebbe di paralizzare l’economia per parecchi anni”. Sicuramente se ciò accadrà, come del resto vuole il premier Zoran Milanovic ed il governatore della Banca Centrale Croata Boris Vujic, non sarà prima di quattro o cinque anni. 

Josè Manuel Barroso (Presidente della Commissione europea), Herman Van Rompuy (Presidente del Consiglio europeo), Martin Schulz (presidente del Parlamento europeo), Giorgio Napolitano, Emma Bonino e tanti altri, c’è almeno un rappresentante di ogni paese dell’Unione Europea in piazza, con un’eccezione eccellente. La grande assente infatti è la cancelliera tedesca Angela Merkel, che sembra aver rifiutato l’invito per la decisione delle autorità croate di  estradare dalla Croazia in Germania l’ex agente dei servizi jugoslavi Josip Perkovic, ricercato per l’uccisione di un dissidente croato in territorio tedesco nel 1983. Per Dina Zastavnikovic, studentessa di economia e turismo a Zagabria, l’unico aspetto positivo che conseguirà all’entrata nell’UE è la mobilità delle persone “Finalmente potremmo andare a vivere anche in altri paesi europei senza preoccuparci troppo per visa e permessi di soggiorno. Non è poco, soprattutto per chi lavora nel campo creativo e vorrebbe guadagnare come libero professionista. Purtroppo sembra che per migrare e stabilirsi  in alcuni paesi come la Germania bisognerà aspettare ancora un po’, non ci sarà un’apertura immediata, ci vorranno anni per una completa mobilità delle persone”. Non tutti sanno infatti che per i cittadini dei nuovi Stati membri dell’Unione europea come la Croazia si applica sia il principio della libera circolazione dei lavoratori fatte salve le disposizioni transitorie menzionate nel trattato di adesione, secondo cui la libertà di circolazione dei lavoratori è soggetta alle relative disposizioni nazionali e bilaterali.  Nel caso della Germania e dei lavoratori croati, l’inserimento lavorativo è possibile unicamente conformemente alle disposizioni di legge e ai numerosi accordi e convenzioni internazionali (riguardanti ad esempio lavoratori stagionali, lavoratori stranieri e lavoratori a tempo determinato, ma anche relativamente ad altri gruppi di lavoratori e di attività).  I croati, così come i romeni ad esempio,  possono svolgere un’attività lavorativa solo se muniti di un permesso di lavoro comunitario della Bundesagentur für Arbeit (Agenzia federale per il lavoro – BA) e possono essere assunti da datori di lavoro solo se in possesso di tale permesso. Solo fra qualche anno, probabilmente sette, saranno i croati saranno equiparati a italiani, francesi, ecc… Insomma, l’unico paese forte dell’Unione Europea, lì dove italiani, spagnoli, grecii e portoghesi migrano sempre di più, si è cautelato, non boicotta direttamente, ma sarà comunque ancora un mezzo tabù per i croati (non a caso è stato l’ultimo paese a ratificarne l’entrata nell’UE), ennesima contraddizione di un’Unione Europea che dopo avere aperto sempre di più i propri confini si interroga sull’effettivo vantaggio che ne stanno traendo i suoi paesi fondatori, tra crisi economiche ed assenza di entusiasmo.

 

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