Berlino e quella finestra su di una città che, ormai, è anche un po’ nostra

Berlino e quella finestra su di una città che, ormai, è anche un po’ nostra

“Io sono una macchina fotografica con l’obiettivo aperto; non penso, accumulo passivamente impressioni” così diceva l’alter-ego di Cristopher Isherwood all’inizio di Addio a Berlino, lo splendido libro semibiografico che lo scrittore inglese pubblicò per la prima volta nel 1939. …Leggi tutto

“Io sono una macchina fotografica con l’obiettivo aperto; non penso, accumulo passivamente impressioni” così diceva l’alter-ego di Cristopher Isherwood all’inizio di Addio a Berlino, lo splendido libro semibiografico che lo scrittore inglese pubblicò per la prima volta nel 1939. A questo suo modo di guardare e descrivere Berlino è dedicato questo blog che, del resto, ne parafrasa anche il titolo.

Berlino è un tale concentrato di storia, storie e persone che basta una passeggiata attraverso uno dei suoi tanti quartieri per respirarne suggestioni sempre diverse. Qui dove solo nel ventesimo secolo si sono succeduti l’imperialismo del Kaiser, l’idealismo della Repubblica di Weimer, il nazismo, il socialismo, la guerra fredda e la fine dei blocchi (simboleggiata dalla caduta del Muro del 1989: solo la presa della Bastiglia, avvenuta esattamente duecento anni prima, 1789, ha avuto la stessa capacità di segnare iconograficamente l’epilogo di un’epoca) e dove, oggigiorno, vengono prese le decisioni più importanti riguardanti l’Unione Europea (dopo Hollande, anche Enrico Letta appena eletto presidente del Consiglio è volato ad incontrare Angela Merkel), ogni strada, palazzo, caffé o ristorante racconta un pezzo di storia che non appartiene solo ai berlinesi, ma a tutti noi.

E’ la capitale più giovane di tutto il mondo occidentale (1990), ma definirla tale è giusto anche per un’altra ragione, ovvero per la capacità d’attrazione che sta esercitando su tutti gli under35 europei sia dei paesi in crisi che non. Non è una città ricca, chi dal Mediterraneo vuole cercare di fare fortuna in Germania senza avere un’idea precisa di ciò che vuol fare, dovrebbe muoversi prima di tutto verso Stoccarda, Amburgo, Monaco, Francoforte, e Düsseldorf dove ci sono più opportunità. Berlino attrae per altre ragioni: gli affitti relativamente bassi (ma stanno salendo sempre più), i tanti ex magazzini tuttora semiabbondanati i pronti a trasformarsi in uffici o atelier, il costo della vita leggermente più basso rispetto alle altre città dell’ex Germania dell’Ovest e la sua crescente internazionalità (tanta gente ci vive senza parlare il tedesco). Ecco quindi la ragione che spinge a Berlino sempre più aspiranti artisti, liberi professionisti (che lavorano da quicosì come potrebbero farlo da Sant’Elena: l’importante è avere un pc e una connessione internet) e giovani imprenditori, i cosiddetti startupper che  nella capitale tedesca trovano infrastrutture, spazi di co-working e, soprattutto, quell’entusiasmo del “qui tutto è possibile” che è fondamentale quando si sta lavorando ad un progetto personale che si sa bene potrà anche non funzionare. Oltre a loro c’è chi si trasferisce per moda, senza alcun piano preciso, sperando che il sistema tedesco, da solo, sappia inquadrarli più di quanto possa fare quello italiano, spagnolo, greco o portoghese. Tutte queste categorie di persone, che siano stranieri o tedeschi provenienti da altre città, sono coloro che stanno contribuendo a formare all’estero quell’idea di Berlino “città del momento” di cui si parla un po’ ovunque, spesso, purtroppo, mitizzandola un po’ troppo.

Insalata Russa è un bellissimo film russo del 1994 in cui si raccontava di una finestra segreta che da San Pietroburgo dava su Parigi. Bastava attraversarla per trovarsi dall’altra parte dell’Europa. In questo blog non si parlerà direttamente né di San Pietroburgo né di Parigi, ma analogo è l’obiettivo: riuscire a suggerire quella stessa sensazione di varco magico tra due città. Tra Roma e Berlino ci sono solo due ore d’aereo. Raccontare ciò che succede nella capitale tedesca significa semplicemente affacciarsi dalla finestra di casa per scoprire da dove arrivano le trombe della parata di festa o l’ambulanza di cui abbiamo appena sentito la sirena.

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