Danilo Paura: la pecora nera che si differenzia dal gregge

Danilo Paura: la pecora nera che si differenzia dal gregge

Su Twitter, Facebook e Instagram stanno facendo grandi numeri, hanno un appoggio in ogni grande città (anche meno grandi) e sono tutti giovani. Loro sono i ragazzi di Blackship che hanno cominciato in rete per poi arrivare sulla bocca di …Leggi tutto

Su Twitter, Facebook e Instagram stanno facendo grandi numeri, hanno un appoggio in ogni grande città (anche meno grandi) e sono tutti giovani. Loro sono i ragazzi di Blackship che hanno cominciato in rete per poi arrivare sulla bocca di tutti. Oggi parliamo con Danilo Paura, che ci spiega come si fa ad arrivare a poter dire “Sono soddisfatto”.

Tanto per incominciare presentati: chi sei, da dove vieni e cosa fai nella vita?

Danilo Paura

Nato e cresciuto in Calabria in un paese in provincia di Cosenza.

Zona concept store a Senigallia, “Paura” marchio di abbigliamento, scarpe in collaborazione con Raparo e Blacksheep.

Alessandro Tenti e Cristian Mignaniello, i due miei soci, mi seguono in ogni progetto. Alessandro segue la tecnologia (fondatore di blacksheep) e Cristian la parte amministrativa e burocratica in tutte le sue sfaccettature.

 

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Essere fidanzato con una dj, sii sincero, vi porta  a creare qualcosa per la categoria o preferisci non avere grane in casa con lei che si lamenta per una cuffia o per dei supporti nuovi?

Chi non sfrutterebbe Ema? Penso sia fonte di continua ispirazione per chiunque la conosca. E’ esigente, quindi confrontarmi con lei spesso significa evitare di fare degli errori. Un suo consiglio vale oro.

Molto più tecnica di me, amante delle haedphones di Dr Dre, è un’immagine perfetta da associare al nostro business. E’ incredibilmente attenta e super innovativa per capire quali siano le prossime tendenze basta guardare ciò di cui lei si è stufata. Per non parlare della collezione “Paura”, è ormai testimonial ufficiale, (già dalle prime collezioni quando ancora non stavamo insieme),  questo mi rende ancora più orgoglioso. Si può dire che le idee nascono proprio dai nostri discorsi, dalle nostre discussioni e dalla condivisione delle nostre passioni. Mi pace il suo stile, mi fa impazzire vederla con la roba che disegno .

Oltre al vostro marchio Paura mi ha incuriosito tantissimo questa “piccola” azienda di gadget alla moda e all’avanguardia che avete buttato sul mercato da ormai un po’ di anni, la BLACKSHIP. Mi ha stupito perché conoscendola prima di incontrare te ero sicura fosse un prodotto americano e invece… come è nata quest’avventura?

Il nome: partiamo dall’aggettivo usato in gergo per indicare i fanatici del mondo Apple after market “isheep”, unito alla nostra volontà di differenziarci in maniera drastica da tutto ciò che di più standardizzato si trova sul mercato, nasce così Blacksheep, la pecora nera che si differenzia dal gregge. Cerchiamo di rendere più personale possibile l’utilizzo della tecnologia Apple , influenzati dal mondo dell’abbigliamento, dalle sneakers, dall’arte e naturalmente dalla musica.

Aziende come Nike, Stussy, Herchell, Incase, Obey, Kenzo, Vans inseriscono nelle loro collezioni accessori per iphone ipad e macbook e personaggi come Dr Dre o 50 cent, vere e proprie icone della musica, investono sulla tecnologia ed i loro prodotti diventano presto culto, uno su tutti Beatsbydre. Artisti come Philippe Starck (architetto e designer di fama mondiale) collabora ormai da anni con Parrot, i diffusori ed altri accessori nati da questa collaborazione sono perfetti, qualità e design fanno diventare questi prodotti elemento di arredo incredibili.

La stessa Marshall, da sempre associata alla musica per qualità e affidabilità, propone una intera collezione di headphone e diffusori di gran successo. Tutto questo arricchito da un’innumerevole quantità di artisti che collabora con aziende che producono accessori legati ad Apple. E da qui nulla di più semplice, abbiamo trovato il modo per far coesistere la tecnologia con l’abbigliamento, proponendoci laddove la ricerca dei capi è fatta utilizzando i nostri stessi criteri. Primo a credere nel nostro progetto è il Block60 di Riccione, da sempre uno dei negozi più all’avanguardia d’Italia, da li tutto il resto .

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Come scegliete i pezzi o anche solo i collaboratori per trovare o creare qualcosa che le grandi aziende uno,non possono copiarvi e due, non abbiano già fatto?

Facile immaginare quanto interesse ci sia in questo settore, altrettanto inevitabile che ci siano aziende che basano la loro economia su “autentiche” copie, un po’ quello che accade in tutti i settori del commercio. Dal nostro canto noi ci mettiamo tantissima ricerca, facciamo fiere e blog, ore ed ore per individuare prodotti che più rappresentano il nostro modo di lavorare.

Qualità, assistenza, design e distribuzione sono tra gli elementi che caratterizzano poi la nostra scelta. La difficoltà sta proprio nello scartare quei prodotti che a primo acchito sembrano interessanti ma poi si rivelano delle “sole” perché non supportati da elementi tecnici che danno loro affidabilità e qualità. E ovviamente scelta di personale e collaboratori è alla base di ogni attività, facciamo prima assistenza tecnica, quindi scegliamo collaboratori con una preparazione ed una conoscenza del prodotto che ci permette di servire il cliente ma soprattutto capaci di fornirgli tutte le informazioni possibili. Il nostro consumatore medio è attento e preparato.

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Ormai il marchio sta avendo conferme importanti, la tua più grande soddisfazione?

In questo momento storico, dove tutto sembra impossibile, dove solo i grandi investono, dove le multinazionali hanno il sopravvento, noi portiamo avanti le nostre idee e progettiamo cose nuove. Abbiamo aperto 5 anni fa a Riccione, oggi abbiamo Milano (Space 23) Bologna (La ferramenta), Ravenna, Riccione (Block60 e Fonderia) e Senigallia (Zona), apriremo a breve Perugia e Roma.

Siamo 3 ragazzi relativamente giovani: 33 anni io, 29 anni Alessandro, 32 anni Cristian, siamo fieri e soddisfatti di ciò che abbiamo fatto insieme.

 

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Tre talenti del design Italiano che ancora non conosco tutti ma che sai faranno presto parlare di loro?

Gienchi (shoes): un vero e proprio artista, nasce con la borchiatura delle converse, oggi disegna un vero e proprio brand di scarpe, stravagante e divertente, per me è un genio.

Massimo Giorgetti (msgm): penso sia il marchio di abbigliamento di cui l’Italia può essere più fiera.

Dario Tironi (sculture): le sue opere rappresentano perfettamente i nostri tempi. Assembla oggetti e materiali di recupero che rappresentano la nostra epoca, mouse, giocattoli di gomma, telecomandi e ceramiche alcuni dei milioni di oggetti che possono essere presenti nelle sue opere .

Quanto contano i social oggi per far funzionare un marchio? 

Credo che i social, twitter, facebook, instagram, pinterest, siano alla base della comunicazione di un marchio. Il messaggio che vuole mandare il marchio con i social è immediato. A mio avviso più importante di un semplice sito, a meno che non si faccia vendita on line.

Tre profili twitter da consigliarci?

prima di tutto @EmaStokholma, poi @Alex_cagency twitta poco ma mi fa morire dal ridere e poi, dai su, il tuo… (ah grazie!)

Sei felice?

Come potrei non esserlo? Si, sono felice. Yo.

 

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Andrea Delogu

Disgrafica e di sinistra, abbiate pietà.

Nella mia biografia basterebbe scrivere che sono nata a Rimini per farvi capire che volente o nolente sono cresciuta con la musica da club o da discoteca.

Nei giorni in cui non andavo a ballare son riuscita a diventare cintura nera di Karate secondo Dan, scrivere e condurre un programma per Match Music dal titolo "A casa di Andrea", presentare il meglio di Sky, recitare in "Saturday Night Live" su Italia1, far parte di un gruppo musicale e cantare la colonna sonora dello spot Heineken USA, a recitare in alcuni cortometraggi, partecipare a diversi spot pubblicitari, ma soprattutto sono riuscita a convincere Panorama a darmi un Blog.

Chi è il matto tra i due? Prima che mi dimentichi: amante del rock, della buona e abbondante cucina, sostenitrice della piadina della Lella e degli strozzapreti del BarSole, malata di Twitter e tuttologa in pensione

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