Un corvo al Viminale. La Polizia faccia pulizia.

La Polizia, come la conosciamo, potrebbe scomparire. Sta ai suoi capi reagire con determinazione. Appalti milionari senza controlli affidati sempre alle stesse aziende. E’ l’accusa che investe i vertici del Viminale e della Polizia di Stato. Pratiche poco trasparenti (sicurezza=segretezza?) …Leggi tutto

La Polizia, come la conosciamo, potrebbe scomparire. Sta ai suoi capi reagire con determinazione. Appalti milionari senza controlli affidati sempre alle stesse aziende. E’ l’accusa che investe i vertici del Viminale e della Polizia di Stato. Pratiche poco trasparenti (sicurezza=segretezza?) che sono nel mirino della Corte dei Conti, delle procure di Roma e Napoli e di un misterioso “corvo” che spande veleni via mail e redige un superficiale dossier intitolato “Per l’amor di Dio fermateli, fate presto”. Poche pagine dove si elencano spese, lavori e responsabili di queste presunte anomalie. Tra tutti, il vicecapo della Polizia, Nicola Izzo. Un dossier inviato anche al ministro dell’Interno Cancellieri che ha avviato, buona ultima, un’indagine interna. Due premesse. 1) Il corvo mente e, se non mente, si è macchiato di reati gravissimi. Perché, in qualità di pubblico ufficiale (è certamente un funzionario del Viminale) non ha denunciato i presunti illeciti all’autorità giudiziaria. 2) La polizia italiana è tra le migliori al mondo per preparazione, capacità e onestà. Detto questo, la Polizia si trova nel momento più cruciale della sua storia recente, quella avviata con la smilitarizzazione del 1 aprile 1981. L’alta professionalità dei suoi vertici, la lealtà dei suoi oltre centomila operatori e il costante controllo dei sindacati hanno costituito, per decenni, un vaccino efficace contro le sempre possibili deviazioni di pochi. E infatti molti dei temi trattati dal corvo sono ben noti alle sigle sindacali e anzi altri ce ne sarebbero. Ma finora si è sempre ritenuto che si trattasse della tipica cialtroneria italiana, quella che fa comprare migliaia di cinturoni che non entrano nei passanti dei pantaloni dell’uniforme, per intendersi. Oggi invece si avanza il sospetto che dietro queste macroscopiche gaffe si celi ben altro. Ma la Polizia di Stato non deve suscitare sospetti. Se una critica può essere mossa al Viminale è quella che, spesso, di fronte a gravi casi di infedeltà, in passato si sia tenuta una linea attendista, ipergarantista e timorosa. Che non ha retto agli accertamenti della magistratura, provocando enormi danni all’immagine della Pubblica Sicurezza. E’ successo con il questore Francesco Forleo, che bombardava i contrabbandieri dall’elicottero, è successo per la Diaz (con devastanti conseguenze), è successo con Spaccarotella che sparava altezza uomo da una corsia all’altra dell’autostrada. Non succeda ora. Non si attendano gli esiti delle indagini. Si sospenda immediatamente chi potrebbe essere coinvolto. Si avvii una poderosa campagna di trasparenza. Si indaghi internamente senza indugio e senza reverenza. Si eviti lo stillicidio di notizie sui media che mina le fondamenta di una delle istituzioni più importanti. Si renda giustizia e onore a chi ogni giorno sacrifica tanto, fino alla vita, per quello in cui crede indossando una divisa. Chi oggi è ingiustamente accusato, fino a prova contraria, ne uscirà vittorioso e immacolato. E così la nostra Polizia. Altrimenti sarà la fine. E l’inizio di imprevedibili conseguenze sul fronte della criminalità.

I più letti

avatar-icon

Giorgio Sturlese Tosi

Giornalista. Fiorentino trapiantato a Milano, studi in Giurisprudenza, ex  poliziotto, ex pugile dilettante. Ho collaborato con varie testate (Panorama,  Mediaset, L'Espresso, QN) e scritto due libri per la Rizzoli ("Una vita da  infiltrato" e "In difesa della giustizia", con Piero Luigi Vigna). Nel 2006 mi  hanno assegnato il Premio cronista dell'anno.

Read More