Vita e destino di un popolo – II

Abbiamo visto come, durante il Risorgimento, i nostri patrioti abbiano preso la parte per il tutto ed eletto i croati a simbolo dell’assolutismo asburgico e della ferocia della sua repressione; ed è vero anche, come ho appreso in seguito alla …Leggi tutto

Abbiamo visto come, durante il Risorgimento, i nostri patrioti abbiano preso la parte per il tutto ed eletto i croati a simbolo dell’assolutismo asburgico e della ferocia della sua repressione; ed è vero anche, come ho appreso in seguito alla pubblicazione dell’ultimo pezzo, che certi dialetti lombardi portano ancora memoria di quei fatti, riservando al cruat la qualifica di individuo tristo e malvagio.

E tuttavia, nell’animo della popolazione che aveva a che fare con loro quotidianamente, i soldati austriaci nelle loro elegantissime divise bianche restavano, di base, “i tedeschi”. La lunga familiarità con le invasioni e le occupazioni dal Nord (le une e le altre più o meno riuscite) aveva instillato granitiche certezze che, soprattutto con i ritmi e dentro la società di un tempo, nessun trattato di etnografia e nessuna anagrafe imperial-regia avrebbe potuto minimamente scalfire.

Agli occhi dei contadini della Valpadana e dei piccoli commercianti della città venete e lombarde, perciò, i militari che venivano a chiedere cibo e vino con il pretesto di qualche controllo dovevano essere anche loro dei tedeschi; e non aveva importanza il fatto che nell’Impero austriaco ci fossero all’epoca non moltissimi “tedeschi” né tedescofoni, né che non fosse tedesca neanche la parola con cui quei soldati chiedevano pane: kruh, pane, appunto, nella variante croata della lingua degli slavi del Sud.

Ed è probabilmente a forza di chiedere o esigere pane (kruh, kruh, kruh) che i soldati austriaci prima e tutti i tedeschi poi sono diventati crucchi; e le reclute croate e slavoni di Sua Maestà si sono vendicate così, regalando ai tedeschi una parolina di scherno, di una nomea dura, difficile e non del tutto meritata.

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Tommaso Giancarli

Nato nel 1980, originario di Arcevia, nelle Marche, ho studiato Scienze  Politiche e Storia dell'Europa a Roma. Mi sono occupato di Adriatico e  Balcani nell'età moderna. Storia e scrittura costituiscono le mie  passioni e le mie costanti: sono autore di "Storie al margine. Il XVII  secolo tra l'Adriatico e i Balcani" (Roma, 2009). Attualmente sono di  passaggio in Romagna.

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