Portate le mie parole al Danubio

Dovrei scrivere un post su Putin, la Russia, la modernità e la democrazia, ma è una cosa lunga e complessa – voi mi capite – e lo farò un’altra volta. Utilizzerò perciò questo spazio per chiedere scusa a un ciccione, …Leggi tutto

Dovrei scrivere un post su Putin, la Russia, la modernità e la democrazia, ma è una cosa lunga e complessa – voi mi capite – e lo farò un’altra volta.

Utilizzerò perciò questo spazio per chiedere scusa a un ciccione, che una volta ho deriso senza giusta causa.

Era l’agosto del 2005 e mi trovavo a Budapest su un’isola del Danubio, su cui si svolgeva e si svolge ancora il festival detto, molto didascalicamente, dell’isola (Sziget). L’isola è piccola, tutto sommato, e più che camminare e bere non puoi fare; c’è di buono che questo favorisce l’incontro con un sacco di persone, occasionalmente anche interessanti. A un certo punto io e l’amico con cui giravamo abbiamo incontrato un tizio alto, robusto, con un gran barbone, uno sguardo buono e malinconico e una pancia abbastanza evidente: l’avrei detto un polacco finito in Siberia e adattatosi a fare il mercante di pelli, se fossimo stati in un romanzo di Roth e non invece su un’isola del Danubio, nel 2005, in mezzo a un dozzinale evento rock.

Non ricordo come abbiamo iniziato a parlare col barbone; ma so che, com’è normale fra giovani maschi, il discorso è presto scivolato sul calcio. Noi eravamo reduci da una visita al Népstadion, lo stadio nazionale di Budapest, sicché abbiamo riservato al mercante di pelli siberiano il rispetto dovuto al rappresentante di una nazione che, sia pure in altri tempi, ha insegnato al mondo il pallone.

Poi gli abbiamo chiesto che squadra tifasse: Ferencváros?

E il siberiano ha fatto cenno di no.

Honvéd, allora (a me e al mio amico la Honvéd piace perché era la squadra di Détári)?

Un altro diniego.

Újpest, magari?

Niente.

E allora cosa?

A quel punto il robusto appassionato di calcio ci ha guardato coi suoi occhi buoni e ha sussurrato: “Mtk”. Noi lo abbiamo guardato di rimando, poi ci siamo messi a ridere rumorosamente, probabilmente indicandolo e forse gettandoci anche a terra. Quando ci siamo rialzati, il ciccione era scomparso.

Ora scopro che non solo l’Mtk è la seconda squadra più titolata d’Ungheria, ma è stata anche la squadra di Nándor Hidegkuti, il centravanti più famoso di ogni tempo fra quelli che non giocavano centravanti. Inoltre, grazie alle ricerche necessarie a scrivere un post comme il faut, e voi sapete quanto io ci tenga, sono anche venuto a sapere che Hidegkuti, da allenatore, ha portato la Fiorentina alla vittoria della Coppa delle Coppe 1961; che è, per quanto mi consta, il primo titolo italiano in una coppa europea.

E niente, tutto questo per chiedervi un favore: se qualcuno di voi capita a Budapest, magari su un’isola del Danubio, è pregato di portare le mie scuse a un tizio robusto con una gran barba e gli occhi buoni. L’Mtk, ditegli così, l’Mtk è una squadra rispettabilissima e possiede una divisa molto bella. E sono anche contento che quest’anno siano tornati in A.

Comunque giuro che lo scrivo, il post su Putin.

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Tommaso Giancarli

Nato nel 1980, originario di Arcevia, nelle Marche, ho studiato Scienze  Politiche e Storia dell'Europa a Roma. Mi sono occupato di Adriatico e  Balcani nell'età moderna. Storia e scrittura costituiscono le mie  passioni e le mie costanti: sono autore di "Storie al margine. Il XVII  secolo tra l'Adriatico e i Balcani" (Roma, 2009). Attualmente sono di  passaggio in Romagna.

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