Perché soffrire inutilmente?

Ieri sera ho guardato Rai Sport e stamane ho letto il Resto del Carlino; fin qui, credo, non c’è niente di strano e il pezzo fila magnificamente. Quello che volevo dire, tuttavia, è che mentre i cronisti e i giornalisti …Leggi tutto

Ieri sera ho guardato Rai Sport e stamane ho letto il Resto del Carlino; fin qui, credo, non c’è niente di strano e il pezzo fila magnificamente.

Quello che volevo dire, tuttavia, è che mentre i cronisti e i giornalisti della Rai si ostinavano a dire L’vov e Wrocław, esponendosi ai rischi della fonetica slavo-orientale e ingenerando dubbi e confusione nel pubblico calcistico (legittimamente ignorante quanto alle evoluzioni storiche e nominalistiche di luoghi anche troppo sballottati), al Resto del Carlino hanno tagliato corto scrivendo Leopoli e Breslavia. Personalmente mi sento di appoggiare la scelta di questi ultimi, per due motivi: perché il nome in italiano dona una sorta di affabile vicinanza, e ci ricorda che anche quei luoghi lontani e poco conosciuti possono esserci familiari; e per via di quel sapore antico e dimenticato, che illude per un momento che questi Europei si giochino in una città di confine dell’Impero austro-ungarico, e che magari lo stadio sorga poco lontano dalla stazione ferroviaria, sormontata da un grosso stemma giallo-nero, davanti alla quale restano in attesa i carrettieri. Se uno ci pensa, fra l’altro, sarebbe giusto così: ossia che gli Europei si disputassero in un’Europa più vecchia e più europea, meno ferita da frontiere etniche e da invidie finanziarie e di altro genere.

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Tommaso Giancarli

Nato nel 1980, originario di Arcevia, nelle Marche, ho studiato Scienze  Politiche e Storia dell'Europa a Roma. Mi sono occupato di Adriatico e  Balcani nell'età moderna. Storia e scrittura costituiscono le mie  passioni e le mie costanti: sono autore di "Storie al margine. Il XVII  secolo tra l'Adriatico e i Balcani" (Roma, 2009). Attualmente sono di  passaggio in Romagna.

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