Lotte ecumeniche

Si potrebbe notare, sempre sul tema del momento, che ieri mattina ci siamo trovati di fronte a un evento davvero storico e straordinario (che nessuno di noi ha granché riconosciuto, sia per deficit d’attenzione, sia perché mentre accade la Storia …Leggi tutto

Si potrebbe notare, sempre sul tema del momento, che ieri mattina ci siamo trovati di fronte a un evento davvero storico e straordinario (che nessuno di noi ha granché riconosciuto, sia per deficit d’attenzione, sia perché mentre accade la Storia pare sempre attualità): il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, che non è il capo dell’ortodossia ma è comunque un personaggio di gran valore simbolico, ha partecipato all’intronizzazione di Papa Francesco. Ed è la prima volta che ciò accade, da quando – nel 1054 – lo Scisma ha allontanato il Cristianesimo di Roma da quello di Bisanzio, benché le divisioni fra i due campi fossero (e restino) ben più politiche che dottrinarie.

Sicché questa è sicuramente una notizia interessante. E certamente, considerato che sono passati neanche 1400 anni da quando (nel 653) l’imperatore romano d’Oriente, Costante II, fece catturare a Roma il pontefice Martino I per processarlo ed esiliarlo in Crimea a morire di fame e stenti, la cosa è anche sorprendente; e fa balenare nuovi, stimolanti sviluppi del complesso rapporto fra civiltà ellenico-orientale e latino-occidentale. Ma non voglio parlare di questo, o perlomeno non così.

Nella stessa ottica, infatti, mi pare altrettanto notevole che Russia, Turchia, Macedonia e Bulgaria (insieme ad altri stati non dell’area balcanica e orientale) abbiano protestato contro la decisione del CIO di escludere dalle Olimpiadi, a partire dal 2020, la lotta greco-romana. Tale disciplina, con le sue configurazioni vagamente laocoontiche fra atleti robusti e nerboruti e l’immobilità assoluta assunta da tanti lottatori durante il turno di difesa, non è a quanto pare il massimo a livello televisivo; questo il motivo della sua esclusione.

Eppure, in qualche maniera che a me stesso sfugge, benché io curi un blog su temi orientali per un settimanale prestigiosissimo, la lotta greco-romana incarna un ideale di classicità e di dialogo fra diverse culture che è bene salvaguardare. Se siete perciò fra quelli che sospettano di tutto ciò che sa di religione, unitevi comunque a questo blog e alle federazioni turca, bulgara, ecc. nella giusta battaglia per il mantenimento della lotta nel programma olimpico: giacché anche così si difendono la tradizione e la storia contro lo strapotere delle televisioni, e anche così – abbracciando per lunghi minuti un iraniano che non vuol saperne di muoversi – si onora e riconsolida quel rapporto privilegiato fra due parti dell’Europa e del Mediterraneo che troppo a lungo sono state separate.

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Tommaso Giancarli

Nato nel 1980, originario di Arcevia, nelle Marche, ho studiato Scienze  Politiche e Storia dell'Europa a Roma. Mi sono occupato di Adriatico e  Balcani nell'età moderna. Storia e scrittura costituiscono le mie  passioni e le mie costanti: sono autore di "Storie al margine. Il XVII  secolo tra l'Adriatico e i Balcani" (Roma, 2009). Attualmente sono di  passaggio in Romagna.

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