In alto a destra

Dunque, quand’ero bambino al mio paese – più o meno in questo periodo, anzi esattamente in questo periodo – tiravano fuori delle bandiere e le appendevano ai fili dei lampioni, di quelli vecchio modello che traversavano il corso da un …Leggi tutto

Dunque, quand’ero bambino al mio paese – più o meno in questo periodo, anzi esattamente in questo periodo – tiravano fuori delle bandiere e le appendevano ai fili dei lampioni, di quelli vecchio modello che traversavano il corso da un lato all’altro e di notte spandevano dal centro della strada una luce giallissima. Erano bandiere italiane e jugoslave; quelle italiane mi meravigliavano perché erano sbagliate (per un qualche motivo che mi è sempre sfuggito, o forse per gusto della simmetria e dell’armonia, erano di fatto delle bandiere ungheresi), quelle jugoslave mi piacevano per via di quella grossa stella rossa al centro, così caciarona, allegra e infantile.

(Forse il socialismo è, in fondo, un fenomeno infantile? Forse così si spiegano la sua carica utopica, la sua crudeltà, il suo manicheismo, la sua costante ricerca di una giustizia che non è di questo mondo, o quantomeno non è adulta? Non saprei davvero).

Poi, un anno, le bandiere jugoslave non apparvero più dai fili dei lampioni; al loro posto c’erano delle bandiere simili, solo rimescolate, con un buffo stemma raffigurante un monte stilizzato. Il monte è il monte Tricorno (Triglav), la bandiera è quella slovena, gli sloveni venivano e vengono al mio paese perché certi di loro, venuti da un paese che si chiama Pescetto, hanno combattuto e sono morti sulle mie colline, nei mesi confusi e tragici della guerra partigiana. Fin qui è chiaro.

La storia della bandiera slovena è interessante perché dice molto, credo, sulla mentalità di un popolo che si è accorto tardi di essere tale: era un giorno dell’Ottocento inoltratissimo, e gli sloveni si resero conto di essere sloveni e di non avere una bandiera – tutti hanno una bandiera. Allora presero quella russa, perché i russi sono slavi anche loro, e ci misero il buffo stemma del monte a tre punte perché quel monte sta in Slovenia e si vede da tutto il paese. E questo è il modo sloveno di risolvere le questioni.

Il mio rapporto con la Slovenia si basa perciò su: bandierine variabili, gente che viene al mio paese, stemmi buffi (lo stemma di Pescetto è verde e blu e contiene – già – un pesce), artigianato artistico. Domenica mattina sarò di nuovo a casa mia e sentirò rievocare fatti tragici e memorie gravose; ma per me insieme a quelle, da sempre, sta una piccola nazione fatta di piccoli paesi e di boschi verdi, di gente che ha costruito nel legno, con forza e delicatezza, la propria piccola storia e la propria identità. In qualche strana maniera, un angolo del mio cuore è Slovenia.

I più letti

avatar-icon

Tommaso Giancarli

Nato nel 1980, originario di Arcevia, nelle Marche, ho studiato Scienze  Politiche e Storia dell'Europa a Roma. Mi sono occupato di Adriatico e  Balcani nell'età moderna. Storia e scrittura costituiscono le mie  passioni e le mie costanti: sono autore di "Storie al margine. Il XVII  secolo tra l'Adriatico e i Balcani" (Roma, 2009). Attualmente sono di  passaggio in Romagna.

Read More