El mulo de Cittanova

A proposito di olimpiadi, mi pare non ci si sia soffermati abbastanza, l’altro giorno, sulla sconfitta (relativa, certo, e comunque di prestigio) di Massimo Fabbrizi, arrivato secondo nella fossa: ed è stata invece una sconfitta memorabile, soprattutto perché a battere …Leggi tutto

A proposito di olimpiadi, mi pare non ci si sia soffermati abbastanza, l’altro giorno, sulla sconfitta (relativa, certo, e comunque di prestigio) di Massimo Fabbrizi, arrivato secondo nella fossa: ed è stata invece una sconfitta memorabile, soprattutto perché a battere l’italiano è stato un veneto, sia pure da mar.

A vincere l’oro è stato infatti il croato Giovanni Cernogoraz, nato e residente in Istria (rispettivamente a Capodistria, in Slovenia, e a Novigrad-Cittanova, in Croazia). Ora, che si tratti di un italofono di quelli ancora presenti in Istria e nel Quarnero, anche se in numero ormai non elevato, lo dicono il suo nome e la sua richiesta di avere per la conferenza stampa post-medaglia un interprete dall’italiano e non dal serbo-croato; ma la storia, a ben vedere, potrebbe essere ancora più interessante.

Il nome Cernogoraz, infatti, è una storpiatura latina del serbocroato crnogorac (da pronunciare “tsrnogoraz”; con l’accento, per quanto sembri incredibile, sulla ts), ossia “montenegrino”; e che ci fa un montenegrino in Istria? Questo, a dire il vero, non lo so; ma posso provare a ipotizzare qualcosa. Nel Seicento Venezia ha combattuto due volte, con alterne fortune, contro i turchi; in entrambi i casi il teatro principale della guerra fu l’Oriente (Creta e la Grecia), ma si combatté aspramente anche nei Balcani. In particolare, interi clan di slavi ortodossi lasciarono l’Impero Ottomano per andare a schierarsi con Venezia, sotto le cui insegne combatterono anche gli hajduk (briganti-eroi); e questo fu il motivo principale delle vittorie venete sul fronte dalmata e montenegrino. Finita la guerra, tuttavia, si pose il problema della sistemazione di una parte almeno di quei morlacchi, come erano dette le popolazioni ortodosse dell’interno: Venezia non voleva problemi da quegli elementi turbolenti né intendeva rischiare che qualcuno tornasse al nemico; finì perciò per spostarne qualcuno nella spopolata Istria. E siccome questi morlacchi venivano dall’Erzegovina o dal Montenegro, è facile che a qualcuno di questi, persa la lingua serbocroata, sia comunque rimasto il nome di montenegrino.

Questa, ovviamente, è solo un’ipotesi, ma totalmente plausibile; e dice molto sulla complessità delle appartenenze storiche ed etniche sull’Adriatico orientale e, in fondo, sulla impossibilità e stupidità del voler tirare linee diritte.

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Tommaso Giancarli

Nato nel 1980, originario di Arcevia, nelle Marche, ho studiato Scienze  Politiche e Storia dell'Europa a Roma. Mi sono occupato di Adriatico e  Balcani nell'età moderna. Storia e scrittura costituiscono le mie  passioni e le mie costanti: sono autore di "Storie al margine. Il XVII  secolo tra l'Adriatico e i Balcani" (Roma, 2009). Attualmente sono di  passaggio in Romagna.

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