Comodità delle diaspore

Non so voi, ma io, almeno per quanto riguarda le stupidaggini e i fatti minori (sulle cose serie, e me ne dispiaccio, sono normalmente glaciale e privo di emozioni), sono molto sensibile. Mi capita ad esempio di solidarizzare spesso, da …Leggi tutto

Non so voi, ma io, almeno per quanto riguarda le stupidaggini e i fatti minori (sulle cose serie, e me ne dispiaccio, sono normalmente glaciale e privo di emozioni), sono molto sensibile. Mi capita ad esempio di solidarizzare spesso, da italiano e dunque da privilegiato, con gli abitanti di quelle nazioni che non vanno mai ai mondiali o comunque figurano assai anonimamente nelle manifestazioni sportive internazionali.

Prendiamo l’Armenia. Nonostante molti osservatori la valutassero in grande crescita, pure si può dare per scontato che non vincerà il proprio gruppo di qualificazione a Brasile 2014 (lo stesso dell’Italia), ed è anche verosimile che non giungerà seconda e non giocherà gli spareggi; se poi lo facesse, li perderebbe. Come deve sentirsi, dunque, un armeno? Non solo la sua identità e appartenenza sono quelle che sono, costellate di tragedie e di ritirate, ma non c’è neanche verso di tifare la propria squadra a un mondiale. Il nostro tifoso se ne starà dunque lì sul divano, e ogni mondiale è la stessa storia, con la bandiera rosso blu e oro tristemente ripiegata in cantina.

Per fortuna c’è l’Iran, paese che non solo ha un posto di primo piano nella storia degli armeni (uno Scià del Seicento stimava tanto l’intraprendente popolo caucasico da farne deportare decine di migliaia nelle proprie città per farne dei mercanti o degli artigiani), ma che proprio questa settimana si è qualificato al Mondiale 2014 vincendo il proprio girone asiatico. Ebbene, un titolare della squadra persiana, anzi uno dei veterani con più di 70 presenze, è il centrocampista Andranik Teymourian: cresciuto calcisticamente nell’Ararat di Teheran, e in seguito dimostratosi atleta di buon livello anche in Europa, costui terrà alta la bandiera armena e in generale quella dei cristiani di Persia ai mondiali del prossimo anno. Noi di Ostblog, ve lo dico fin d’ora, guarderemo con simpatia all’Iran; non solo, certo, per via di Teymourian, ma anche per la buona qualità di gioco ritrovata negli ultimi anni dal Team Melli sotto la guida di Carlos Queiroz.

(Inoltre, se l’Uzbekistan dovesse battere la Giordania nel pre-spareggio e poi la quinta del gruppo sudamericano nel match decisivo, c’è caso che arrivi ai mondiali anche il difensore centroasiatico Artyom Filiposyan, anch’egli di evidenti origini armene; ma siccome la quinta tra le sudamericane dovrebbe essere l’Uruguay prediletto da tutte le persone di buon senso, beh, credo che un armeno possa bastare).

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