Verbum caro/ il presbitero presbite

Dicevamo: cristianesimo, spirito, materia. In merito a quanto scritto settimana scorsa da Camillo Langone a proposito di mons. Ravasi, voglio raccontare un aneddoto di vita vissuta. Un quarto di secolo fa ero giovane, ingenuo e pieno di entusiasmi e …Leggi tutto

Dicevamo: cristianesimo, spirito, materia. In merito a quanto scritto settimana scorsa da Camillo Langone a proposito di mons. Ravasi, voglio raccontare un aneddoto di vita vissuta.

Un quarto di secolo fa ero giovane, ingenuo e pieno di entusiasmi e non ebbi quindi vergogna o remore a partecipare a un concorso letterario dal titolo Racconta il tuo Dio, indetto dal quotidiano “Avvenire”. Complice anche il fatto che la sede del quotidiano, allora, si trovasse letteralmente a due passi dalla casa dove in quegli anni vivevo, consegnai brevi manu il mio raccontino, una cosetta divertita e divertente in tono di fantascienza apocalittico-religiosa, e mi disposi in fiduciosa attesa.

Qualche settimana dopo sul quotidiano apparvero i nomi dei 20 racconti vincitori. Tra essi c’era anche il mio. Ne fui molto contento. Il premio del concorso consisteva nella pubblicazione dei racconti, uno al giorno, nella pagina centrale di “Avvenire” durante il periodo estivo, nonché in un volume edito da Mondadori, fortunatamente per noi tutti oggi introvabile. L’operazione fu molto ben fatta: gli autori vennero intervistati per accompagnare a ogni racconto una pagina di riflessione – per così dire – metaletteraria sul medesimo, vennero commissionate illustrazioni a un bravo disegnatore, ci vennero pagati puntualmente i diritti d’autore, insomma tutto fu condotto a modo. L’editore del volumetto si impegnò anche a fare un po’ di promozione, organizzando un buon battage pubblicitario e un incontro di presentazione cui furono invitati gli autori. Ovviamente ci andai (ricordate? Giovane, ingenuo, pieno di entusiasmi) e dissi diligentemente la mia in un auditorium bello pieno in centro a Milano. Così fecero anche alcuni degli altri autori.

Come guest star a discettare sul volume fu invitato proprio mons. Ravasi, allora non ancora cardinale né vescovo, ma già ben noto per le sue trasmissioni televisive. La sua dotta prolusione fu un bel cazzotto: scelse di giocarsela tutta sull’ineffabilità e irrappresentabilità di Dio, il Totalmente Altro. Il che, intendiamoci, teologicamente parlando ci sta pure, in quella bella congerie di ipotesi talvolta contraddittorie ma non incompossibili che costituiscono il tentativo di pensare il divino, però tanto sarebbe valso che risparmiasse tempo e fiato e desse direttamente dei babbei a me, agli altri autori (e passi), ma pure all’editore, al quotidiano “Avvenire” e a chi aveva avuto l’idea del concorso, cioè in poche parole a chi lo stava pagando per essere lì a dottamente proludere.

L’ho già detto che all’epoca ero giovane, ingenuo e pieno di entusiasmi? Mi pare di sì. Per farla breve: sventurato, risposi. Mi pareva, e mi pare tuttora, che quella sottolineatura, oltre che certamente inopportuna in quel contesto, fosse teologicamente azzardata se rilevata in via esclusiva. Mi sorprendeva il fatto che un monsignore cattolico non considerasse degno di nota ciò che, in varia misura, molti di quei racconti implicavano, e cioè che la rappresentabilità di Dio e la possibilità di farne l’oggetto di una narrazione fossero il correlativo diretto dell’Incarnazione. Mi sembrava che l’opzione scelta da mons. Ravasi riuscisse a veder bene la distanza incolmabile tra cielo e terra, ma non comprendesse la vicinanza del Verbo fatto carne. Dissi tutto ciò come meglio potei. Non mi venne in mente allora il giochino di parole che compare nel titolo di questo post, altrimenti l’avrei certamente usato (ero giovane, ingenuo, eccetera: talvolta l’esprit de l’escalier è una manna dal cielo).

Il monsignore alzò forse un sopracciglio e rispose non rispondendo. Semplicemente ribadì quanto aveva già detto nella sua prolusione e fu morta lì. L’equivalente teologico dello “Sparisci, sgorbio” ricevuto da Woody Allen in “Provaci ancora, Sam”. Non credo che la sua reazione sarebbe diversa se sapesse che per tutto quanto raccontato sopra io, come Langone, tifavo contro l’eventualità della ventilata elezione di Ravasi a papa. Ma tant’è.

I più letti

avatar-icon

Marco Beccaria

Marco Beccaria è nato a Milano nel 1967. Sa fare passabilmente tre cose:  insegnare filosofia e storia al liceo, discutere oziosamente di massimi  sistemi e il master di Dungeons & Dragons. Meno bene riesce a  giocare a pallacanestro e ad andare in bicicletta, il che non gli  impedisce di trarre godimento da entrambe le attività. È sposato con  Raffaella e vive tra i colli piacentini e Milano.

Read More