I dati divulgati dal Ministero delle Politiche agricole ed elaborati dal SINAB – Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica – ci dicono che il numero di produttori è in aumento del 3% negli ultimi due anni, mentre la superficie coltivata con il metodo bio è aumentata di quasi il 7%. Ottime notizie per un paese che ha visto cementificare e coltivare in maniera criminale.
Se poi ci aggiungiamo che nel primo quadrimestre 2013 la spesa green per eccellenza è aumentata di quasi il 9%, la bottiglia di champagne (bio..) è già in fresco pronta per essere stappata per i festeggiamenti. Dietro a queste cifre rassicuranti, però, ci sono delle riflessioni relativamente alle filiere produttive alle quali non ci possiamo sottrarre.
Negli ultimi anni la produzione bio si è comunque spostata verso numeri importanti, passando dalle piccole e medie aziende agricole alla produzione semi industriale. Rimane il metodo eco compatibile certificato, cambiano i metodi distributivi e la scala produttiva.
Ci si chiede per esempio se può essere più “ecofriendly” acquistare dei ceci bio coltivati in Cina (cercate…li trovate senz’altro nei punti vendita più insospettabili) o delle cicerchie coltivate con metodo integrato provenienti dalla maremma toscana. Meglio acquistare delle zucchine coltivate dal contadino dietro casa (beato chi ce l’ha) che non ha i mezzi per la certificazione o delle zucchine bio acquistate al supermercato e raccolte una settimana prima della loro maturazione?
In attesa di smaltire il mal di testa procurato da queste amletiche riflessioni, il consiglio è sempre quello di lasciarsi guidare dal sano buon senso, accorciando sempre più la filiera distributiva, e curiosando il più possibile prima di acquistare un qualsiasi prodotto agroalimentare.
