Zuzzurro e la brioche alla nostalgia

Vedo la gente della mia generazione morta. È che a un certo punto succede. Prima i morti erano i riferimenti degli altri, le vite degli altri. Poi diventano i tuoi, la tua. Il signor Andrea Brambilla ovvero Zuzzurro …Leggi tutto

Vedo la gente della mia generazione morta.
È che a un certo punto succede. Prima i morti erano i riferimenti degli altri, le vite degli altri. Poi diventano i tuoi, la tua.

Il signor Andrea Brambilla ovvero Zuzzurro non era in questo momento più amato degli altri, eppure nelle ultime ore non ho contato i tweet, gli status, i commenti da parte di gente che schifa Zelig, ma guai a toccargli i loro Gianfranchi D’Angelo.

È la solita storia: non c’è niente di più preciso e ingiusto dell’infanzia, nella morra cinese della vita vince sempre lei.
Siamo la prima generazione che oggi non rimpiange la tv in bianco e nero, bensì quella coloratissima e anabolizzata dei Drive In che furono, l’orizzonte resterà quello per sempre, anche se in società endorsiamo lo scienziato che parla per mezz’ora di sequoie da Fabio Fazio.

«Ce l’ho qui la brioche!», diceva il signor Andrea Brambilla ovvero Zuzzurro. Che poi manco si è didascalici a dire che ce l’abbiamo avuta di fronte sempre, la madeleine.

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Mattia Carzaniga

Nato nel 1983, giornalista, scrive per varie testate. Ha pubblicato i  libri «L'amore ai tempi di Facebook» (Baldini Castoldi Dalai, 2009) e  «Facce da schiaffi» (Add Editore, 2011). Guarda molti film, passa troppo  tempo on line, ruba pezzi di storie alle persone che incontra.

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