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Le "Persecuzioni stradali" nella lotta tra i generi

Quando il confine tra molestia e apprezzamento diventa cibo da social

Grande scoperta: se una donna carina cammina per strada gli uomini la guardano. La sociologia è diventata social. Le differenze di genere vengono indagate con video originali, copie spudorate, parodie più o meno calzanti. Il risultato sono milioni di click e commenti, e un intenso dibattito ripreso da giornali, settimanali e notiziari.

Il “nuovo” metodo di indagine scientifica (nuovo perché l’obiettivo non è più una prestigiosa pubblicazione su una rivista autorevole, ma l’attenzione degli utenti dei social, di bocca molto più buona) ha raggiunto una nuova vetta con una camminata di 10 ore a New York. Risultato: 108 molestie subite dalla povera giovane.

Lo scandalo risiederebbe anche nel fatto che la ragazza non era vestita in maniera succinta, ma con jeans e maglietta. Questi uomini devono proprio essere dei porci, per infervorarsi anche per una in scarpe da ginnastica, è il sottotesto. Figuriamoci cosa sarebbero capaci di combinare per un tacco 12 (ma se uno nota solo il tacco 12 viene comunque accusato di sessismo, perché lui può mettere le scarpe da tennis e una donna no?).

L’orrore subito dalla giovane è terribile: attenzioni indesiderate come occhiate, commenti, fischi, inviti.

Tutto era partito dal Cairo in cui un’altra giovane aveva arditamente dimostrato contro ogni previsione che “Ogni volta che una donna cammina per la strada al Cairo gli uomini la squadrano da capo a piedi, fissandola”.

Se non fosse per l’affollamento delle carceri, dovrebbero stare tutti in galera, questi uomini orrendi.

Anche perché l’insormontabile problema ha portata mondiale: da New York a Roma, passando per Bangalore e per la realtà virtuale del videogioco Skyrim, nessuna è al sicuro.

Come ti giri ti giri è pieno di porci che non provano vergogna per le loro “persecuzioni stradali”.

La scoperta dell’acqua calda si giustifica sempre come doverosa denuncia, così l’ovvio assume un valore politico e non deve giustificare se stesso.

Il fatto che sempre più donne in tutto il mondo abbiamo ruoli di potere (dalla Merkel alla Clinton, per intenderci) e che sia in corso una ridefinizione di ruoli e usanze, con squilibri e turbamenti per tutti, compresa la revisione di privilegi secolari, siano essi minuti (come i conti dei ristoranti e i passaggi in macchina), o ben più sostanziali (come l’affido semiautomatico dei figli quando una coppia si separa) che nel corso dei decenni stravolgerà sempre di più il rapporto fra i generi, è del tutto ignorato.

Ai nuovi sociologi basta girare un videuccio e indignarsi.

Nel guardarlo, c’è chi esulta, chi piange, e per fortuna c’è anche chi ci ride su, come il sito satirico Funny or Die, che ha messo un uomo nei panni della “vittima”: il ragazzo bianco, bello, americano, invece di schermirsi si gode i privilegi dati dal suo status. 

Da notare che, in uno dei video, girato in Nuova Zelanda, emerge che da quelle parti le donne non vengono ricoperte di complimenti, ma sostanzialmente ignorate.

Quando le pasionarie che alimentano queste sciocchezze sociologiche a scopo di lucro (libri, film, documentari, ospitate tv) si saranno stancate di lottare contro i mulini a vento del buonsenso (il paradosso delle donne che lottano per le donne e che alle donne normali le loro battaglie fanno orrore) potrebbero non limitarsi a “sognare la nuovissima Zelanda”, come cantava il divino Battisti, ma fare le valige e trasferirsi direttamente laggiù.

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Marco Cubeddu

Nato a Genova nel 1987, vive a Roma, è caporedattore di Nuovi Argomenti e ha pubblicato i romanzi Con una bomba a mano sul cuore (Mondadori 2013) e Pornokiller (Mondadori 2015). Credits foto: Giulia Ferrando

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