Cos'è il cibo?
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Cos'è il cibo?

Il cibo non è solo cibo, è un messaggero. Bisogna solo seguire le briciole.

Sono sicura che voi mi vediate più chiaro di quanto io possa vedere me stessa. Succede sempre così. E avrete capito che uno dei fili rossi che attraversa la mia vita è il cibo

Aridangate, ci risiamo, ora inizia con la dieta, la voglia di amatriciana, e tutte queste preoccupazioncine borghesi considerando che non è una obesa, direte. Ma portate pazienza. Anche voi avrete un argomento col quale camminate in circoli dentro ai boschi, credendo ogni tanto di star andando nella direzione giusta, per poi ritrovare il fuoco della notte scorsa. Scoraggiante scoperta. 

Volevo raccontarvi che l’ago della bilancia si è sbloccato e inizio a dimagrire di nuovo. Cammino da giorni nel bosco e sebbene non veda la strada non mi sono ancora imbattuta nel fuoco di notti passate. Cos’è cambiato? Come mai a volte non riesci a non mangiare, a non pizzicottare ogni pezzo di pane pizza o torta che ti passa davanti, e altre volte sforni pizze con totale indifferenza?.

Cos’è il cibo? Qualcosa di cui abbiamo bisogno per vivere. Nutrimento. Allora quando mangiamo troppo è perché vogliamo vivere di più? Sì, ma non per più tempo, vogliamo avere più vida dentro, come se quel tempo che abbiamo fosse sgonfio della sua intensità.

Basta osservare le persone per strada, alcune sembrano abitate da uno spruzzo di vita frizzante, altri sembrano schiacciati sotto il peso di vite di piombo, e altri ancora semplicemente sembrano disavitati, abbandonati da quel influsso che accende lo sguardo e umidifica la pelle del viso.

Il cibo non è solo cibo, è un messaggero. Bisogna seguire le briciole. 

Amo e amerò sempre il cibo, perché per me è allegria, è la presenza di qualcuno che cucina, sono i profumi che arredano e scaldano una casa, è il rumore delle cose croccanti nella testa, è l’essere preistorico che ti pervade mentre pulisci un osso alla griglia, la minestra materna che sorpassa i raffreddori, il miele che rende tutto più dolce. 

E’ l’hamburger che aiuta i nostri figli a ribellarsi, è la creatività di quel piatto fatto con ciò che c’è, è la forza con cui si lavora l’impasto, e i pensieri che gli arrivano dai nostri occhi mentre lo facciamo. Il rifiuto del cibo è un modo per dire che non hai bisogno di amore, è l’illusione che si possa tenere lontana da te e da chi ami una parte del mondo che ti fa paura.

Il cibo per me è stare insieme, stappare una bottiglia, accendere il fuoco, il cibo è manine piccole e ladruncole che si avvicinano al tagliere mentre tagli salame e formaggio.

Il cibo è  la sorpresa di chi suona al campanello con una torta in mano, il mangiare vorace dopo che il corpo ha dato prova di forza o di passione, è affondare le dita nella buccia di un mandarino, seduta sull’erba sotto il sole invernale; è  un panino per una bambina che va in gita, è il riposo delle mani del muratore a pranzo, è la forma che ogni cultura trova per far parlare la propria terra e i propri mari.

Cio che non voglio è che sia un capo ostile, prepotente, che si impone ai miei bisogni, che compensa la mancanza di cose belle. Nei musei non si mangia, forse perché di bellezza ce n’è  tanta che una briciola ti farebbe scoppiare. Negli aerei si mangia come polli all’ingrasso e non c’è bisogno di spiegare perchè.

Non ho mai obbligato le mie figlie a finire un piatto, come mia madre non obbligò mai nessuno di noi, lo vedo come un abbraccio forzato, una scena triste. Questo non significa che nel cibo non possano esserci lacrime, ce ne sono anche quelle quando è cibo che consola chi soffre.

Voglio il cibo che accompagna, che non si impone, che non sottomette. 

Seeguo le briciole e vedo che là dove c'erano pezzi mancanti, domande in sospeso, ora la mia vita si sta riempiendo di bellezza, di sogni come boschi, dei quali inizio ad avere una mappa. E' questo cio che è cambiato, allora il cibo può lasciare tutte le mansioni che non le aspettavano, ed essere semplicemente ciò che è: amore che accompagna e nutre sempre. 


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Mercedes Viola