Auguri
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Auguri

Con una passeggiata tra i ricordi e una leggera resa dei conti faccio gli auguri di compleanno ai supereroi della mia infanzia, oggi praticamente compagni di merenda.


Per me sono i migliori, perché sono i miei. Del resto siamo in tanti ad avere avuto, da piccoli, gentori supereroi.

Lui mi dava un bacio tutte le sere prima di andare a dormire, controllava che le finestre fossero chiuse e al mattino mi portava a scuola rannicchiato nella 500 che sembrava un giocatolo tra le sue mani. Anni dopo, abbiamo camminato con un vino di troppo abbracciati per le strade di Buenos Aires la notte prima che io partissi per l'Italia. Ora quando vado a trovarlo e la grigliata ispira, stoniamo insieme una zamba con la chitarra. E’ alto, e quando parla muove le mani e taglia l’ultima parte della frase, e noi abbiamo imparato a indovinarlo.

Lei risolveva tutto perché per lei niente è impossibile.  Fingeva di zoppicare quando tornava  dal patio, facendoci ridere, e nelle mattine più fredde d’inverno mi portava a letto il caffèlatte con pane tostato e burro prima di andare a scuola. Da grande invece facevamo le ore piccole ascoltando la radio e guardando il cielo in attesa di stelle cadenti, senza svelare i desideri che continuano ad avverarsi una stella alla volta. Se c’è qualcosa d'importante da decidere, accompagna senza interferire. La sua vita l'ha convinta dell'esistenza  del destino e lei non vuole essergli d'intralcio.

Se penso che di tutti questi anni le mie figlie scriveranno cinque righe, mi sembra un’ingiustizia, un riassunto troppo breve. Non che ami le descrizioni alla Proust, ma una manciata di ricordi, magari anche falsi, per un’infanzia intera, non saranno troppo pochi?  Come succede con i libri: ore passate a leggere per poi dimenticare.

Invece mi piacerebbe ricordare la trama di tutti i libri che ho letto, capire l’arte contemporanea, e considerare che ottanta grammi al pomodoro, e non duecento alla amatriciana, sono ciò che chiamano un buon piatto di pasta; vorrei avere una padronanza dell’inglese che mi consentisse di smettere di chiedere orsacchiotti al posto di birre, e non dover pensarci bene ogni volta che devo scegliere se dire cugino o cuscino.

Ma "non si può avere tutto", massima top nella classifica dei luoghi comuni, che infuria i perfezionisti e riassicura chi si accontenta e gode.

Non si può avere, ma si può però accettare tutto. Allora prendo tutto ciò che hanno: il bello il brutto e il cattivo (più tutti i vestiti che mi stiano bene), per copiare gran parte con la mia calligrafia, e per tentare di cambiare ciò che costringe, e così liberare la strada per me e per chi viene dopo. Perché in parte, è ciò che hanno loro di emancipato che mi fa libera, così come viene in parte dalle loro paure ciò che ho imparato a temere.

Alla fine, al di là dei ricordi precisi, della mia infanzia mi resta (come dei libri belli) un’atmosfera, un profumo, immagini oniriche di tutta la mia famiglia, gli amici; mi resta la buona abitudine di fare pace col mondo con un bacio prima di dormire; una scherzo, la cura amorevole ma non sdolcinata, e la fiducia che da qualche parte dentro di noi, una soluzione c’è sempre. E questo basta. E per tutto questo, un infinito grazie.

Siete stati i supereroi della mia infanzia, poi il velo è caduto e non  potendo più idealizzarvi siamo diventati amici, a momenti veri compagni di merenda: Direi che ci è andata molto bene.

Buon compleanno mamma e papà, due tori cosi findelmondani da nascere lo stesso giorno e di essere molto diversi per fare un dispetto alle somiglianze zodiacali.  

 

 

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Mercedes Viola