Amatriciana ti sogno. Ancora a dieta
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Amatriciana ti sogno. Ancora a dieta

Ancora a dieta. L’ago della bilancia si è incarognito e non riesco a parlare d'altro. Come le donne con figli piccoli che aprono micro nidi famiglia e parlano solo di pannolini, biasimate dalla giornalista nullipara che pensa siano delle oche.

Sono ancora a dieta. L’ago della bilancia si è incarognito e da lì non si muove. Ho fatto di tutto un po'. La dieta per bene della nutrizionista dove mangi sano, spesso, mastichi molto e bevi tonnellate d’acqua. Ho ospitato un’amica e abbiamo camminato venticinque chilometri in due giorni, faccio un’ora e mezza settimanale di tip tap e un’ora di pilates. Ho provato il brivido del giorno “detox”: una giornata a bere centrifughe di melone, peperoncino messicano e semi di chia.  E dico “brivido” perché avevo freddo. Anche fame e rabbia. 

Tanta rabbia che la sera dopo cena (la cena degli altri) prima di mettere in frigo la pasta avanzata l’ho guardata attraverso il coperchio di vetro e ho pensato che sarebbe stato meglio non travasarla in un altro contenitore, perchè se l'aprivo ci avrei infilato dentro la testa e l’avrei mangiata come un cane randagio. Allora mentre portavo la padella in frigo mi sono buttata il coperchio, massiccio di vetro, di taglio sopra l’alluce sinistro. L’inconscio non perdona quando il desiderio non viene accontentato. E’ vero, desidero anche fare dieta, ma evidentemente non tanto quanto un piatto di pasta. 

E non voglio sentire più nulla, come vi dicevo nell'articolo precedente,  so tutto: si deve fare più sport, ma non tanto. Il muscolo pesa più del grasso e se non mangi perdi muscolo mentre il grasso ride buttato per terra. Devi mangiare normale, e stare solo attenta. Non mangiare però troppo poco. Fare digiuno una volta a settimana, o una settimana al mese, o solo un paio di volte all’anno. Anzi, non farlo mai perché fa malissimo. Devi dimagrire piano per non riprenderli. Dovrai essere tutta la vita a dieta perché dopo i quaranta non funziona più niente. Mangi: ingrassi, mangi: ingrassi, mangi: ingrassi. Non mangi? non dimagrisci: mantieni.

Avrei tanto voluto scrivere d’altro, giuro, e non darvi la noia con questa paturnie mentre il mondo là fuori è pieno di storie. Ma non riesco a vedere nulla e nessuno,  né a pensare ad altro. Mentre guardo i semafori rossi  vedo i carciofi alla romana di mia suocera,  croccanti fuori, e dentro… dentro non ho parole; vedo spaghetti quadrati alla carbonara, all’amatriciana, fiori di zucca ripieni in pastella appena fritti, ancora caldi; vedo  bistecche altissime, grasse, cotte a un punto perfetto sulla griglia, e un bicchiere di Malbec. Poi le macchine dietro mi suonano, e devo andare avanti, a propulsione ad acqua e insalata.

Sono ossessionata come chi ha due figli molto piccoli e apre un blog su mamme, parto, portabebè, allattamento, pannolini lavabili; progetta di affittare un piccolo spazio dove metter su un micro nido, nido famiglia, una ludoteca, oppure una scuola nel bosco, homeschooling, scuola parentale; e diventa esperta di nutrizione, svezzamento, malattie e  farmacodinamica. E questo non perché, come dice una giornalista, sia “una donnetta che non sa che parlare dei figli” ma perché non riesce a pensare ad altro.

Ma la giornalista lo dice perché lei è, tra le signore che non hanno avuto figli, di quelle che pensano che chi parla dei figli lo fa per passarglieli sotto il naso. Come se quando al caffè uno dice “ho mangiato una Caccio e pepe da paura” io pensassi che lo fa per ridere in faccia al mio giorno proteico. Allora ragionando così non potremmo parlare di niente che ogni parola sarebbe un punteruolo conficato sulle mancanze degli altri.

La gente parla dei figli perché loro occupano tutto il silenzio, tutto il corpo, e tutto il pensiero. Si parla perché li si ama e se ne è responsabile, perché non si sa mai se le scelte sono giuste. Perché i figli si ammalano e si ha paura, perché si ha paura di ammalarsi e abbandonare i figli. Perché quando sono piccolissimi si sta abbracciati giorno e notte dentro una bolla di sonno e tenerezza e frustrazione e stanchezza. Perché ci sono momenti di felicità indescrivibili. Di cosa vuoi che parlino? 

Poi  i figli crescono, si da la disdetta all’affitto dello spazio gioco, l’ossessione per la nutrizione allenta la morsa, e inizi a dormire quasi come un adulto normale. Ogni tanto esci e esageri con tutto quello che puoi, e la giornalista, che invece è sempre stata libera pensando a temi alti e urlando "il mio corpo è mio" mentre tu avevi le tette subaffittate, dirà che sei una donnetta che perde il controllo quando assapora la libertà, ma tu lasciala parlare, ramoscello rinsecchito dal freddo, e balla sui tavoli, bevi, prometti cose indecenti, cose che non farai perché tornando potrai solo dormire e dovrai poggiare un piede per terra per tener fermo il mondo. 

Io intanto andrò avanti ancora un po'con la dieta. Se funzionerà, bene, altrimenti prenderò una taglia più grande. Tanto il mondo ci catalogherà a seconda di ciò di cui ha bisogno. Pensa Francesco, un figlio della Assisi bene in conflitto con la ricchezza paterna (da manuale, diciamo) canonizzato dopo essersi messo nudo in piazza dicendo che parlava con gli uccellini. Oggi finirebbe sedato e poi in seduta dallo psichiatra a parlare del papà ricco e del suo bisogno di differenziarsi. Il mondo aveva bisogno di santi e bastava proclamarsi, poi la fede faceva il resto.  E così una volta il mondo ci voleva in carne e le magre si dannavano, e ora viceversa.

Farò ancora una sforzo e a un certo punto smetterò, mi prenderò tutte le mie energie e le mie parole, e dichiarandomi rinascimentale me ne andrò via da questo spazio triste, ristretto e poco calorico, ordinerò una pasta all'amatriciana come si deve, e riprenderò a parlare d’altro, al meno fino alla prossima dieta.


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Mercedes Viola