Così le auto che si guidano da sole aiuteranno il crimine
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Tecnologia

Così le auto che si guidano da sole aiuteranno il crimine

Un rapporto dell'Fbi immagina i possibili usi illegali delle vetture senza conducente. Che potrebbero persino diventare armi letali

Durante una rapina in banca, lo insegnano centinaia di scene viste al cinema e anche il buon senso, è sempre meglio avere un complice che aspetta in macchina con il motore acceso, pronto a sfrecciare per sfuggire a un inseguimento della polizia. E però la spending review colpisce anche il crimine organizzato, che in futuro potrebbe decidere di sfoltire gli organici e ricorrere a un’auto che si guida da sola. Programmata, peraltro, per schivare ostacoli, evitare incidenti e portare i passeggeri sani, salvi (e, nello specifico, impuniti) a destinazione. Anzi, mentre il computer di bordo svolge il suo lavoro di chauffeur, i ladri, se necessario, possono impugnare le pistole e sparare all’impazzata contro chi li insegue, sicuri che un cervellone farà possibile e impossibile per tenere la vettura in carreggiata.

Uno scenario del genere, figlio forse di un galoppo eccessivo della fantasia, non è un delirante esercizio dell’immaginazione: è stato già preconizzato dall’Fbi. Già: in un rapporto scovato dal quotidiano inglese The Guardian, il celebre bureau americano s’interroga in maniera molto approfondita sul potenziale delle automobili con il pilota automatico in arrivo nei prossimi anni e ne immagina le declinazioni per scopi tutt’altro che leciti e, ancora meno, etici. «I malintenzionati» si legge nel documento «saranno capaci di portare a termine compiti che richiedono l’uso di entrambe le mani o di distogliere gli occhi dalla strada, cosa impossibile oggi». Insomma, anche un criminale solitario, non solo una gang, potrebbe essere favorita dalla Google Car e i suoi epigoni.

Ancora più preoccupante è il connubio tra queste vetture e il terrorismo: «L’autonomia» continua il rapporto «renderà la mobilità più efficiente, ma potrà rendere le macchine potenziali armi letali, molto più di oggi». Il riferimento implicito, qui, è alle auto bomba. Oggi sono parcheggiate in punti sensibili, dove possono esplodere comandate a distanza o allo scadere di un timer, con il rischio che nel frattempo vengano scoperte. Domani potranno essere indirizzate all’ultimo momento utile fino a un obiettivo e detonare in movimento.

È il segno dei tempi che verranno e ovviamente non avrebbe senso frenare i progressi della tecnologia. Anche perché, per le stesse identiche ragioni, dovremmo temere lo sviluppo dei droni, che potrebbero recapitare ordigni in zone, e ad altezze, inarrivabili dalle automobili con o senza autista di chip. Le macchine che si guidano da sole, in compenso, torneranno utili pure a chi sta dalla parte legale della barricata. È l’Fbi stessa a sottolinearlo: le operazioni di sorveglianza saranno più efficaci e più semplici.

Ci saranno minori possibilità che una pattuglia perda di vista il suo obiettivo. Inoltre, una serie di algoritmi potranno controllare la distanza tra la vettura della polizia e il suo target», riducendo il rischio di essere scoperti dal sospetto. Oppure, alcune operazioni lunghe o di routine potranno essere svolte da una macchina con un solo agente, anziché due. Perché se la spending review non dispiace ai criminali, da tempo, purtroppo, non risparmia le forze dell’ordine.  

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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