"Arte, cultura, salute: così Fondazione Tim aiuta il Paese"
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"Arte, cultura, salute: così Fondazione Tim aiuta il Paese"

Intervista con Alberto Mingardi, vicepresidente della fondazione nata sotto l'ombrello del colosso delle telecomunicazioni

Come si fa a “comunicare l’innovazione”, spiegando a chi non ne sa niente perché è importante quel qualcosa che lui non conosce?
È la sfida che la Fondazione TIM ha individuato tra le sue priorità per valorizzare al massimo, proprio come con un effetto-leva, le risorse relativamente limitate che può spendere, pur traendole da un colosso come Telecom Italia.

“Il cambio della governance in Telecom Italia ha coinciso con un rinnovo del consiglio d’amministrazione della Fondazione”, spiega Alberto Mingardi (foto), che ne è vicepresidente. Con il presidente e il cfo di Telecom Italia, Giuseppe Recchi e Piergiorgio Peluso, il consiglio si compone di Marco Boglione, Simona Signoracci, Luca Josi e Mingardi.

Il direttore è Marcella Logli e c’è un forte comitato scientifico, con Mario Bellini, Luca Enriques, Carlo Alberto Carnevale Maffè, Carlo Ratti, Fiorella Kostoris, Francesca Pasinelli, Gilberto Corbellini. “Insieme, abbiamo rifocalizzato l’attività della Fondazione su quattro grandi aree: social empowerment, education, tutela del patrimonio artistico e culturale e, appunto, cultura dell’innovazione” spiega Mingardi.

Impara digitale
E in concreto? “La nostra idea è che le nuove tecnologie possano diventare uno strumento abilitante: aiutare a perseguire meglio determinati obiettivi, liberare competenze, non solo abbassare i costi ma liberare la mente". Ovvero? "Penso al lavoro che la Fondazione sta promuovendo rispetto al complesso mondo dell'istruzione. Con l'associazione "Impara Digitale" abbiamo lavorato sul "curriculum mapping", per condividere il percorso di studio dei ragazzi e aiutare la cosiddetta "didattica per competenze”. Con la Fondazione per la scuola della S.Paolo abbiamo promosso un progetto ‘per aiutare i docenti a insegnare storia contemporanea usando internet e i social network in Piemonte”.

Recchi-GiuseppeGiuseppe Recchi, presidente esecutivo Telecom Italia Fondazione TIM

In effetti, l’"era digitale” pone l’insegnante in una situazione nuova, che può essere subita, come un danno netto, o cavalcata come un’opportunità: come regolarsi, ad esempio, col fatto che gli studenti, non solo delle superiori, stanno in classe sempre attaccati allo smartphone? “Gli smartphone fanno parte della vita dei ragazzi, non scompaiono per magia. Ma non necessariamente debbono essere uno strumento di distrazione: possono essere uno strumento formidabile per imparare e apprendere. Perché ciò possa avvenire, ci vuole flessibilità intellettuale e desiderio di modificare il modo in cui s'insegna. L'obiettivo è lo stesso di sempre e per imparare ci sarà sempre bisogno di disciplina e applicazione. Non è questo ad essere in discussione. Il punto è: perché pensare che uno smartphone o un tablet serva solo a giocare a Pokemon Go, rinunciando ad usarlo come ausilio all’insegnamento?”

Piccoli e grandi handicap
Ma c’è di più: se il digitale significa comunicazione, non c’è niente come il digitale a poter superare le barriere, per esempio dei piccoli o grandi handicap. “Al San Filippo Neri di Roma”, continua il vicepresidente della Fondazione TIM, “abbiamo realizzato dei totem per aiutare tutti a dialogare con medici e infermieri, al di là delle diverse lingue.

Ancora: sul tema delicatissimo della dislessia, e sui disagi nell’apprendimento che comporta, abbiamo affiancato l’AID-Associazione Italiana Dislessia per favorire le diagnosi precoci e evitare che bambini di normale o brillante intelligenza, ma dislessici, possano soffrirne, mentre con una diagnosi precoce e gli appropriati metodi didattici potrebbero rivelarsi studenti normali se non superlativi”.

C’è stato poi il successo delle “Lezioni sul Progresso”, le serate culturali della Fondazione dedicate all’innovazione, dove, spiega Mingardi, "fondamentale è stato il supporto di Gilberto Corbellini”: “Abbiamo costruito una serie di lezioni che hanno visto il confronto, sul palcoscenico, tra personalità celebri del mondo dello spettacolo o dell’arte e ricercatori di calibro internazionale. Gli uni a stimolare gli altri, e insieme a proporre una modalità divertente e inconsueta di trattare temi alti e impegnativi conquistando un pubblico soprattutto giovanile. Saremmo molto contenti se, di quei 5-600 ragazzi che hanno assistito a ciascuna lezione, qualcuno decidesse di studiare biologia, fisica o matematica… Non abbiamo voluto fare un prodotto formativo di eccellenza e d’élite ma una proposta stimolante per tutti. Così chi magari pensava che la robotica o la fisica non potessero rientrare nel suo futuro, si è ricreduto.”.

Teatro la Scala
Infine, Fondazione TIM con Accademia Teatro alla Scala ha lanciato lo scorso luglio “Talenti on Stage”, una campagna di crowdfunding ospitata sulla piattaforma TIM WithYouWeDo per raccogliere fondi destinati a 127 borse di studio a favore di allievi scenografi, sarti, ballerini, musicisti, cantanti e coristi dell’Accademia della Scala: in poche settimane il progetto ha raccolto oltre 200.000 €  in donazioni spontanee e, grazie al matching grant di 200.000 euro da parte di Fondazione TIM, la somma totale raccolta è salita a 407.646 € complessivi, superando l’obiettivo di 400.000 euro con ampio anticipo sulla scadenza di fine agosto. La campagna è parte di una più ampia partnership pluriennale per sostenere i giovani talenti ma, spiega Mingardi, "è importante soprattutto per l'approccio, abbiamo voluto incentivare le donazioni di altri privati raddoppiandole, perché una istituzione come l'Accademia della Scala è patrimonio dell'intera società e la società deve imparare a prendersene cura in prima persona".

La dotazione finanziaria erogabile della Fondazione è di circa 3 milioni di euro: tanti ma non tantissimi, a fronte di un impegno così vasto. Però, tra le erogazioni, non poteva mancare qualcosa che incidesse direttamente su un pezzo pregiato del nostro patrimonio artistico e culturale. Fondazione TIM, infatti, ha scelto di partecipare anche al restauro del Mausoleo d’Augusto a Roma.

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Sergio Luciano