Apple, la nostra prova del nuovo MacBook Air
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Apple, la nostra prova del nuovo MacBook Air

L'ultima versione dell'ultraleggero di Cupertino è il compromesso perfetto per chi vuole lavorare e divertirsi ovunque

Questa prova è figlia di un disagio, di una caccia durata anni a un dispositivo veramente portatile per lavorare e divertirsi. Una ricerca che ha coinciso con equilibrismi mal riusciti, improbabili stratagemmi e soluzioni di precario compromesso. Il risultato? Senza girarci intorno, un totale fallimento. Soldi buttati per tastiere collegate al tablet via Usb prima e via Bluetooth dopo: scomode, instabili, poco pratiche; notebook ingombranti e pesanti dal design approssimativo, netbook leggeri e snelli ma di una lentezza esasperante; smartphone che si sognavano tavolette e tablet che strizzavano l’occhio ai telefononi: in entrambi i casi una tortura per gli occhi dopo un’esposizione nemmeno troppo prolungata; ibridi troppo sbilanciati sul lato pc; convertibili immaturi con schermi da urlo ma con una durata della batteria che per eleganza definiamo insoddisfacente.

Una desolazione, finché non abbiamo messo le mani sul nuovo MacBook Air della Apple, in particolare sulla versione da 11 pollici (che poi in realtà sono 11,6). A nostro avviso, almeno a oggi, rappresenta un eccezionale punto di equilibrio per chi vuole avere sempre con sé un oggetto capace di scrivere lunghi testi, fare foto e video editing a livello amatoriale, ma anche distrarsi con un gioco o con un episodio di una serie televisiva. Il tutto senza rimanere mai a secco, visto che l’autonomia dichiarata di nove ore si raggiunge tranquillamente se ci si limita a vagare sul web, rispondere alle mail e usare programmi basici, scende tra le sette e le otto ore con applicazioni più complesse. Comunque un’enormità se paragoniamo questi risultati a modelli analoghi di altre case o alle versioni precedenti dello stesso Air.

Sia chiaro: il nuovo gioiello di Cupertino, identico nel design ma con un evidente salto di qualità nel motore, non è meglio dell’iPad, anzi forse un accostamento del genere sarebbe ingeneroso nei confronti di qualsiasi tavoletta. È un computer a tutti gli effetti ma completo e talmente leggero – siamo a un chilo e spiccioli – che può fare tranquillamente le veci del tablet. Anche perché ha un App Store, come d’altronde gli iMac o MacBook Pro, dove  software e giochi abbondano. Senza dimenticare che di serie ci sono fiori all’occhiello della mela come i vari iPhoto, iMovie, GarageBand, FaceTime e Photo Booth, Note e così via. Abbastanza per divertirsi o lavorare senza scaricare nemmeno un mega dal web o, soprattutto, spendere un centesimo. E sì, non avrà il display Retina, e la differenza per chi è abituato agli ultimi iPad un po' si nota, ma lo schermo è luminoso, nitido, definito.

Ma non divaghiamo: la dotazione software descritta è piuttosto standard per i dispositivi con tastiera di Cupertino e nessuno vuole spacciarla per rivoluzionaria. Quello che strabilia è la reattività dell’Air: sia quando lo si accende – passano pochissimi secondi ed è pronto all’uso – sia quando lo si risveglia dallo standby. Questione di uno o due secondi. Ecco che nell’uso pratico diventa un’abitudine, un gesto istintivo tirarlo fuori dallo zaino per continuare a lavorare o distrarsi un attimo. Così ogni momento di buco è buono per portare avanti un progetto, un documento o, perché no, il montaggio del filmino del matrimonio di un amico.  

La grandezza, intesa nel senso di dote, dell’Air è la sua maneggevolezza, la sua generosa disponibilità in ogni circostanza. Va bene, ci vogliono coraggio e incoscienza per tentare di usarlo con una mano sola, anzi all’atto pratico è pressoché impossibile, ma qualsiasi gradino per strada, tavolino di un bar, angoletto di una stanza diventa una comoda scrivania. Pure d'estate, perché non sembra incline a surriscaldarsi.

Ancora, la carica non si disperde quando il computer è in standby. Anche lasciandolo fermo un giorno intero, notte inclusa, alla riaccensione l’autonomia è rimasta pressoché identica. Né la dimensione ridotta dello schermo rappresenta un problema: certo, se venite da un 27 pollici magari sentirete la differenza, però anche dividendo il display in due, mettendo da una parte una pagina web o un documento in Pdf e dall’altra un file di testo, giocando un po’ con lo zoom si arriva in fondo a un articolo o a una presentazione senza troppi patemi.

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Chiaramente questo MacBook Air va bene come dispositivo di supporto al vostro primo computer, se lo usate spesso a casa o su una scrivania è forse più opportuno ripiegare sul modello da 13,3 pollici, ma in definitiva fa faville. E lo diciamo dopo aver provato la versione di base, quella con processore Intel Core i5 da 1,3 GHz con 4 giga di ram, dunque senza doping o aggiunte sul piano della velocità. Si tratta di un modello che di suo costa più di mille euro, come da tradizione nel mondo Apple non è per tutte le tasche, soprattutto se si pensa che prestissimo sarà necessario scucire altri euro per acquistare adattatori fondamentali come quello Usb per la Lan (il Wi-Fi domina ma almeno in Italia non è ancora ovunque) o una borsa, rigorosamente minimal – e ce ne sono di splendide – per portarlo in giro. Ma se anche voi siete impegnati da tempo nella nostra stessa lunga estenuante caccia e non ne siete ancora usciti con una soluzione che vi soddisfa, il nuovo MacBook Air è quel trofeo che stavate affannosamente cercando.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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