Apple MacBook 12: la nostra prova di velocità
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Apple MacBook 12: la nostra prova di velocità

Più bello che utile? Sette prove cronometrate a difficoltà crescente per capire quali sono le reali prestazioni dell’ultraportatile di Apple

Mettiamola così: se l’obiettivo era quello di farsi notare, Apple ha indubbiamente colto nel segno. Ché il nuovo MacBook da 12 pollici non è certo quel genere di dispositivo che passa inosservato. Sottilissimo, leggero, bello da morire - o, meglio, da far impallidire persino un (ex?) campione di bellezza come il MacBook Air - ma anche capace di far discutere per via di alcune scelte controverse, una su tutte l’orma famigerata porta Usb-C unica.

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Insomma siamo di fronte al classico oggetto che si ama o si odia: più facile essere nel gruppo dei primi se si apprezzano le scelte coraggiose; di attegiamento opposto, ovviamente, gli abitudinari e tutti coloro che non amano lasciare la strada vecchia per la nuova.

Nel mezzo c’è comunque spazio per l’immancabile partito degli indecisi, rappresentato nello specifico da tutti coloro che sono terribilmente attratti dalle geometrie del MacBook ma allo stesso tempo si chiedono se i 1.499 euro richiesti per la versione base del notebook (che diventano 1524 con l’aggiunta dell’adattatore da Usb-C a Usb) siano il prezzo giusto per un portatile.

Per capirne di più abbiamo deciso di mettere il nuovo MacBook alla prova davanti a sette sfide a difficoltà crescente. Una vera e propria prova di velocità - cronometro alla mano - per saggiare le performance del dispositivo nelle mansioni di tutti i giorni.

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Accensione da spento: 17 secondi

Alla prima, rudimentale, prova di velocità, il nuovo MacBook fa capire di non essere l’ultimo arrivato. Per caricare da zero OS X Yosemite con le sue impostazioni serve più o meno il tempo di un bicchiere d’acqua. Chi ben comincia è a metà dell’opera si dice in questi casi.

Risveglio: circa 1 secondo

Apple si conferma meglio del principe azzurro quando si tratta di risvegliare i suoi dispositivi dal sonno. Di fatto basta meno di un secondo affinché il MacBook esca dallo standby, ancora meno per riavviarsi dopo cosiddetto stato di stop. Se non siamo ai livelli dell’iPad poco ci manca. La dotazione dell’ultraportatile della Mela non sarà forse lo stato dell’arte delle nuove tecnologie, ma l’unità flash PCIe da 256GB e soprattutto gli 8 giga di RAM sotto il cofano si fanno sentire quando servono. 

Aprire Safari: circa 1 secondo

Nulla di impegnativo, per carità. L’apertura di un browser è ordinaria amministrazione per un telefonino, figuriamoci per un computer da 1500 euro. Ma dopo il fatidico clic sull’icona della bussola ci sentiamo a casa: un tap e siamo subito sulla nostra pagina preferita. Il pensiero va immediatamente a tutti coloro che passano il 90% del proprio tempo sul Web. Ecco, per questa categoria di utenti c’è poco da preoccuparsi: il MacBook è quel genere di dispositivo che sembra fatto apposta per i tempi moderni, veloce come un tablet nella navigazione nuda e cruda, efficace come un computer quando si tratta di scrivere, editare, interagire, in una parola lavorare.

Aprire 50 tab di Safari: 31 secondi

Qui il gioco si fa duro. Soprattutto per la RAM. Che 50 schede aperte contemporaneamente su un browser rappresentano sempre una sfida ai limiti del crash. Il MacBook, possiamo dirlo, regge l’urto: s’impunta leggermente al primo giro di boa, quasi a domandarsi chi mai può essere così folle da girovagare sul Web in maniera così schizofrenica, ma arriva a meta senza troppi ritardi. C’è chi fa meglio, non c’è dubbio, ma con ben altri ingombri.

Togliere i cavi dell’alta tensione dalla foto di un cielo: 40 secondi

Fra le varie applicazioni che possono essere digerite da questo MacBook, Photoshop rappresenta un boccone già discretamente pesante. Eppure, sul piano dell’esperienza d’uso la distanza con gli altri portatili di Apple (e in particolare con i MacBook Air di ultima generazione) non appare così marcata. Il software si apre in poco più di 5 secondi (7 per l’esattezza) e anche utilizzando le funzioni più spinte, ad esempio il cerottone del pennello correttivo, il risultato è garantito senza defaillance.

Visitare Piazza Duomo a Milano con Google Street View: 1 minuto circa

Giusto il tempo di entrare in Google Maps, digitare “Milano” e spostare l’omino giallo di Street View nel cuore della città. La parte più ostica dell’applicazione, il rendering delle immagini tridimensionali avviene in modo rapido e indolore.  Anche spostandosi velocemente sul sagrato della chiesa il lag è nell’ordine del secondo, anche meno quando si tratta di girare gli occhi a 360 gradi rimanendo fermi sul posto. 

Per inciso: gli stessi posti possono essere visitati anche tramite le mappe di Apple. Mancano in questo caso le viste rasoterra, è vero, ma c’è un vantaggio non trascurabile: la possibilità di sfruttare le funzioni native touchpad (TouchForce compreso) per scorrazzare più agilmente fra le vie del centro.

Montare il video di una festa di compleanno: 15 minuti circa

Il tempo qui dipende ovviamente soprattutto dall’abilità dell’editor, ma anche il mezzo ha la sua importanza. Intendiamoci, il MacBook non è un fulmine di guerra - per renderizzare e salvare un video da poco più di un minuto ci abbiamo messo quasi otto minuti - ma sapere di poter contare uno strumento che può essere utilizzato all’occorrenza per piccole attività di montaggio (importazione delle fonti, tagli, transizioni, correzioni audio) è comunque confortante.

Anche perché, giusto ricordarlo, nel mentre non si muove una foglia: tutto avviene silenziosamente e senza strappi al motore dal momento che qui non ci sono ventole. 

Conclusioni

Il nostro test di velocità conferma quello che numerosi benchmark vanno dicendo già da qualche settimana: il nuovo MacBook da 12 pollici è un portatile con prestazioni pari o leggermente inferiori a quelle di un Mac Book Air. Per dirla senza troppi tecnicismi, questo portatile nasce per accontentare l’utenza media, quella che di norma utilizza il computer per controllare la mail, andare su Internet, sfogliare le foto  ed editare documenti di testo o fogli di calcolo.

Ad ogni modo: se chiamato in causa su applicazioni più impegnative, ad esempio un montaggio video, il sottilissimo notebook di Apple non si tira comunque indietro dimostrando di avere fiato a sufficienza per portare a termine la sua corsa. Non sarà un MacBook Pro, e su questo non ci piove, ma nemmeno il computer bello senz’anima che qualcuno vuole fare credere.

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Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

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