
Il declino dello «Zar» dietro la condanna a Navalny
L'inizio della fine. È questa la sensazione montante circa il futuro politico di Vladimir Putin e del suo sistema di potere interno, dopo i fatti di Mosca legati alla condanna al dissidente Alexej Navalny. Non è notizia di oggi.
Moby Prince: strage senza verità
La sera del 10 aprile 1991 avvenne la collisione fra il traghetto e la petroliera Agip Abruzzo, in cui morirono 140 persone. Per il disastro s'intrecciano ipotesi di terrorismo, affari e vendette della criminalità. Mentre le Procure tornano a indagare, un libro
va in cerca di una diversa - e vera - motivazione di questo mistero italiano.
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L'incendio della petroliera Haven il giorno dopo la tragedia della Moby Prince
<img class="rm-lazyloadable-image rm-shortcode" type="lazy-image" data-runner-src="https://www.panorama.it/media-library/eyJhbGciOiJIUzI1NiIsInR5cCI6IkpXVCJ9.eyJpbWFnZSI6Imh0dHBzOi8vYXNzZXRzLnJibC5tcy8yNjAzNDY2NC9vcmlnaW4uanBnIiwiZXhwaXJlc19hdCI6MTY1MTA3NTc1MX0.OERLZjyPSNU8_UEThKufnO01aanJoQAivh8cHX9pI-M/image.jpg?width=1245&coordinates=0%2C117%2C0%2C15&height=700" id="afdcd" width="1245" height="700" data-rm-shortcode-id="427339684f2e0a6236b8712336510c98" data-rm-shortcode-name="rebelmouse-image" alt="petroliera haven" />La petroliera Milford Haven brucia ad un miglio e mezzo al largo di Arenzano (Getty Images)
<p>Due tragedie del mare in meno di ventiquattro ore si consumarono a distanza di sole 80 miglia nautiche l'una dall'altra. A Livorno, la sera del 10 aprile 1991, la tragica collisione tra il traghetto della NavArMa "<strong>Moby Prince</strong>" e la petroliera "<strong>Agip Abruzzo</strong>" si era appena consumata ed i mezzi di soccorso erano ancora intenti a domare le fiamme sviluppate sul traghetto diventato una bara di metallo incandescente per 140 uomini, quando nella tarda mattinata del giorno seguente una petroliera prendeva fuoco al largo del porto di <strong>Genova</strong> minacciando un gravissimo disastro ecologico.<br><br>La nave cisterna "<strong>Milford Haven</strong>" battente bandiera cipriota della società <strong>Amoco</strong> era catalogata dai registri navali come VLCC ("Very Large Crude Carrier), ossia una maxi-petroliera. L' <strong>11 aprile 1991</strong> la nave trasportava <strong>230.000</strong> tonnellate di greggio iraniano, parzialmente scaricato nella piattaforma della Multedo, situata a 11 km al largo del porto di Genova. Dopo le operazioni, la petroliera si era sganciata per procedere alle manovre di trasbordo del carico residuo da una stiva all'altra quando poco dopo le <strong>12:30</strong> in una delle stive si verificò una violentissima esplosione che uccise sul colpo cinque uomini dell'equipaggio, tra cui il comandante Petros Grigorakakis. L' incidente si verificò al largo di <strong>Voltri</strong> e la petroliera, in preda alle fiamme e alla deriva iniziò a spostarsi in direzione di Savona alla distanza di oltre 7 miglia da terra. Grazie a condizioni favorevoli del mare la Haven fu agganciata il giorno successivo dal rimorchiatore "Olanda" per poterla avvicinare alla costa e facilitare l'intervento dei soccorsi, mentre dalle enormi stive proseguiva ininterrotto lo sversamento di tonnellate di greggio che minacciavano le coste liguri, tanto da spingere l'allora ministro dell'Ambiente Giorgio <strong>Ruffolo</strong> a dichiarare lo stato di emergenza. Mentre le operazioni di rimorchio procedevano, la Haven perse la prua mentre si trovava a 1,5 miglia al largo di <strong>Arenzano</strong> con il petrolio che cominciava ad invadere il tratto costiero verso la riviera di Ponente. Alle <strong>9:30 </strong>del mattino del 13 aprile si verificò la prima devastante <strong>esplosione</strong> che trasformò la Haven e il mare circostante in un'isola di fiamme alte oltre 100 metri e una colonna di fumo alta più di 400, visibile chiaramente dalle immagini riportate dai satelliti. La paura crebbe con le successive esplosioni verificatesi a breve distanza dalla prima, perché il timore era quello che la pancia della Haven potesse riversare in mare, spezzandosi, le oltre<strong> 100.000</strong> tonnellate di petrolio ancora nelle stive. Lo spiegamento di mezzi di soccorso fu impressionante, con unità giunte da tutta italia che risposero contemporaneamente a quelle già impegnate a Livorno sulla Moby Prince. Mentre in cielo volteggiavano gli elicotteri attorno alla Haven lavoravano <strong>26</strong> unità navali tra Vigili del Fuoco, Guardia costiera e Marina Militare. Fu per un caso fortunato e grazie anche alle condizioni meteo favorevoli che il peggio non si verificò. Alle 10 del mattino del <strong>14 aprile</strong>, la poppa ancora fuori dall'acqua della Haven sparì per sempre alla vista. La petroliera era affondata senza spezzarsi e si adagiò sul fondale di fronte ad Arenzano ad una profondità di circa <strong>85 metri</strong> ed è oggi uno dei più grandi relitti visitabili dai sub. <br>Una curiosità storica riguarda la "maledizione" delle petroliere gemelle della Haven, la quale prima di affondare nel Mar Ligure era stata danneggiata nel 1988 da un <strong>missile</strong> nel corso della guerra Iran-Iraq, mentre la Amoco "<strong>Cadiz</strong>" causò una dei più gravi disastri ecologici della storia quando il 16 marzo 1978 affondò riversando sulle coste della Bretagna centinaia di migliaia di litri di greggio. Le gemelle "<strong>Maria Alejandra</strong>" e "<strong>Mycene</strong>" subirono la stessa tragica sorte. La prima affondò in soli 40 secondi il 4 marzo 1980 al largo delle coste dell'Africa Occidentale a causa di un'esplosione dovuta la malfunzionamento del sistema di controllo dei gas inerti, la seconda colò a picco al largo delle coste del Senegal il 3 aprile 1980, appena un mese dopo la gemella "Maria Alejandra" portando con sé la vita di 38 uomini. Undici anni dopo, toccherà alla superstite Haven. </p>Smart working: tempo di rientrare?
Negli Stati Uniti, il successo della vaccinazione di massa spinge i giganti di Wall Street, così come i big della tecnologia, a cambiare idea sul lavoro da remoto. Ora è «un'aberrazione da correggere», causa di stress e calo di efficienza. E anche in Italia l'entusiasmo iniziale mostra le prime crepe.