A cosa servono gli psicologi? Agire per cambiare una vita lavorativa … o extralavorativa

Riferendosi al precedente post sul cambiamento mi è stato chiesto come è possibile cambiare. In cosa consiste questa benedetta resistenza al cambiamento? Cosa bisogna fare? Molte persone che si rivolgono a me non sono libere. Intendiamoci, non c’è nessuno che …Leggi tutto

Riferendosi al precedente post sul cambiamento mi è stato chiesto come è possibile cambiare. In cosa consiste questa benedetta resistenza al cambiamento? Cosa bisogna fare?

Molte persone che si rivolgono a me non sono libere. Intendiamoci, non c’è nessuno che le tenga in catene, non sono libere e basta … e il loro carceriere lo vedono ogni mattina allo specchio quando si lavano il viso.

Cosa significa essere in ostaggio? Essere ostaggio è uno stato mentale che ci rende psicologicamente impotenti. Vittime di una sorta di “impotenza appresa” che ci impedisce di cambiare ciò che nella nostra vita proprio non ci piace.

NON CHIEDIAMOCI quante persone infelici conosciamo (sicuramente sono tante!). Chiediamoci piuttosto quante di queste persone apportano dei cambiamenti alla loro vita al fine di affrontare ciò che le rende tanto infelici!

Siamo convinti realmente che siano fattori quali: i nostri problemi, le nostre paturnie, le nostre paure, il nostro partner o il nostro capoufficio che ci tengono in ostaggio? … e noi che responsabilità ci prendiamo in tutto questo?

Alcune settimane fa parlavo con una donna che mi riferiva di avere una sorta di “tristezza esistenziale” come lei stessa la definiva. Questa tristezza le impediva di uscire di casa. La persona in questione mi diceva di aver lavorato a lungo su se stessa. Di aver letto moltitudini di libri di self-help, di aver parlato con molti amici, psicologi, conoscenti e consulenti … ma niente cambiava. Lei rimaneva comunque in ostaggio delle sue quattro mura.

Questa giovane donna abita davanti ad uno dei parchi più belli di Firenze, le ho chiesto, dopo aver parlato a lungo con lei, di non perdersi in elucubrazioni mentali o voli pindarici, semplicemente di prendersi un gelato e fare una passeggiata nel parco … era almeno un inizio!

Questo è ovviamente un esempio. In altre occasioni più o meno simili la richiesta poteva essere quella di inviare dei C.V. ad aziende diverse dalla propria (se il problema era lavorativo). In altri casi ancora di affrontare una questione con il proprio partner nel caso ci fosse una comunicazione disfunzionale in famiglia.

La letteratura psicologica ci riferisce che la resistenza al cambiamento è una delle forze più influenti nel nostro inconscio … una forza che ci impedisce di evolvere. E’ un vero e proprio “freno a mano” per gli individui, strutturato per lasciarci impantanati in situazioni negative e statiche. Il più delle volte una vera e propria bomba al fosforo per il nostro equilibrio mentale.

Una richiesta che comunemente mi viene fatta è quella di rimuovere queste resistenze cosicché la persona possa sentirsi libera. Un modo carino per delegarmi ciò che il soggetto non vuol fare di sua iniziativa. Certo, non mancano i buoni propositi, le lamentele (il mio capo è uno stronzo! … il mio partner è freddo come un calippo!) e le teorie più improbabili … ma si rimane sempre lì, immobili!

Lo psicologo può illustrare la via o aiutare a rimuovere certe resistenze … ma non può spingere fisicamente all’azione. Sì … perché se si pensa che i problemi psicologici abbiano una soluzione solo psicologica a mio parere si va poco lontano. Ciò che fa differenza è l’azione. Il mettersi in discussione non ha una dimensione solo psicologica! Fate quella passeggiata! Cercate un altro lavoro se il vostro non vi piace! Affrontate (in modo costruttivo si intende) quel collega col quale ci sono frizioni! I pensieri ossessivi, i buoni propositi e le lamentele, se rimangono lì inerti, NON SERVONO A NIENTE!

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Matteo Marini