santuari da salvare
L'isola di Poveglia a Venezia con l'abbazia (Getty Images)
Viaggi

Santuari da salvare (e da visitare senza perdere tempo)

Le chiese e i monasteri abbandonati in Italia sono oltre 800. Opere storiche, uniche, ricche di tesori d'arte che rischiano di scomparire. Viaggio nelle storie di questi luoghi sacri. E come fare per contribuire «di persona» al loro restauro.

Se entrando in una chiesa ascoltate un organo che suona fermatevi a considerare la sacralità del luogo. È un fascino eterno, ma che si corrompe col tempo e così è necessario tutelarlo. Spesso contro l'avarizia dei potenti. Soccorre un episodio che molti non conoscono; una lettera che Marija Judina, eccelsa pianista del Novecento, inviò a Stalin. Il leader russo, ascoltando una sua esecuzione di Mozart alla radio, le inviò 20 mila rubli per compenso, ma lei rispose: «Vi ringrazio per il vostro aiuto. Pregherò per voi giorno e notte, chiedendo al Signore di perdonare i grandi peccati che avete commesso nei confronti del popolo e del Paese. Il denaro l'ho dato alla chiesa che frequento».

Più o meno è ciò che hanno fatto e stanno facendo i cittadini di Monterosso, la perla delle Cinque terre: chiedono a chi è amico di questo paradiso di scogli, di muri a secco e di salmastro del mar Ligure di farsi carico di una devozione che è anche memoria storica e manifestazione d'arte. Sopra Monterosso s'erge uno dei santuari più cari ai fedeli: Nostra Signora la Madonna di Soviore, edificato e ampliato nei secoli - la prima fondazione risalirebbe al 1244 - grazie a continui apporti della gente delle Cinque terre. Oggi è la maggiore risorsa artistico-monumentale del parco, dove contemplare il Creato e soggiornare.

Sant'Eutizio a Preci (Perugia) prima del terremoto del 2016 (IStock)

Il santuario abbazia di Sant'Eutizio di Preci (PG). Il Comitato Piedivalle sostiene la ricostruzione dopo i danni del terremoto. piedivallesemprenelcuore@gmail.com

Eppure c'è una dissonanza in tanta gloria. È quella della capellina da cui tutto ha avuto inizio. Si raggiunge col sentiero 509 del Parco che parte da Monterosso. Sale tra terrazzamenti di Sciacchetrà e ulivi e sulla destra, dopo 5 chilometri di cammino, ecco la Cappelletta del Ritrovamento. È in stato di degrado mentre tutto il resto è restaurato ed è una sorta di «peccato originale» perché la leggenda vuole che lì nel 740 un sacerdote guidato da una colomba abbia ritrovato la statua della Madonna, oggi custodita nel Santuario costruito attorno.

Ma cos'ha di speciale questa Cappelletta del Ritrovamento, peraltro intitolata a Maria Maddalena, e già questa è un'eccezione? La sua origine è antichissima, si dice sia sorta nel 640 quando gli abitanti di Albereto, dopo la devastazione delle orde del Re longobardo Rotari, nascosero sotto una lapide di marmo sanguigno l'immagine sacra, con la sua valenza simbolica. Ma oggi è in condizioni pessime e così i cittadini di Monterosso hanno dato vita a un comitato animato da Valentina Barbieri e Maurizio Tarter, e chiedono un contributo per il recupero (si veda il riquadro a destra).

Viene da domandarsi: è un'eccezione? Niente affatto. Gli emuli di Marija Judina sono tantissimi in Italia perché purtroppo esteso è l'abbandono degli edifici sacri. Le ragioni: la crisi delle vocazioni che ha svuotato i monasteri, lo spopolamento delle montagne dove sovente le chiese non hanno più fedeli, i terremoti, la crescente povertà delle parrocchie, l'incuria dovuta spesso a ragioni burocratiche per conflitti di proprietà. Così questo patrimonio da salvare, e ancora da ammirare, ha dato origine a due movimenti: il primo è quello della solidarietà, il secondo è quello del «turismo dell'abbandono», corroborato anche da chi documenta il degrado.

Sono i nuovi «ghostbusters» della fede. Tra i più famosi c'è Francis Meslet che ha di recente firmato il libro fotografico Chiese abbandonate, luoghi di culto in rovina (Edizioni Jonglez) cercando in mezza Europa ruderi della fede. Cacciatori di fantasmi artistico-architettonici sono anche gli animatori del sito www.ascosilasciti.it: fotografi che esplorano l'Italia alla ricerca dei luoghi di luoghi abbandonati ma con grande storia. Non segnalano dove si trovano perché le vestigia sono luoghi spesso pericolosi, e per evitare lo sciacallaggio. Come quello che ha disperso il patrimonio monumentale del Monastero degli Artisti che in Romagna, andati via i monaci, ospitò per molti anni una comune creativa. Oggi i ragazzi di Spazi Indecisi di Forlì hanno deciso di recuperarlo, partendo dalla chiesa di Sant'Andrea.

Sempre altri giovani hanno scelto una strada innovativa: un selfie in beneficienza. È successo a Pisa per il recupero della chiesa di San Francesco. E il selfie ha avuto successo, molti hanno aderito e così dopo cinque anni dal crollo del tetto, il ministero dei Beni culturali finanzierà il restauro di questo santuario che custodisce la tomba del Conte Ugolino della Gherardesca, di dantesca memoria. Di tutt'altro genere l'idea che è venuta a Como a Bruno Rampoldi, direttore della cooperativa Consorzio Abitare Como che vuole rinnovare la chiesa di Sant'Antonio Abate e l'ex Monastero di via Dante facendone luoghi da abitare, riconsacrandoli alla città anche se in forma laica.

Un'iniziativa simile è quella di Venezia, dove un comitato di architetti si è attivato per il recupero di almeno 30 chiese abbandonate. Le destinazioni future sono le più varie. Un mistero a Venezia resta la sorte dell'isola di Poveglia, ex lazzaretto e luogo di culto, che si porta dietro la fama sinistra di essere abitata dai fantasmi. Nel 2014 è nata l'associazione Poveglia per tutti. Raccolta fondi record con quote da 99 euro per comprare l'isola e recuperarla. Hanno messo insieme 450 mila euro, ma per il Demanio non bastano. Il Comitato però non si dà per vinto e così nel luglio scorso sull'isola 300 persone si sono date appuntamento per ripulire.

C'è un comitato anche a Preci, in Umbria, per cercare di salvare ciò che resta di una delle abbazie più importanti d'Italia travolta dal terremoto del 2016: Sant'Utizio. Da quella comunità San Benedetto prese l'idea del monachesimo. Una gara di solidarietà che ha coinvolto mezza Italia, ma ancora non ha dato risultati anche se il nuovo commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini ha firmato nuovi finanziamenti.

Egualmente ci si è mobilitati nella parrocchia di Colfiorito (Perugia) per salvare la basilica di Plestia che risale a prima dell'anno mille - una delle più antiche testimonianze cristiane - anch'essa danneggiata dal sisma. Chi moltissimo ha fatto per il recupero di chiese e monasteri in abbandono è il Fai che ha inserito nei luoghi del cuore tante realtà, dalla chiesa rupestre di Modica a quella di San Giacomo a Cammarata, dall'abbazia di San Mauro a Sannicola alla chiesa dell'Assunta a Sommacampagna. L'elenco è lunghissimo, sono oltre 800 le chiese e i monasteri da preservare: un rosario di rovine.

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Carlo Cambi

Toscano di nascita e di formazione (economico-giuridica) diventa giornalista professionista a 23 anni. Percorre tutto il cursus honorum a Repubblica fino a dirigere le pagine di economia. Nel 1997 fonda I Viaggi di Repubblica - primo e unico settimanale di turismo - che dirige fino al 2005 quando sceglie di vivere a Macerata insegnando marketing del territorio e incontra Maurizio Belpietro col quale stabilisce un sodalizio umano e professionale. Autore radiofonico e televisivo continua a occuparsi di economia ed enogastronomia. Ha scritto una trentina di libri. Il suo best seller? Il Mangiarozzo.

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