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Viaggi

San Francisco, cinque esperienze imperdibili

Curiosare tra i graffiti di Mission, guardare il Golden Gate Bridge da un'altra prospettiva, gustare il cocktail con il miglior panorama cittadino più due luoghi da non mancare

San Francisco una di quelle città in cui non ci si stanca mai di ritornare. Sarà per il clima schizofrenico, che se ne infischia del naturale volgere delle stagioni e alterna freddo e caldo con una discrezionalità strafottente, ma quasi incantata. Sarà per la nebbia spessa che avvolge tutto, nasconde le cose, accerchia torri e palazzi, ingoia i ponti, poi si congeda veloce com'è venuta dietro un battito di vento. Sarà per i continui saliscendi che impegnano i polpacci e impongono stratagemmi e deviazioni per aggirarli, sebbene si finisca per attaccarseli al cuore, per innamorarsene e ritrovarsi a inseguirli.

Sarà per quel battito leggero di trasgressione che oramai è stato fagocitato dalla normalità, sancito dai diritti, eppure ricorda dove tutto è cominciato (sì, parliamo di Castro). Metti poi quel senso perenne di sperimentazione, con la Silicon Valley a un passo, a qualche miglio d'ingorgo più giù e capirai perché San Francisco ha tutto: i paesaggi struggenti dalle alture di Twin Peaks, la poesia apocalittica e intima da fine del mondo di Lands End, strapiombo e rovine sulle onde, l'evasione dalla realtà di Alcatraz, il lusso ostentato di Marina, lo zigzag da mal di testa di Lombard Street e poi Crissy Field, forse la pausa del tempo più poetica del mondo.

È qui che nello stesso luogo convivono una riserva naturale, una spiaggia che guarda il Pacifico. A sinistra c'è il Golden Gate, alle spalle il panorama di Downtown con i suoi timidi grattacieli tremolanti di luce. Se non la conoscete, se non ci siete mai stati, è prioritario andarci. Smarcati i fondamentali così turistici, incluso un giro in Cable Car, un po' di shopping gourmet all'Embarcadero e una passeggiata senza bussola per Nob Hill e da lì verso le case vittoriane di Alamo Square, ci sono alcune esperienze meno ovvie che non potete lasciarvi sfuggire. Queste.

san-francisco-missionUno dei palazzi più emblematici di MissionMarco Morello

Un tour di Mission a caccia di graffiti

Arrivandoci con la giusta voglia di sperimentare semafori non esattamente tarati sui pedoni, e indossando scarpe comode, partite da Market Street e addentratevi verso sud. Vi si spalancherà davanti agli occhi l'espressione più compiuta del concetto di gentrification. Strade recuperate, in cui si avvicendano bar, localini chic, ristoranti tirati a lucido, boutique di design che non è chiaro cosa vendano, interrotte da blocchi che vi daranno un'impressione di losco, abbandonato, meno sicuro. È il bello di Mission, il senso della sua autenticità. Raccontata soprattutto sulle pareti, sui numerosissimi graffiti che spuntano in vicoli, interstizi di palazzi. O, come nella foto sopra, su una facciata intera. Hanno colori intensi, accesissimi, sembrano vivi. Sono infatti violenti, arrabbiati, malinconici, cupi e disperati. Ora barocchi, ora essenziali. La soluzione migliore è perdersi, vagare e inseguire l'istinto. Se invece preferite una guida, non dovete spendere un centesimo. Seguite questo link e troverete tutte le indicazioni per un tour in autonomia.

san-francisco-libreriaIl piano superiore della libreria City Light BookstoreMarco Morello

Sulle orme della Beat Generation

Mentre le correnti gelide rendevano impossibile fuggire dal penitenziario di Alcatraz, sulla terraferma esplodeva il fermento di libertà della beat generation. Il termine fu codificato da Jack Kerouac, che con i suoi diluvi lessicali, i suoi affastellamenti descrittivi, la normalità dell'eccesso, ne fu un portabandiera. San Francisco straripa di luoghi a lui cari, la più famosa è la City Light Bookstore, casa editrice incarnata in una libreria citata nel romanzo Big Sur, luogo di ritrovo di molti esponenti del movimento. Andarci significa fare un salto indietro in un tempo analogico, tra scaffali di legno che grondano pagine, uno spazio sotterraneo con cartelli pacifisti («Books not bombs»), una stretta scalinata che introduce al piano superiore («Poetry room», si legge tutto in maiuscolo su uno scalino). Ci si può arrivare attraversando Chinatown, che è poetica alla sera con tutte le lanterne accese, oppure lasciandosi alle spalle la Transamerica Pyramid, l'edificio a punta che è un po' l'icona dello skyline di San Francisco. In ogni caso, varcata la soglia della libreria, il tuffo in un'altra dimensione è garantito.

san-francisco-ponteIl Golden Gate Bridge visto dall'acquaMarco Morello

Il Golden Gate Bridge da vicinissimo

In tanti attraversano il simbolo di San Francisco a piedi, su un autobus o in bicicletta, tutti gli rubano una foto ricordo, nebbia permettendo. Ma un modo davvero poetico per godersene la maestosità, per apprezzarne lo sforzo ingegneristico, la possanza, i colori tipici e il contesto, è passarci sotto. Non a nuoto, è evidente, ma su una barca. Adventure Cat organizza varie escursioni quotidiane su eleganti barche a vela, quella che vi suggeriamo è la «Sunset sail». Come il nome suggerisce si svolge al tramonto, dunque permette di apprezzare la baia con tutti i colori cangianti mentre il sole accarezza il ponte e scompare dietro le alture all'orizzonte. Dura 90 minuti, si può stare all'aperto, persino sedersi sulla rete trasparente che si trova nella parte anteriore dove sembra di correre sull'acqua (sebbene il rischio di schizzarsi sia molto frequente), oppure – dopo aver preso un bel po' di freddo – ci si può rifugiare all'interno e godersi bevande e snack gratuiti. Copritevi bene, la temperatura scende parecchio rispetto a quella sulla terraferma. La partenza avviene dal Pier 39, proprio vicino ai leoni marini che stazionano nelle banchine tutt'intorno. Sarà l'occasione, anche, per un incontro ravvicinato con queste buffe creature.

Curiosando nell'arte moderna

Il SFMOMA, il San Francisco Museum of Modern Art è, in un'espressione sola, un luogo sorprendente. Al di là delle opere di grandi artisti che vi troverete esposte, da Frida Kahlo a Henri Matisse, ci sono molte installazioni, qui massicce lì delicate, piantate per terra o sospese dal soffitto, che sono state collocate con intelligenza per consentire di fermarcisi davanti, attardarsi, riflettere. Come in una seduta psicologica inaspettata, vi ritroverete, durante la contemplazione, a smarrirvi nei vostri pensieri. Al di là della generosa collezione permanente, ce ne sono numerose in calendario. Quella che vi segnaliamo, in programma fino al 31 maggio, è «The chronicles of San Francisco», opera dell'artista JR. A inizio 2018, per due mesi, ha intervistato e filmato circa 1.200 abitanti che fanno parte della ricca e sfaccettata comunità locale e li ha raccolti, accostati, come in un puzzle di volti, corpi, posture, espressioni. Il suo lavoro è esposto nella Roberts Family Gallery al primo piano ed è accessibile gratuitamente dal pubblico. Anche se non avete tempo di visitare l'intero museo, fateci comunque un salto.

san-francisco-tramontoIl tramonto su San FranciscoMarco Morello

Cocktail con vista

Dopo tanto camminare, esplorare, arrampicarvi e rimirare, è il momento del meritato relax. Di riassumere, abbracciandola con uno sguardo solo, la città: da sinistra a destra, dal Golden Gate Bridge al Bay Bridge, intercettando la Coit Tower, l'alternarsi dei Pier, naturalmente Alcatraz. Il luogo giusto in cui la missione è semplice e la resa spettacolare è il Cityscape, lo skybar più alto del capoluogo californiano, con le sue enormi vetrate, l'atmosfera rilassata, chic però non troppo. Il momento perfetto è ovviamente il tramonto, quando non è nemmeno troppo affollato (comunque sempre meglio prenotare per un tavolo in prima fila). Dopo cena, invece, tende a riempirsi parecchio e l'atmosfera si fa festosa. Se avete fame si possono ordinare vari stuzzichini, ma qui si viene soprattutto per i cocktail. Il più classico, davvero ben eseguito, è il 1919, con base rum Zacapa 23, più esotico il Marina Daiquiri, sempre con il rum ma all'ananas. Il Kiki è per chi preferisce la vodka come base, il Dolores per gli appassionati di gin. Il Cityscape si trova al quarantaseiesimo piano dell'elegante hotel Hilton Union Square, a due passi dalla piazza principale di San Francisco, dalle boutique e i centri commerciali per lo shopping e un'infinità di ristoranti. Rappresenta un'ottima base per tutte le esperienze che vi abbiamo proposto. O per portarsi in camera una fetta di panorama dello skybar al piano di sopra, per svegliarsi ogni mattina con una delle migliori viste su San Francisco.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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