Xiaomi: «gli effetti del coronavirus saranno limitati»
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Xiaomi: «gli effetti del coronavirus saranno limitati»

Nonostante i problemi legati alla diffusione del contagio e alle tensioni commerciali tra Cina e USA, l'azienda di smartphone vede in modo ottimistico il proprio futuro

Il Coronavirus sta già iniziando a creare conseguenze tangibili per i business di molte aziende e il problema riguarda soprattutto quelle cinesi. La cancellazione del Mobile World Congress ha messo in stand by molte iniziative, compresi i lanci dei nuovi prodotti che probabilmente arriveranno con ritardo sul mercato. Abbiamo chiesto a Shou Zi Chew, CFO e President of International at Xiaomi Corporation di quali conseguenze si attendono da questa situazione e quali altri pericoli potrebbero rallentare la forte crescita che sta registrando l'azienda di Pechino.

Il coronavirus sta avendo un impatto significativo sul business globale e ovviamente è un grande problema per la Cina, cosa state facendo a riguardo?
«Il coronavirus sta effettivamente avendo un impatto negativo su diverse aziende in diversi settori e questa cosa è vera anche per noi. Sta impattando sulla nostra catena di approvvigionamento e sulla disponibilità dei prodotti ma ritengo che le conseguenze saranno limitate solo al primo trimetre di quest'anno. Sono ottimista che le cose possano migliorare nel secondo trimestre grazie anche al contenimento del virus su cui il governo cinese è fortemente impegnato. Il business di Xiaomi dal punto di vista geografico è molto diversificato. Siamo presenti in 90 paesi nel mondo e nel terzo trimestre del 2019 il 50% dei profitti sono stati generati proprio dai mercati internazionali. Anche la catena di approvvigionamento è piuttosto diversificata. Abbiamo fabbriche in molte diverse provincie in Cina e anche in alcuni paesi come l'India e l'Indonesia. Anche dal punto di vista dell'offerta commerciale il nostro business è diversificato: smartphone, IoT, servizi internet. Quindi se si mettono insieme tutti questi aspetti possiamo dire che Xiaomi è resiliente agli impatti negativi prodotti dal coronavirus. Sono sicuro che potremmo superare questo momento difficile».



Trump si è rivelato un presidente piuttosto imprevedibile e il ban di Huawei potrebbe toccare in futuro ad altre aziende cinesi e non solo, siete preoccupati? State facendo qualcosa per evitare questa possibilità?
«Noi operiamo con una catena di approvvigionamento davvero globale e crediamo sia un asset importante sia dal punto di vista dello sviluppo delle tecnologie e che dell'innovazione. Finora la disputa commerciale non ha avuto effetti su Xiaomi e siamo molto ottimisti sulla storica relazione tra USA e Cina».

Avete iniziato a dialogare con altre aziende cinesi di telefonia per costruire un'alternativa al Google Play Store e ad Android, è questo il vostro obiettivo?
«Google è il partner più importante che ha Xiaomi e lo è da quando abbiamo iniziato la nostra avventura. Abbiamo ricevuto un supporto significativo per la costruzione dell'ecosistema Android sviluppato nel corso del tempo e assolutamente continueremo ad essere partner di questo ecosistema. La collaborazione che abbiamo annunciato con Oppo e Vivo è si limita ad aspetti tecnici/operativi e non ha nessun conflitto con l'ecosistema di Android».

Come spiega l'incredibile successo che ha avuto Xiaomi fin qui e come intendente rafforzare questa crescita?
«Credo che sia il risultato della visione e della missione della nostra azienda che è profondamente radicata nella cultura aziendale. La visione è quella di essere sempre "amici" dei nostri clienti per poter guadagnare il loro apprezzamento. E ci sono davvero poche compagnie che mettono al centro della propria strategia gli utenti. Mentre la nostra missione è quella di fornire ottimi prodotti a un prezzo "onesto". In questo modo chiunque nel mondo può apprezzare i vantaggi offerti dalla tecnologia. Ed è proprio la combinazione di questa visione e di questa missione, definita parecchi anni fa, ad aver contribuito al nostro successo».

Offrire prodotti con prezzi così competitivi è uno dei vostri elementi distintivi ma la competizione è sempre più serrata, riuscirete a mantenere questa promessa anche in futuro?
«La nostra missione fa proprio parte del DNA di Xiaomi ed è così da oltre dieci anni. Abbiamo rispettato questo patto da quando esistiamo nonostante i mutamenti del mercato e l'intensificazione della competizione, ma proprio questo elemento ci ha permesso di andare così lontano. Oggi la nostra azienda è pubblica e così lo sono i nostri conti quindi è facile verificare ciò che diciamo. Il nostro business è solido e robusto e continueremo a lavorare così ancora per molto tempo».

Quanto è importante il ruolo del nostro paese nelle vostre strategie globali?
«L'Italia è un paese molto importante, è un paese strategico per noi. Ciò che stiamo facendo nei paesi dell'Europa continentale, Italia compresa, è fondamentale nella nostra strategia di internazionalizzazione perché dimostra che i nostri prodotti sono validi anche fuori dalla Cina. Siamo parti da zero un paio di anni fa in Italia e oggi abbiamo già raggiunto una market share dell'11% e questo è il risultato del nostro sforzo nel curare nel dettaglio la localizzazione e la personalizzazione dei prodotti. I fan italiani sono davvero molto appassionati e personalmente ricevo massaggi ed email che caldeggiano il nostro impegno per far crescere gli investimenti nel vostro bellissimo paese».

Privacy e sicurezza dei dati sono sempre più importanti per i consumatori, voi come assicurate l'attenzione per questi argomenti?
«Credo che la sicurezza dei dati e la fiducia dei consumatori sia oggi l'aspetto più importante per qualsiasi azienda di tecnologia. In Xiaomi prendiamo questi aspetti molto, molto seriamente. Rispettiamo totalmente i requisiti imposti dalla normativa GDPR in Europa ma se possibile cerchiamo addirittura di elevare ulteriormente i vincoli imposti dalla legge. Il motivo è che ci vuole tempo per conquistare la fiducia dei consumatori ed è un bene molto fragile che vogliamo mantenere trasferendo questa fiducia nei prodotti che realizziamo».

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Mark Perna

Globtrotter e tech addicted

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