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Social network

La mala-educazione di OnlyFans che non vogliono raccontare

Sui giornali ormai compaiono storie di ragazze e ragazzi che fanno soldi sulla piattaforma simil porno. Lanciando messaggi pericolosi ai giovani

«Quella che viene fornita da OnlyFans è una patina di rispettabilità e di successo. Si ha l’illusione di toccare denaro esibendo se stessi ma in realtà è una mercificazione del proprio corpo, un comportamento prostitutivo che non viene decodificato, perché non è riconosciuto dal sentire comune nonostante l’evidenza schiacciante». Nelle parole del prof. Maurizio Fiasco, sociologo ed esperto dell'età giovanile, i mille problemi che nascono dall'impazzare sui mezzi di informazione di articoli su OnlyFans, notizie in cui viene raccontato quanto succede su questa piattaforma come un qualcosa di buono, giusto, anzi, vantaggioso, soprattutto dal punto di vista economico. Alla faccia della dignità

OnlyFans è una piattaforma cresciuta a dismisura negli ultimi tre anni dove chiunque può creare foto e video e scegliere se pubblicarli gratuitamente oppure mostrarli solo a chi sottoscrive un abbonamento (da 5 a 50 euro al mese). Un business che vede una percentuale del 69% di donne che pubblicano foto e video e l’87% di uomini che pagano un abbonamento per guardarli. Un modello diseducativo per i giovani che ogni giorno sono tartassati da questa nuova industria che da l’illusione di potersi arricchire facilmente rinunciando alla loro sfera più intima.

A veicolare questo messaggio sono anche le testimonianze di chi ha scelto come lavoro di esibirsi su OnlyFans come il caso di Ilaria Rimoldi licenziata da Gardaland perché posta foto erotiche su OnlyFans ma che ora guadagna 5mila euro al mese invece che mille. Uno dei tanti esempi che mostrano un volto della società a cui il sentire comune si sta adeguando.

Cosa ne pensa delle storie di guadagni facili su OnlyFans apparse nelle cronache in questi giorni?

«I grandi giornali riportano le notizie di persone, spesso giovanissime che guadagnano soldi facili esibendosi su OnlyFans ma senza fare un’analisi del fenomeno. L’intento principale dell’informazione sembra quello di stupire il lettore seguendo la logica di riportare una notizia di corto respiro, mentre ci sarebbe da fare un ragionamento strutturato di questo contenitore a cui si affida l’educazione sessuale e sentimentale dei giovani. È una forma moderna di alienazione, un disvalore che viene preso come esempio perché è stato sdoganato. Nessuno parla della banalità del comportamento prostituzionale che socialmente non viene assolutamente percepito. Ogni comportamento su OnlyFans é assoggettato al potere della situazione. Ad esempio la storia di Sonia Grey conduttrice di Uno Mattina che ha lasciato la Rai per fare il business su OnlyFans mi ha molto colpito. Questa cinquantenne attraverso la vendita delle sue rappresentazioni provocanti può ancora spendere del potere di condizionamento e fa parte di una minoranza che con questo modello esercita una sorta di dominio. Ma é un illusione di potere che nasconde una frustrazione. Mentre nel caso dei più giovani OnlyFans è un ostacolo perché è il terminale di un processo che manipola profondamente la sfera dell’erotismo, della sessualità e della affettività facendo di conseguenza saltare una tappa dell’evoluzione sentimentale. È un contenitore che da la possibilità di rendere pubblica una sfera riservata dove il pudore si supera guadagnando denaro».

Che messaggio stiamo dando ai nostri figli?

«Il messaggio che viene veicolato è che siamo assolutamente incompetenti perché la loro educazione è completamente nelle mani delle industrie. Da molto tempo è stato rimosso dai modelli educativi il tema della sessualità, dell’erotismo che sono contigui anche se non necessariamente coincidono all’affettività. Noi affidiamo nella migliore delle ipotesi ai mass media l’educazione sentimentale dei nostri figli. Poi c’è anche da considerare che i genitori che si propongono come educatori prima dovrebbero guardare dentro se stessi e analizzare la qualità del rapporto con il proprio partner ma questo è un altro discorso che apre ulteriori spunti di riflessione».

Qual è la soluzione?

«L’unica soluzione praticabile è ricominciare dai fondamentali del rapporto tra le persone. I modelli da seguire non possono essere le fiction, la moda e i consumi che ci dicono come comportarci e che forma dare ai nostri sentimenti. Siamo diventati dei replicanti anche nella sfera più intima e questo è un deterioramento della società».

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Linda Di Benedetto