Com'è bella la «nightography» in Giordania grazie al Galaxy S22 Ultra
Tecnologia

Com'è bella la «nightography» in Giordania grazie al Galaxy S22 Ultra

Abbiamo provato l'ultimo smartphone di Samsung in uno dei luoghi più belli del pianeta, scoprendoci fotografi provetti (grazie alla macchina)

Siamo un popolo di fotografi. Gli smartphone da anni sono per lo più delle macchine fotografiche avanzatissime, con le quali puoi anche telefonare, per dire. E tutti noi, prima allergici al rullino, ora non manchiamo di immortalare la qualunque, dagli antipasti agli animali, dalle azioni banali della vita al panorama vista ufficio.Diciamo che, inevitabilmente, la qualità manca. Viene quindi da chiedersi quali siano gli ingredienti di una «Bella Foto», quella che tutti cerchiamo di realizzare almeno 30 volte al giorno.

La risposta è di per se piuttosto semplice: un bel soggetto, una bella macchina, un bell’occhio (o stile, chiamatelo come volete). Chi vi scrive non è di certo un appassionato di fotografia e tecnologia, in più manco di gusto e doti estetiche particolari ed ho un telefonino basico. Logica vorrebbe che le foto scattate dal sottoscritto siano tra le peggiori e più imbarazzanti del globo, al punto che in famiglia non mi chiedono mai di premere il fatidico bottone; piuttosto amici e parenti si arrangiano con selfie acrobatici.

Quindi se ora scorrete le foto della gallery qui sopra, sarebbe facile per voi pensare che non sia stato io a scattarle. Ed invece no. È tutta farina del mio sacco. O meglio, farina delle capacità del nuovo Samsung S22 Ultra, oggetto del desiderio degli appassionati di tech di tutto il mondo ed ora pure io, neofita, ho capito il perché.

Ed è proprio la fotocamera il vero punto di forza di questo gioiello capace, solo per il fatto di averlo a disposizione per qualche giorno, di trasportarvi tecnologicamente parlando un decennio avanti al vostro mondo precedente.

La scheda tecnica racconta di una fotocamera con un sensore da ben 108 megapixel che permette di scattare foto di alta qualità con una risoluzione di 12000x9000 pixel e di registrare video in 8K alla risoluzione di 7680x4320 pixel. Questi i dati. Ma è quando lasci le istruzioni e cominci ad utilizzarlo che ne apprezzi le potenzialità. Se poi aggiungete come location uno dei posti più belli e desiderati del mondo, la Giordania, avete capito bene come anche una persona basica possa passare come fotografo provetto.

L’esperienza organizzata dall’azienda coreana ha un nome di per se evocativo: nightography. E quando uno fa le cose in grande ecco che come location cosa di meglio al mondo di Petra? La sua gola, di giorno capace di far passare o frenare la luce del sole, come a volerne proteggere non solo gli abitanti di una volta ma anche ogni singola pietra, dai mille colori e di notte tra candele che segnano il percorso e luci colorate sul famoso El-Khazneh, il Palazzo del Tesoro del faraone. 43 metri di roccia scolpita da mille stili e resa celebre al mondo da un allora giovane Indiana Jones.

Scorci di paradiso, luci e buio, stelle e nuvole nel cielo, reso ancor più brillante dal vento e che gli obiettivi dello smartphone (termine quanto mai riduttivo) riesce a percepire e catturare. Per i più smart ci sono filtri e regolazioni ma, lo ripetiamo, anche un neofita scegliendo la modalità “notte” saprà stupirvi, anzi, stupirsi.Ma non bastava. Dalla città dei Nabatei e poi dei romani eccoci catapultati dove notte e buio perdono ogni confine; dove lo spazio non conta, il rumore del nulla è forte come mai. Dove lo spirito vola. Il deserto del Wadi Rum, la valle della Luna, è questo, anzi, molto di più. Qualcosa di lunare, anzi di marziano dato che qui Matt Demon interpretò l’astronauta abbandonato sul suolo del pianeta rosso in “The Martian”. Gli scatti raccontano la meraviglia di tutto questo; in realtà si tratta solo di una parte perché ognuno ha il suo deserto con le sue foto. Qualcosa di intimo, privato, segreto e ci si affida alla capacità di lenti ed obiettivi per ottenere quello che gli occhi ed il cuore vedono.

Foto fatte per essere condivise ma anche gustate da soli, per cercare di recupero quegli istanti. Felici, per una volta, di aver fatto anche io una “bella foto”. Ovviamente non da solo.

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Andrea Soglio