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Tecnologia

Huawei, ecco Mate40 Pro, nuovi occhiali e cuffie: l’ecosistema punta sullo stile

Accanto agli ultimi smartphone la casa cinese presenta una collezione di montature evolute e un paio di over ear eleganti e funzionali

Distinguersi con intelligenza (e tecnologia). Affermare il proprio stile godendoselo, senza sbandierarlo. Un po' come chi sceglie l'abito su misura di un grande sarto: l'eleganza si coglie, è per intenditori, non va sbandierata.

Si riassume così la direzione presa da Huawei con i nuovo prodotti appena presentati. Già, perché nel tradizionale evento autunnale (tutto digitale, come la pandemia impone) la casa cinese è andata decisamente oltre il solito, molto accessoriato smartphone per professionisti modaioli appassionati di foto e video. Tra diverse tipologie di occhiali, un debutto assoluto nelle cuffie over ear, cioè quelle grandi, visibili, non gli auricolari che scompaiono o quasi, l'ecosistema del brand allarga ulteriormente i suoi orizzonti: diventa indossabile, ancora e di più. Accanto alla funzione, mette in primo piano la forma. Vediamo come.

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Gli occhi nell'anello

Il problema, se così lo si vuole definire, è che gli smartphone tendono a rassomigliarsi un po' tutti. I nuovi Mate40 Pro (al plurale perché almeno da tenere nel computo c'è anche la versione "dopata" Mate40 Pro+) spezzano la consuetudine: hanno sul retro un sistema di fotocamere incastonate dentro un grande anello, che rende il prodotto riconoscibile da chi ci fa caso. L'effetto è davvero molto gradevole, più armonioso rispetto ai sensori sporgenti di molta concorrenza, disposti in alto su un lato. La scelta della casa cinese brilla sul piano dell'equilibrio. Per il resto, dando i soliti numeri, c'è nel modello Pro una fotocamera principale da 50 megapixel, una per l'effetto grandangolo da 20, una terza da 12 megapixel con zoom ottico 5x. Con quello digitale si arriva a 50x. Cifre che, è noto, contano fino a un certo punto. La grande forza del costruttore cinese è da sempre quella di farle funzionare a meraviglia. Il motore di bordo fa tutto da solo, promette per ciascuna inquadratura il massimo della resa quando si preme il tasto dello scatto. La solita intelligenza artificiale, che però migliora, ragiona, non spara filtri a caso privilegiando l'irrealtà. Il vero digitale vince sul verosimile. Inoltre, ha a bordo una serie di funzioni wow, come una che segue il soggetto che ci interessa in un video e lo tiene sempre a fuoco pure quando è in movimento. In più in epoca di distanziamento sociale, persino nei selfie, lo smartphone sa allargare molto il campo se necessario (se ne accorge in automatico) permettendo di farci stare tutti gli elementi che interessano.

Per il resto della scheda tecnica, parliamo di un assoluto top di gamma, con il chip proprietario Kirin 9000 che integra il 5G, il display è un Oled da 6,7 pollici - tanti ma non troppi, e che brillantezza poi – ci sono 8 giga di ram e 256 di spazio d'archiviazione, la batteria è da 4.400 mAh e si ricarica molto velocemente anche in modalità wireless (66W con l'alimentatore tradizionale, 50W senza fili). L'audio è stereo e tornano i pulsanti fisici per gestire il volume. Diciamo che l'esperimento di renderli virtuali non è stato comodissimo. Il prezzo è da super top di gamma: 1.249 euro.

Doveroso specificare che a bordo c'è la versione open source di Android 10, niente Play Store. Per le applicazioni bisogna bussare ad AppGallery, l'ecosistema su cui Huawei sta puntando tantissimo. E che continua a crescere: ha quasi 100 mila programmi a bordo, l'80 per cento – assicura la casa – di quelle che interessano maggiormente ai consumatori. Per aggiungerne sempre di più l'azienda è già riuscita a coinvolgere quasi 2 milioni di sviluppatori. Molto interessante poi la nuova funzione «wishlist» nel negozio delle app, che consente agli utenti di segnalare la loro lista dei desideri. I titoli che vorrebbero e che ancora non ci sono. In questo modo Huawei potrà capire quelli che statisticamente sono sentiti come più urgenti, fondamentali, lavorando per implementarli.

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Punti di vista

Se auricolari, smartwatch e fitness band sono ormai dispositivi tecnologici indossabili consolidati, sdoganati, la prossima ondata potrebbe riguardare gli occhiali smart. Un terreno già esplorato, una tendenza su cui la casa cinese dimostra di voler puntare con forza. Durante il suo evento sono stati svelati i Huawei x Gentle Monster Eyewear II, nome chilometrico per montature da sole e per lenti da vista che consentono a chi li indossa di ascoltare audio in stereo in alta definizione senza farsi sentire da chi c'è intorno. Garantendo dunque la totale privacy in caso di una conversazione. Perché questi occhiali consentono anche di fare telefonate, anzi ne migliorano la qualità riducendo i rumori circostanti e dando modo al nostro interlocutore di capire con maggiore chiarezza quello che gli stiamo dicendo. Non è finita: il volume si regola da solo, adattandosi al caos che c'è nei paraggi, così se c'è silenzio si tarerà su un livello più basso, se stiamo camminando nel traffico, su uno più alto. Si può anche interagire con le montature, che così diventano a tutti gli effetti assistenti personali invisibili.

Di nuovo fedele al suo intento di combinare le funzioni con le forme, di predicare eleganza e discrezione, i nuovi modelli presentati da Huawei non sono grossi e grossolani, anzi possono competere con le montature tradizionali. Le aste sono in titanio e plastica per alleggerirne il peso, mentre le cerniere sono di titanio elastico per garantire tenuta e durabilità. Si controllano toccando o pizzicando le aste, con comandi simili a quelli per cambiare canzone o far partire o mettere in pausa la musica agli auricolari tradizionali, via Bluetooth possono collegarsi a vari dispositivi, incluso un televisore, per sentirne l'audio senza disturbare chi c'è intorno. Utilissimo la sera, magari quando partner e bambini sono andati a dormire.

L'autonomia è di 5 ore, il prezzo di 329 euro, che include 6 mesi del servizio di streaming audio Huawei Music.

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Dal quasi invisibile al molto visibile

Gli occhiali smart hanno il privilegio di rendere superflui auricolari e dintorni, ma certo impongono un compromesso sul piano della qualità musicale. Chi desidera invece un alto livello di resa sonora può valutare le FreeBuds Studio, le prime cuffie a casco di Huawei. Un debutto nella categoria over ear con funzioni degne di tentare anche gli audiofili. Com'è evidente la loro resa sonora è di gran lunga superiore rispetto alle cuffiette senza fili che s'infilano nelle orecchie, anche le più avanzate. Ne rappresentano, nelle modalità d'utilizzo, una versione espansa: hanno una robusta cancellazione del rumore, che torna utile in aereo (quando si potrà viaggiare nel lungo raggio ancora di più) o comunque ovunque sia necessario concentrarsi eliminando i disturbi con un semplice tocco.

Il singolare è in realtà inappropriato perché le modalità di cancellazione sono di tre livelli, dunque si può decidere la più adatta al luogo in cui ci si trova. Inoltre, si possono collegare contemporaneamente a due diversi dispositivi – per esempio il telefono e il computer oppure il tablet e la tv – per evitare ogni volta il noioso e a tratti rognoso processo di abbinamento.

Huawei sottolinea la semplicità della forma, l'utilizzo di linee dritte e curve che contengono un'idea di minimalismo di fondo – ormai che si tratti di una filosofia, non un caso, è evidente – impreziosito da dettagli di stile come una texture dal tono opaco metallizzato. L'azienda promette un comfort per qualsiasi tipo di testa e padiglione auricolare (un abbraccio, addirittura), una connettività Bluetooth stabile, un'autonomia fino a 24 ore con la modalità di cancellazione del rumore disattivata (altrimenti 20 ore, nessuna perdita eccessiva). Ma basta una ricarica di appena 10 minuti per ridargli fino a 8 ore di energia.

Anche le FreeBuds Studio includono sei mesi di Huawei Music. Il prezzo consigliato è di 299 euro, ma chi le acquisterà online sul negozio ufficiale del brand troverà in automatico nel carrello uno sconto pari a 30 euro.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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