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Chiomenti
Tecnologia

Lo studio legale diventa hi-tech

Chiomenti ha realizzato con Microsoft la sua trasformazione digitale combinando lavoro in mobilità, collaborazione a distanza e le potenzialità del cloud

Quando è stato fondato circa 70 anni fa, il massimo della tecnologia erano forse i timbri e i sigilli, di sicuro la maggior parte del lavoro si svolgeva con la carta e con la penna. Oggi la penna c'è ancora, ma è elettronica: anziché scrivere su un foglio, corre su uno schermo, quello del convertibile pc-tablet Surface Pro, che è stato messo a disposizione di tutti i 330 professionisti dello studio, dai soci fino ai praticanti più giovani. Così Chiomenti, nome di riferimento nel settore dell'avvocatura, scelto dai principali gruppi industriali e finanziari nazionali e internazionali, ha chiuso il cerchio della sua trasformazione digitale. O meglio, ha messo a punto la prima fase di un percorso articolato, non improvvisato, che ha posto l'innovazione al centro.

«Negli ultimi due anni e mezzo abbiamo lavorato per ridisegnare la nostra infrastruttura digitale, perseguendo una strategia che poggia sui tre pilastri del mobility first, della collaboration e del cloud. Il progetto è nato con l'obiettivo di introdurre nuovi strumenti tecnologici in grado di abilitare modalità di lavoro quotidiane che consentano di sfruttare appieno il potenziale offerto dalla tecnologia, portando lo studio verso logiche di collaborazione e condivisione in tempo reale delle informazioni e dei documenti» racconta Alessandro Portolano, responsabile area Regolamentazione delle Attività Finanziarie e socio responsabile IT e innovazione tecnologica.

Panorama.it lo incontra negli eleganti uffici dello studio, in un palazzo vicinissimo al Duomo di Milano e che si sviluppa su più piani. Uffici che, durante l'emergenza coronavirus, sono rimasti sempre aperti e abitati. Non in senso letterale, ma tutto è sembrato identico a prima: «La nuova piattaforma ci ha consentito, all'avvio dell'emergenza sanitaria legata al Covid-19, di trasferire le nostre attività in remoto, di fatto nel giro di una notte. Da marzo 2020 abbiamo registrato 8.400 meeting su Teams in un periodo di tre mesi, 372.000 messaggi di chat e 33.300 call "1:1", con una crescita immediata e, pressoché letteralmente, verticale, all'indomani dell'adozione dei provvedimenti di lockdown» fa i conti Portolano, con visibile orgoglio. Il sottinteso è che, mentre aziende e altre realtà blasonate si sono trovate spiazzate, nella necessità furiosa di rendere digitali prassi analogiche, Chiomenti si era attrezzato per tempo. Raccoglieva i frutti di un progetto partito già dalla scorsa estate. Che ha trovato in Microsoft il partner più adatto.

«Volevamo consentire e sollecitare i professionisti a cambiare mentalità. Cercavamo una piattaforma unica e integrata, che consentisse di gestire contenuti sempre aggiornati e in modalità collaborativa, indipendentemente da dove ci si trova» riassume Portolano: «Abbiamo quindi adottato nel 2019 Microsoft Office365 e in particolare Teams, dotando, al contempo, tutti i professionisti di Microsoft Surface Pro, un dispositivo leggero, potente e perfettamente rispondente alle nostre esigenze».

portolano-chiomentiL'avvocato Alessandro Portolano

Oggi per tantissimi, utenti e imprese, Teams è un nome familiare, lo studio lo aveva reso tale già prima. E aveva preso confidenza con tutto l'ecosistema dell'azienda fondata da Bill Gates. «Sottolineerei due aspetti della piattaforma. Anzitutto, la sicurezza: lo studio dispone oggi di servizi in cloud in linea con gli standard più avanzati. In secondo luogo, la piena integrazione tra le applicazioni: abbiamo, di fatto, portato tutte le nostre funzionalità in un unico ambiente, Microsoft 365». Ed è solo l'inizio.

Chiomenti ha deciso di spingersi oltre, di utilizzare programmi basati sull'intelligenza artificiale da applicare all'ambito legale. «Abbiamo cercato di dimostrare come in breve tempo sia stato possibile ottenere tangibili vantaggi nell'utilizzo della tecnologia in progetti concreti» premette Alejandro Perez, legal technology advisor, incaricato di approfondire vari meccanismi che vanno dall'automazione nella gestione dei documenti, alla revisione dei contratti. «Progetti» commenta Perez «che supportano lo studio nella continua ricerca della qualità nei servizi legali prodotti e una maggiore efficienza nel lavoro. L'obiettivo è che tutti i professionisti siano in grado autonomamente di sapere quali soluzioni e quando, in caso, utilizzarle. Sembra paradossale, ma non sempre la tecnologia è la risposta». Alcuni metodi hanno il pregio di non invecchiare, di convivere con il nuovo e resistergli. Chi riesce a capirlo, è un passo ancora più avanti.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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