Il boom di Flipper Zero (con tante domande sulla cybersecurity)
Flipper Zero (Kickstarter)
Cyber Security

Il boom di Flipper Zero (con tante domande sulla cybersecurity)

Ricorda il Tamagotchi e decodifica i segnali wireless che ci circondano. Riproponendo il tema della necessità di una regolamentazione.

Immagino che se scrivo Tamagotchi qualcuno, se non tutti, si ricorderà quel diabolico "giochino elettronico" in cui il proprietario doveva prendersi cura della salute di un animaletto virtuale, con l'effetto collaterale di produrre un certo stato di angoscia nell'utente qualora lo dimenticasse, poiché la perdurante assenza del padrone ne determinava la dipartita. Un diverso tipo di ansia dovrebbe suscitarlo Flipper Zero, perché pur sembrando esteriormente il suo successore, si tratta di un dispositivo destinato ad hacker e smanettoni che intendono esplorare il mondo del wireless.

Questo piccolo oggettino permette decodificare i segnali di gran parte dei telecomandi sia radio sia infrarossi, per esempio di cancelli, porte, sensori IoT (nel caso abbiate perso il vostro telecomando potete usarlo per entrare in casa). Inoltre, essendo dotato di ingresso USB può essere interfacciato con qualsiasi altro dispositivo elettronico e permettere di scaricare su di essi qualsiasi tipo di file, anche malevolo. In quanto Tamagotchi, Flipper Zero ospita un personaggio virtuale, un vero e proprio compagno di avventure con le sembianze di un delfino decisamente cyber. Esso crescerà mano a mano che l'utilizzatore interagisce con sistemi diversi e svilupperà una propria personalità a seconda di come si comporterà il proprietario.

Agli appassionati del genere ricorderà inevitabilmente "Jones", il cetaceo super tecnologico tra i protagonisti del film del 1995 Johnny Mnemonic, che accompagna il protagonista nell'avventura virtuale e finale del lungometraggio. A questo punto posso immaginare che qualcuno pensi si tratti di un oggetto terribilmente nerd per un ristretto numero di smanettoni fissati, insomma qualcosa in cui è difficile imbattersi, forse acquistabile in qualche mercato nero del dark web. Ebbene non è così. Il progetto è stato lanciato recentemente su Kickstarter, la celebre piattaforma di crowfunding e mentre sto scrivendo ha superato i 30 mila sostenitori e ha raccolto oltre 3 milioni e 300 mila dollari (l'obiettivo era di 60 mila!).

Considerando il successo del progetto esso vedrà la luce a febbraio 2021 e sarà prima recapitato a tutti i sostenitori del progetto e in seguito acquistabile per chiunque. Prodotti di questo tipo ripropongono alcuni interrogativi che riguardano l'opportunità o meno di regolamentarli. Ancora nel secolo scorso esistevano software utilizzati per controllare il corretto funzionamento delle reti, ma per farlo intercettavano il traffico e consentivano, per esempio, di carpire password in chiaro.

Negli stessi anni il Governo degli Stati Uniti intentò una causa contro Phil Zimmermann creatore del celebre software open source PGP per la cifratura dei messaggi. L'autore fu accusato di avere violato la legge sull'esportazione degli armamenti perché dal punto di vista del governo un sistema crittografico era paragonabile a delle munizioni. Sappiamo bene che rispetto a potenziali "armi" appellarsi al buon senso delle persone non si è mai storicamente rivelato utile. Un intervento normativo, se non fosse su scala globale avrebbe poco senso. Forse una certa responsabilizzazione di chi crea, produce e distribuisce oggetti del genere potrebbe essere utile, anche se spesso si tratta di armi improprie, cioè non concepite per nuocere, ma utilizzabili allo scopo. Un po' come i coltelli da cucina: qualcuno li usa per affettare il pane, altri le persone.

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Alessandro Curioni