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La cura per il coronavirus potresti trovarla tu

Mettendo a disposizione degli scienziati di tutto il mondo la potenza di calcolo dei nostri pc, tablet e smartphone, si aiuta la ricerca di farmaci e vaccini

Uno qualunque tra noi profani dell'immunologia, a digiuno di qualsiasi competenza scientifica, potrebbe scovare il Santo Graal di quest'epoca: una cura efficace contro il coronavirus. Arrivarci non improvvisando un laboratorio a casa propria o digerendo pillole di sapere durante un corso online accelerato, ma mettendo a disposizione della ricerca gli stessi strumenti che usiamo per lavorare e divertirci: il pc, il tablet o lo smartphone. O tutti e tre insieme.

Senza chiederci di spendere un centesimo, tramite una semplice connessione a internet, i nostri gadget tecnologi possono supportare i supercomputer di grandi enti e laboratori a svolgere i calcoli complessi che mirano a contrastare la pandemia di Covid-19. Sono tanti granelli, ma combinarli genera una forza immane, un grandioso potere computazionale.

È la logica alla base di Folding@home, progetto avviato dall'università americana di Stanford e gestito oggi dalla scuola di medicina di quella di Washington: basta collegarsi al sito Foldingathome.org, scaricare un programma gratuito disponibile sia per Mac che per Windows, per unirsi virtualmente alla squadra che sta studiando il comportamento e le mutazioni del virus. Lo ha già fatto più di un milione di persone da tutto il mondo. Nei momenti di inattività del nostro pc o che richiedono poche risorse, per esempio mentre stiamo scrivendo un file di testo, il software eseguirà operazioni invisibili, utili alla ricerca. Magari, proprio quella decisiva per mettere in trappola il SARS-CoV-2. È come comprare un biglietto della lotteria che, se vincente, premierà l'umanità intera.

Il tutto è a prova di rischi per la privacy: «Le informazioni non vengono mai condivise e il software non può accedere ai file personali o aziendali» fanno sapere da Ibm, che proprio in questi giorni sta partendo con un progetto parallelo cui è possibile iscriversi sul sito Ibm.org/OpenPandemics. Viene ospitato sulla World Community Grid, una rete di calcolo distribuito, un supercomputer virtuale a disposizione a costo zero degli scienziati a caccia di farmaci contro il coronavirus. Di nuovo, saremo noi a pomparne i neuroni attraverso un'applicazione che entra in funzione quando i nostri gadget hi-tech sono inattivi o sottoutilizzati, dunque senza rallentarne l'operatività.

La app DreamLab per dispositivi Android e Apple, lanciata dalla fondazione Vodafone, anziché quelle del computer prende in prestito le risorse del nostro smartphone o del tablet. Lo fa soprattutto di notte, mentre stiamo dormendo: prima di andare a letto, è sufficiente lasciare il telefono o l'iPad in carica, connessi al Wi-Fi o alla rete mobile, e selezionare il progetto coronavirus per accelerare la scoperta di nuovi componenti anti-virali nei farmaci esistenti. Il tutto, in collaborazione con il prestigioso Imperial College di Londra. Di nuovo, in totale sicurezza: il meccanismo lavora senza rivelare dati sulla posizione degli utenti, né attingendo alle loro informazioni. All'iniziativa, partita in vari Paesi tra cui l'Italia, l'Australia e il Regno Unito, hanno aderito oltre 130 mila persone nel primo mese dal lancio.

Infine, possiamo contribuire a educare un'intelligenza artificiale con due minuti del nostro tempo. Tanto serve per rispondere a un breve elenco di domande (in inglese), registrare tre nostri respiri profondi, qualche colpo di tosse e una ventina di secondi di frasi brevi collegandosi al sito di Voicemed, che ha alle spalle una squadra di medici e ricercatori.

L'idea è sfruttare il riconoscimento vocale per una diagnosi a distanza di Covid-19, con un tasso di accuratezza in grado di avvicinarsi al 97 per cento. Un malato di polmonite e una persona sana, è la premessa supportata sia da evidenze scientifiche che dal buon senso, parlano in maniera decisamente diversa: addestrando un computer a riconoscere le sfumature e l'affanno nel tono di un soggetto, si potrà identificare o almeno supporre con immediatezza, e ragionevolezza, se ha contratto il virus. Già attraverso una telefonata. Più campioni vocali di persone sane o con una patologia in corso il sistema arriverà ad acquisire (il questionario chiede di dichiarare il proprio stato di salute o se si hanno avuto contatti recenti e ravvicinati con persone positive), maggiore sarà il suo livello di affidabilità.

Nella lotta senza frontiere alla pandemia, ogni tentativo è benvenuto. A cominciare da gesti minimi alla portata di chiunque, come scaricare un programma o un'applicazione. O, anche, tossire dentro un microfono pensando, serissimi: «Lo faccio per la scienza».

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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