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(Ansa)
Tecnologia

Come nasce una teoria complottista

La Rubrica The Lob

Di una teoria complottista mi affascina solo una cosa: la sua origine. È più che istruttivo fare un percorso di reverse engineering: andare a ritroso alla ricerca di quel singolo e minuscolo evento che, magari anni dopo, ha dato origine a una teoria virale mondiale. Per capire lacune, colpe e sociologia. Prendete la teoria complottista su 5G e pandemia. Mesi fa in diverse città inglesi (e anche in alcune italiane come Civitavecchia e Siracusa) alcuni hanno dato alle fiamme antenne o centraline della rete ultraveloce al grido di «il 5G indebolisce il nostro sistema immunitario» e «grazie alla rete i batteri comunicano meglio».

Ora, il padre delle teorie più diffuse sulla presunta pericolosità delle onde radio nelle telecomunicazioni fu il fisico Bill P. Curry. Iniziò ad interessarsene a fine anni 90, dopo aver ricevuto da un consiglio scolastico in Florida il compito di verificare l'eventuale pericolosità per la salute degli studenti, delle rete wireless all'interno della scuola. A conclusione della sua analisi, Curry confermò il probabile danno alla salute e allegò un grafico, diventato il manifesto della sua teoria, che ancora oggi viene utilizzato dai complottisti, sebbene ne sia stata dimostrata l'inesattezza. Come? L'analisi portata avanti da Curry si basava sugli effetti delle onde radio su campioni di tessuto biologici segnalando come l'esposizione a tali frequenze portasse allo sviluppo di tumori cerebrali.

La Rubrica «The Lob»

Piccolo particolare: lo studio di Curry non teneva in considerazione il fattore pelle, ovvero lo schermo naturale che protegge gli organi dalle frequenze radio alte, proprio come accade con la luce del Sole. Le ricerche scientifiche portate avanti negli anni dimostrano l'esatto contrario: man mano che le onde radio aumentano la loro frequenza diventando anche più sicure. E così, qualche anno dopo, il grafico di Curry arriva anche in Italia e trova terreno fertile in diversi gruppi che portano avanti da tempo la battaglia all'elettrosmog e oggi al 5G. Gli stessi che, per capirci, anni fa volevano far chiudere Radio Vaticana. Anche il Movimento 5 Stelle si è trovato in mezzo al dibattito contro la nuova tecnologia di trasmissione dati, almeno in passato.

La cosa interessante è che spesso chi crede ai complotti, crede a tutti i complotti senza distinzione. In ogni parte del mondo. Chi scende nelle nostre piazze per protestare contro il 5G, fa la stessa cosa contro il lockdown e crede molto spesso nelle scie chimiche. Lo spiega, tra gli altri, il King's College di Londra sottolineando in una ricerca il legame tra credenti alle teorie del complotto e scarso rispetto delle norme di prevenzione. Il 37% degli intervistati non è favorevole al lockdown. E così i complottisti 5G si sono uniti ai colleghi complottisti sul Coronavirus. Tutto avrebbe avuto inizio da un giornale belga dove, all'interno di un articolo poi diventato virale, un medico di base chiamato Kris Van Kerckhoven diceva l'epidemia era scoppiata a Wuhan a causa delle antenne 5G. Fiocco di neve che rotola, diventando, ogni tanto, valanga.

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Simone Dattoli