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Tecnologia

Il racconto del nuovo store Apple Via del Corso di Roma

Tra storia e tecnologia, restauri e innovazione, apre domani l'atteso negozio della Mela nel centro della capitale. Un paesaggio di marmi e legno, scalinate sontuose e angoli zen, dove ogni ambiente nasconde una sorpresa

Il 31 marzo del 2007 Apple apriva a Roma il suo primo negozio nell'Europa Continentale. Chi scrive si imbarcò verso la periferia Est della Capitale e, dopo un viaggio non proprio breve, capì che l'etichetta di negozio sta molto stretta ai luoghi fisici della Mela. I prodotti ci sono, in bella evidenza, ma l'approdo si pone come una destinazione in sé per tutto il corollario di servizi, le opportunità di approfondimento dei molti nessi della tecnologia, l'entusiasmo dei visitatori di curiosare o esprimere un senso di appartenenza.

Quattordici anni abbondanti più tardi, dopo aver ammirato le incursioni architettoniche di Cupertino nella stazione Grand Central di New York, nei palazzi austeri di Berlino, tra fontane di vetro trasparente milanese, ecco che non è più necessario spingersi fino alle periferie dell'Urbe. Ecco svelato l'Apple Via del Corso, nome che è indirizzo, contenitore e contenuto. Sorprendente, senza eccessi di retorica, né affezione esagerata per gli aggettivi.

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Uno dei quadri presenti nell'edificio, fa parte di una serie che raffigura l'alba e il tramonto

Sarebbe splendido di suo, pur sgombro di iPhone, iPad, iMac e gli altri oggetti della casa. Basta vagarci per smarrirsi nel suo senso di pace, di cura, di storia. Fatti, non suggestioni: il marmo ubiquo si sposa benissimo con il legno chiaro che fa da scaffale, espositore per i gingilli hi-tech marchiati con la Mela, sedute rigide, cubi più che poltrone. C'è un cortile all'ingresso con alberi di canfora, una terrazza con piante di gelsomino, busti di ulivo. Potrebbe essere un convento, un castello sfarzoso con il suo salone da ballo, una dimora storica. È tutto ciò questo palazzo, la sede del diciassettesimo negozio di Apple in Italia (con buona pace della scaramanzia): risale al 1873, era residenza di un marchese, poi ha ospitato un caffè tra lo chic e lo snob – oggi si direbbe hipster – transumanza di vari intellettuali.

È uno di quei casi in cui le parole falliscono, approssimano, accennano. Vincono gli occhi, ci vuole l'esperienza. Quella di percorrere la scalinata che conduce al piano nobile, che ha pure un'area vip, chiamiamola così, un salone delle cerimonie riservato ai clienti business, alle imprese per le quali è ritagliata un'assistenza dedicata. Ci sono quadri che raffigurano l'alba e il tramonto, la transitorietà di tutte le cose; graffiti recuperati come un soffitto affrescato con foglie d'oro e altri tocchi di passato restituito ai suoi fasti originali, rimesso a nuovo. Mentre nuovissimo è il lucernario, l'elemento tecnologico che ricorda quanto era, forse, passato di mente: il fatto di essere in un tempio dell'innovazione. Rotondo, bianco, percorso di venature nere, è acceso da luci a led, che simulano le fasi del giorno.

È ancora tempo di pandemia, gli assembramenti sono vietati, Apple impone che all'interno ci sia una distanza di almeno due metri tra i presenti, gli ingressi devono essere necessariamente contingentati. Per entrare, almeno domani (già, apre domani, giovedì 27 maggio, alle ore 10), almeno per i primi giorni, sarà necessario prenotare il proprio slot a questo link. È possibile che quando le file si sfoltiranno saranno ammessi i walk-in, gli accessi liberi nei momenti scarichi di pubblico, ma vista l'attesa, l'hype, per continuare con gli anglismi, all'inizio non sarà abbastanza l'ottimismo di trovare un attimo di vuoto per sgattaiolare dentro.

Altre cose importanti da sapere: Roma è una città internazionale, grande ovvietà, il personale dovrà esserlo altrettanto. Sono 200 gli angeli in maglietta blu che assisteranno i clienti, di 19 nazionalità diverse, capaci di parlare cinese, turco, coreano, giapponese, oltre ovviamente a inglese, francese e dintorni. Non c'è domanda di turista che resterà senza risposta. E se viene dall'Azerbaigian in qualche modo ci si farà capire. Da Dubai via Milano arriva lo store leader, il direttore di quest'orchestra di talenti che significa indotto, posti di lavoro, opportunità professionali per la Città Eterna. «La presenza di Apple in Europa dura da oltre 40 anni e sostiene oltre 1,8 milioni di posti di lavoro, con oltre 100 nuovi creati per questo nuovo negozio» ricorda una nota ufficiale della Mela.

E sì, in mezzo a tanta meraviglia si potrà andare a farsi spiegare come funziona il nuovo gadget acquistato, ci saranno corsi, incontri, seminari, lezioni di creatività applicati a video, fotografia e così via. Non subito, non appena le condizioni sanitarie lo renderanno possibile. Tutto a costo zero. Ma già girovagare nel nuovo Apple Store dà soddisfazione in sé, quel senso malandrino di avere strappato una gratuità. Come essere entrati in un museo senza avere pagato il biglietto.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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