NUOVO FORMALE
Comme des Garçons (Peter White/Getty Images)
Moda

NUOVO FORMALE

La moda è prima di tutto l'arte del cambiamento (John Galliano)

Sappiamo che i valori etici e comportamentali derivano dai retaggi storici, culturali e religiosi di ogni popolazione, ma è naturale che queste regole di vita subiscano dei cambiamenti abbandonando ideologie e usanze superate per abbracciarne delle nuove, più attuali e coerenti con il nuovo strato sociale. Negli ultimi anni, ad esempio, siamo stati protagonisti di una grande rivoluzione culturale, importantissima perché relativa all'integrazione razziale, alla tolleranza e parole come inclusione e diversità sono diventate il nuovo mantra della società moderna.

La moda per definizione è evoluzione, costante innovazione, stagione dopo stagione aggiorna colori, volumi e contenuti, va di pari passo con i cambiamenti socio-culturali, a volte addirittura influenzandoli. Anche i dettami formali si aggiornano e si conformano ai nuovi 'usi e costumi' della cultura moderna. I primi grossi cambiamenti, soprattutto per quanto riguarda l'abbigliamento maschile, risalgono ovviamente agli anni Sessanta e Settanta, anni di rivoluzioni culturali che hanno imposto nuove ideologie e nuove estetiche. Mary Quant veste la nuova generazione con le minigonne e stilisti come Pierre Cardin e Paco Rabanne introducono il Futurismo, i Beatles e i Mods impongono un nuovo abito, classico ma dai volumi asciutti e attillati. Per non parlare degli Hippies che rifiutano l'aspetto formale a favore di un abbigliamento più casual e anticonformista. Gli anni Ottanta sono gli anni dell'edonismo e del glamour elevato all'ennesima potenza. In un certo senso si ritorna alla ricerca ossessiva del look perfetto, l'abito maschile torna ad essere protagonista ma con nuovi codici di stile: spalle importanti, volumi over e morbidi, i pantaloni adottano fino a tre pence pur di risultare ampi e fluidi. Ogni decennio ha lasciato in eredità un bagaglio culturale, politico e ovviamente estetico che inevitabilmente ha influenzato il modo di vivere e pensare contemporaneo. Grazie a questi processi evolutivi oggi la moda è libera da preconcetti e da limiti formali. Alexander McQueen sosteneva che «La moda sta vivendo una nuova era in cui non ci sono regole. Tutto ruota attorno allo stile personale di ciascuno». Le parole chiave che abbiamo citato 'diversità' e 'inclusione' accorciano, anzi annullano, le distanze tra la definizione maschile e femminile, tra normale e anormale, tra mise da giorno e da sera. Paillettes e ricami possono essere indossati in qualsiasi momento del giorno e non sono più appannaggio esclusivamente femminile, i nuovi abiti estivi 'classici' sono eleganti anche se il pantalone è un bermuda e si possono tranquillamente indossare in città e non solo in vacanza, la giacca formale può essere sostituita da leggeri capospalla o persino dalla felpa. Non meno importante, la ricerca e la sperimentazione di nuovi materiali permettono la creazione di un nuovo vestire formale più dinamico rispetto ai tessuti classici, prestigiosi ma decisamente meno performanti.

Tornando alle influenze del passato è corretto precisare che la moda che stiamo vivendo non è nuova ma bensì una derivazione di un decennio che per molti ha rappresentato l'ultima vera evoluzione di stile: gli anni Novanta. Tre giapponesi, Rei Kawakubo, Yohji Yamamoto e Issey Miyake stravolgono il sistema fashion presentando collezioni incomprensibili per quel momento storico, basate su minimalismo e concettualismo, rivoluzionando la visione del corpo e delle sue forme. Dall'Accademia di Moda di Anversa arrivano anche Dries Van Noten, Dirk Bikkembergs, Ann Demeulemeester e Martin Margiela che confermano questa nuova estetica assieme ad un austriaco, Helmut Lang. È una vera e propria rivoluzione. In Italia, dal canto nostro, personaggi come Miuccia Prada e Jil Sander, e Calvin Klein in America diventano portabandiera di questa estetica minimalista che ancora oggi rappresenta la modalità stilistica più attuale e contemporanea

Lo stile, più che mai, è diventato una questione di personalità e non di trend assoluto.

Craig Green

L.B.M. 1911 ci porta in viaggio attraverso Baja California

Un viaggio on the road attraverso Baja California. L’ambizioso progetto di L.B.M. 1911 per la primavera/estate 2021 ci porta dal blu dell’oceano al deserto. Lontani dalle luci di Hollywood e il fascino patinato di Los Angeles, il marchio guidato dalla famiglia Bianchi va alla scoperta della California messicana, quella striscia di terra dai contrasti meravigliosi, dove tutto è potente, quasi estremo.

Dopo un anno passato tra le mura di casa, L.B.M. 1911 permette di viaggiare - almeno con la mente - e ritrovare un contatto con la natura. La collezione può essere infatti interpretata come un cammino da affrontare con lentezza e pazienza, e con la predisposizione ad accogliere novità inattese. Anche per l’azienda nata a Mantova questo è un nuovo inizio. Il marchio, eccellenza made in Italy nel menswear d’alta gamma, sta infatti per debuttare sul web con il suo primo sito di e-commerce. Dopotutto, l’impegno costante nella ricerca, lo slancio verso l’innovazione, la sperimentazione continua e la volontà di proporre sempre prodotti di qualità assoluta sono i valori che hanno permesso all’azienda di raggiungere traguardo dopo traguardo, reinventandosi sì, ma senza mai dimenticare la propria storia.

La collezione «Power Ocean» è un inno all’armonia e alla libertà. I capi sono caratterizzati da sfumature blu ricche e sofisticate, perché non c’è Baja California senza oceano, quello che Jacques Cousteau ha definito «l’acquario del mondo». Un profondo bacino d’acqua, costellato da isole aspre, dove l’oceano, con le sue sfumature dal cobalto al blu marino, abbraccia lingue di deserto sabbioso: i colori si intrecciano e creano contrasti chiaro-scuri tipici di questo paesaggio selvaggio.

L’anima dell’oceano prende forma in modelli dai tessuti apparentemente rustici ma morbidi al tatto, in sfumature e tinte nei toni del blu, per finire con il ritorno della fortunata capsule «Travel Sport Uniform»: l’ormai celebre tessuto tecnico L.B.M. 1911 utilizzato per realizzare i blazer, che grazie alla sua componente stretch conferisce ai capi comfort estremo e caratteristiche antipiega/rapida asciugatura, ricordando il neoprene e le mute da diving. Un immenso acquario naturale che fa da cornice ad un uomo formale ma sempre pronto all’avventura.

«Desert Daze», il secondo tema di collezione presenta invece al suo interno due diverse connotazioni. «Earthy Desert» è un concept che nasce dalla meraviglia e dallo stupore derivanti dall’ammirazione della natura, ed è improntato sui toni accesi e sui contrasti che si creano con il loro accostarsi ai colori neutri, per capi dal look casual ma dal tocco lussuoso. Palette cromatica densa, calda e vibrante che include sia i colori più delicati – sabbia, argilla, paglia, fango – sia gli accenti più caldi, che ricordano le scogliere di roccia rossa e le sfumature aranciate delle pareti delle case messicane. Tutto ruota intorno ai toni della terra illuminata dal sole, declinati nelle varianti più disparate.

Chi sceglie questi colori è alla ricerca di una base neutra, rassicurante, che garantisce versatilità negli abbinamenti. Una selezione di capi squisitamente estivi, dai tessuti traspiranti, che garantiscono comfort e leggerezza, ma arricchiti da texture inedite e da un’intrigante tridimensionalità del tessuto, che richiama la materialità dell’argilla e della terra e conferisce alla collezione un gusto molto sofisticato.

«Desert Flora» è invece il secondo tema di collezione, un mood che richiama la vegetazione del deserto: una serie di capi che si contraddistinguono per vitalità e freschezza, e portatori – in modo più o meno preponderante – di green-power. I capi del filone si ispirano infatti alle sfumature di questo spettacolo della natura.

Visconti si rinnova e lancia la prima penna pensata per Lei

Impossibile non conoscere Visconti, azienda fiorentina fondata nel 1988 che negli anni è diventata sinonimo di penne di lusso a livello internazionale. Le sue penne furono persino utilizzate per siglare l’accorto tra la NATO e la Russia nel maggio 2020.

A oltre 30 anni dalla sua nascita, Visconti fa una nuova scommessa e, con il manager Francesco Poggesi, a capo dell’operazione, debutta nell’universo lifestyle con la collezione «Opera Demo Carousel», realizzata dai maestri artigiani toscani fondendo arte, eleganza e cultura pop. Una penna stilografica, una roller e la versione a sfera vengono arricchite con le trasparenze classiche delle penne demonstrator e i colori brillanti delle giostre parigine. Per la realizzazione di ogni variante di colore delle «Opera Demo» sono stati scelti tre tipi di resina acrilica semitrasparente, che donano lucentezza e unicità. La resina subisce infatti una lavorazione che conferisce a tutta la penna un particolare dinamismo. Tutte le metallerie sono poi rifinite in palladio e lucidate a mano da artigiani specializzati. E, mentre la stilografica e la roller presentano la chiusura a baionetta brevettata da Visconti, ogni versione monta l’iconica clip ispirata a Ponte Vecchio, che conferisce alla penna maggiore luminosità.

La stilografica «Opera Demo Carousel» ha anche un dettaglio d’eccezione. Presenta infatti il pennino in oro 14kt prodotto internamente da Visconti, mentre l’asta interna del sistema di caricamento power filler tornita e trasparente che rivela l’inchiostro e l’iconico serbatoio double reservoir, brevettato nel 1998, permette di gestire il riempimento dello strumento attraverso due serbatoi comunicanti, ma allo stesso tempo indipendenti, che garantiscono la massima sicurezza durante gli spostamenti come i voli in aereo, evitando perdite di inchiostro.

«Il nostro obiettivo, condiviso anche con gli azionisti, è quello di trasformare Visconti da azienda orientata al prodotto a un lifestyle brand aperto alla nuove generazioni, nell’arco di cinque anni. L'ultima collezione “Opera Demo Carousel“ rappresenta un passo verso questo cambiamento, concependo un prodotto ricercato a livello estetico, che fa del colore e delle trasparenze il suo punto di forza, e che propone elementi tecnici di rilievo a un prezzo estremamente competitivo» ha raccontato Poggesi. Testimonial della nuova collezione, nei panni di una moderna Maria Antonietta, è la cantante e modella Petite Meller. Il video di presentazione vede l’artista muoversi all’interno della Galleria Romanelli, passando per lo storico caffè Rivoire, fino ad arrivare a Filistrucchi, la più antica bottega di Firenze che dal 1720 produce parrucche, barbe, baffi, toupet, maschere e protesi per teatro cinema, televisione e moda. Uno “short movie” che coinvolge sempre più l’universo femminile e che presenta la penna come un oggetto funzionale dall’alto valore estetico al pari di un orologio o una borsa. Uno status symbol da godersi e da esibire.

Entro la fine del 2022, Visconti prevede di lanciare il suo primo orologio. «La linea di segnatempo è stata razionalizzata e resa più armonica con la collezione penne» ha spiegato il ceo del brand. Come tutti i brand di lusso, anche Visconti è rimasto segnato dallo scoppio della pandemia, ma punta a recuperare i livelli pre-Covid già nel corso di quest’anno, stimando una crescita del 30-35%, un incremento del 10% rispetto al 2019. Tutto grazie all’e-commerce che «nei primi quattro mesi dell’anno ha totalizzato vendite pari all’interno 2020». Il cambio d’immagine è infatti solo il primo passo per rafforzare la presenza del brand nei department store e a sviluppare nell’arco di 3-5 anni spazi monomarca nel travel retail.

I più letti

avatar-icon

Alessandro Ferrari

avatar-icon

Mariella Baroli