Personaggi

Corinna Chiassai racconta TheCube

Non un semplice archivio moda, ma un vero e proprio hub creativo dove la libertà d’espressione è all’ordine del giorno.

Fondato da Stefano e Corinna Chiassai, TheCube è un archivio di moda maschile vintage che vanta più di 15000 pezzi esclusivi. Il fondatore e designer, Stefano Chiassai, ha alle sue spalle anni di esperienza nell’ambito moda uomo. Negli anni Ottanta fonda il suo omonimo brand, in seguito insieme alla moglie Alessandra darà vita all’ufficio stile Stefano Chiassai Studio e, nel 2009 inizia la sua collaborazione al fianco di Silvia Venturini Fendi per le collezioni Fendi uomo.

Sua figlia, Corinna Chiassai, passeggia tra vestiti e disegni sin da bambina. Studia moda a Milano per poi spostarsi in varie città alla ricerca di nuove esperienze. Insieme nel 2016 pubblicano CAOSORDINATO, libro che vede come protagonista l’archivio vintage del designer, da lì nasce l’idea per TheCube.

L’archivio apre le sue porte nel 2020, uno spazio di oltre 500mq predisposto su due piani, situato in Toscana. Al primo piano troviamo capi, accessori, libri e magazine vintage dove sarà facile venir ispirati, mentre il piano superiore è stato dedicato alla creazione. Uno spazio libero multifunzionale che permette ai creativi di cominciare a sviluppare le proprie idee sul campo.

TheCube nel tempo ha avuto modo di sviluppare diverse passioni e ha ideato iniziative che porta avanti con dedizione, come il programma Education: Scuole di moda e università possono prenotare un workshop day in archivio, dove gli studenti hanno la possibilità di interagire con i capi e creare i proprio look e moodboard. Amante della libera espressione artistica in ogni sua forma, TheCube ha lavorato anche in ambito musicale, collaborato con artisti come il DJ Kommando, I Cassandra e I Manitoba studiando un’immagine unica e creando look personalizzati che esprimano al meglio l’artista.

Introducing: TheCube Archivewww.youtube.com

In una società ormai satura di contenuti e nuove proposte, TheCube come riesce a distinguersi dai tanti altri rivali del settore?

«Il nostro archivio nasce sin da subito con un concetto diverso dagli altri. Noi non siamo solo vintage, siamo collezioni contemporanee, siamo capi unici, siamo rielaborazione con nuove tecnologie, siamo materiali, lavorazioni e archivio digitale accessibile per la ricerca online. Essendo l’idea nata da due stilisti, il concetto alla base di tutto è di cercare di creare quello che per noi rappresenta uno spazio ideale per i creativi a caccia di nuove idee e ispirazioni. Il nostro team, guidato dalla figura di Marius Hordijk, è un team giovane, appassionato al proprio lavoro e molto sensibile alle tendenze del momento, per cui cerchiamo di riflettere questa energia “squillante” in tutte le attività che portiamo avanti al TheCube.

In archivio offriamo una selezione disponibile per il noleggio e sempre personalizzata al brand che viene a visitarci, oltre che ad una ricerca mirata ad anticipare le tendenze delle prossime collezioni. Ogni 6 mesi, infatti, avviene quello che chiamiamo il “cambio dell’armadio” - quello che tutti noi odiamo fare a casa - per l’archivio è diventato un lavoro e un piacere! Per ogni cambio di stagione (FW e SS), ri-allestiamo completamente lo spazio in base alle nuove tendenze e alla nuova ricerca fatta. Le nostre istallazioni visual propongono non solo selezione di vintage, ma i capi e gli accessori più storici sono accostati a pezzi rielaborati da noi, a capi contemporanei e di collezioni più recenti presentati con un visual studiato a temi e trend del momento. Oltre che ai capi di abbigliamento ed accessori, abbiamo anche una selezione di book di tessuti, telini maglieria e prove di lavorazione e riviste vintage: il frutto della ricerca fatta in più di 40 anni di lavoro da stilista di mio padre.

Come parte della nostra filosofia riteniamo di vitale importanza che gli stilisti che vengono a trovarci siano a proprio agio ed abbiano a loro disposizione tutti gli strumenti necessari per poter lavorare on location con il proprio team. Per questo abbiamo creato il nostro archivio con il concetto del “flexible working space” in modo da poter personalizzare gli spazi in base alle esigenze dei clienti, mettendo a loro disposizione set fotografico, aree di lavoro predisposte per i meeting, la nostra kitchen e l’area relax.... Insomma la ricerca deve essere un piacere!»

Com’è nata l’idea di un archivio digitale?

«Il nostro concetto di archivio nasce sin dall’inizio per essere accessibile a tutti, ma soprattutto digital-friendly per le nuove generazioni di designer che più e più affrontano la ricerca attraverso l’online. Proprio per questo abbiamo creato DigiCube, la nostra piattaforma web attraverso la quale l’archivio è raggiungibile digitalmente da ogni parte del mondo con la possibilità di noleggiare capi senza dover necessariamente raggiungere la toscana (anche se vi consigliamo vivamente di venirci a trovare).

Catalogando ogni singolo capo con annessi dettagli, oltre che la richiesta di noleggio a distanza, offriamo la possibilità di scaricare le immagini del capo di interesse. DigiCube è navigabile attraverso più modalità di ricerca. Se il visitatore ha già un’idea specifica di quello che sta cercando, può usufruire della nostra divisione a categoria prodotto e relative sottocategorie, integrando l’utilizzo dei nostri filtri messi a punto proprio per affinare la ricerca fino al piccolo dettaglio: dalla tipologia di lavorazione, al colore, al tipo di tessuto o della fantasia. Per chi invece ha voglia di lasciarsi ispirare, tutti i nostri prodotti sono racchiusi anche all’interno di macro- tematiche, allineandosi così alla filosofia del nostro archivio fisico: Righe, Quadri, Patchwork, Workwear, Militare, Streetwear e molte altre.

Il DigiCube parte con una prima selezione di 1800 prodotti, ma la nostra collezione digitale è sempre in continua crescita attraverso le “drops”: capsule di prodotto a tema che mensilmente aggiungono 24 nuovi pezzi accessibili digitalmente».

Con il recente incremento della richiesta di capi vintage, ad oggi è diventato più difficile trovare pezzi unici e distintivi da aggiungere in archivio? Come avviene la ricerca?

«La ricerca è il motore del pensiero creativo. È alla base di tutto il processo di razionalizzazione che avviene dopo, e sia io che mio padre che tutto il team, ne siamo molto consapevoli. Per questo l’incremento di nuovi capi in archivio è costante ed oggi più che mai è importante prestare attenzione ai piccoli dettagli come cuciture, materiali, ricami o anche la costruzione stessa del capo. La nostra ricerca è costante ed avviene in modalità diverse tra cui le classiche: dai mercatini vintage, ai viaggi lavorativi, ai negozi dell’usato. Ma devo dire che ormai nei nostri anni di lavoro come designer ci siamo costruiti la nostra rete di contatti “segreti” che non appena trovano un pezzo raro o una cosa particolarmente interessante ci contattano in prima persona. Abbiamo l’occhio sempre attento, critico e curioso di scovare quel dettaglio particolare, quel tessuto difficile da riprodurre o un colore che sembra diverso dal solito.... Tutto viene meticolosamente filtrato dal nostro occhio stilistico.

Oltre che all’accurata selezione, un punto di forza per noi molto importante è rappresentato dalle preziose collaborazioni che abbiamo con alcune manifatture italiane leader nel settore. Da ricamifici, lavanderie, aziende di tessuti, e confezionisti che insieme a noi studiano e mettono a punto nuove tecniche di lavorazione. Queste partnership ci permettono di ri-elaborare il vintage già esistente, ma anche di creare capi completamente nuovi non lavorati in serie, quindi pezzi assolutamente unici e di rilevanza più contemporanea. I capi disegnati per il nostro libro “BlueTailoring” ne sono un esempio».

Durante i tanti anni passati in viaggio, c’era un capo prediletto che Stefano Chiassai cercava “inconsapevolmente” per aggiungere in archivio? Ad esempio, una predilezione verso le giacche oppure per le cravatte

«Senz’altro mio padre è sempre stato un grande appassionato di militare. I capi militari hanno un valore culturale particolarmente importante, e non solo ci raccontano la storia, ma da un punto di vista stilistico sono davvero interessanti perché ricchi di dettagli funzionali e tecnici che sono sempre di grande ispirazione. In particolar modo è sempre attirato, (uso il presente perché lo è ancora) dai capospalla, alle giacche con tessuti jacquard (perché è un grande appassionato di tessuti), e pantaloni super tecnici con un milione di tasche e dettagli».

Due generazioni a confronto, padre e figlia, riescono a trovare il giusto compromesso insieme oppure l’estetica di uno prevale sull’altra?

«Avere la possibilità di collaborazione tra due generazioni è un grande privilegio per entrambi. Certo è che ogni tanto ci scontriamo, e ci facciamo una bella litigata italian style, ma devo dire che è proprio dal nostro confronto che si abbattono le differenze generazionali e si creano nuovi stimoli creativi.

Il connubio tra le nostre due figure e personalità ci permette di portare avanti le nostre attività con quel giusto equilibrio tra la competenza che deriva dall’esperienza ed una fresca sensibilità verso i cambiamenti che stanno avvenendo, e ai quali è importantissimo adattarsi per poter essere rilevanti nel panorama contemporaneo e futuro».

Da dove nasce la necessità di creare un vero e proprio hub creativo, non un semplice archivio moda?

«TheCube ama la musica, l’arte ed ogni altra forma espressiva. La necessità di creare qualcosa di più di un archivio di moda ma un vero e proprio hub creativo, nasce dal desiderio di rendere TheCube un punto di incontro tra le varie discipline artistiche. Un po' un ritorno ai primi anni Ottanta, in cui le creative community si incontravano e si confrontavano mescolandosi e contaminandosi. Oggi, in particolar modo, in questo momento storico così particolare, io e Marius siamo molto convinti che sia più importante che mai il dialogo tra giovani creativi, in particolar modo il trinomio moda-musica-arte.

Creare una TheCube Community, è uno dei nostri obiettivi futuri, ed oggi possiamo dire di aver intrapreso questo percorso partendo dalla musica e grazie a Marius. Abbiamo delle collaborazioni con alcuni musicisti emergenti, per i quali facciamo uno studio volto a curare la loro immagine creando dei look personalizzati per le loro performance con i capi del nostro archivio. In questo modo il vintage esprime tutto il suo potenziale, supportando gli artisti ad esprimersi anche grazie alla loro estetica».

Nato originariamente come archivio moda maschile, è in programma per il futuro espandersi anche verso la moda femminile?

«L’espansione è già iniziata in piccola parte, infatti la collezione vintage conta circa 1500 pezzi, tra accessori e capi, appartenenti al guardaroba femminile. Si, è vero, TheCube nasce come un archivio prettamente maschile ma come si può vedere già dalle ultime tendenze e fashion show, le differenze tra il guardaroba maschile e femminile si stanno sempre più assottigliando per lasciare spazio alla moda genderless. È esattamente quello che il team di TheCube sta già creando all’interno dell’archivio, proponendo capi femminili e maschili mischiati tra di loro all’interno degli allestimenti ispirazionali. Quando fai ricerca, la divisione non deve essere così rigidamente definita. Un bel dettaglio o una costruzione particolare può essere d’ispirazione indipendentemente che tu sia un designer per collezioni da uomo o donna».

Sappiamo delle numerose iniziative educative e delle collaborazioni nel campo musicale ma, ad oggi, qual è il più grande obiettivo di TheCube?

«Un obiettivo è sicuramente la digitalizzazione del nostro intero archivio. Il DigiCube come accennato sopra, è stato ed è ancora un grandissimo investimento di risorse per noi. Il lancio del sito, ad oggi rappresenta solo un primo step in questa direzione. Crediamo che la modalità di archivio digitale con il nostro approccio alla ricerca sia una cosa nuova per i professionisti del settore, e quindi abbiamo la grande speranza che la nostra formula sia apprezzata per poterla far evolvere e migliorare ulteriormente fino a diventare una piattaforma di riferimento mondiale per la ricerca e l’ispirazione. L’altro è quello di: attraverso i nostri programmi educativi, il confronto con le nuove generazioni di creativi, e le collaborazioni con gli artisti, diventare parte del cambiamento di prospettiva sul concetto di archivio da parte delle future generazioni. Ovvero non concepirlo come un qualcosa di vecchio, ma piuttosto come un luogo che può racchiudere in sé pezzi di storia, di cultura, a all’interno del quale far splendere i capi di una nuova luce per continuare a raccontare nuove storie».

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Elisabetta Cillo