22 settembre 1980. Inizia la guerra Iran-Iraq
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22 settembre 1980. Inizia la guerra Iran-Iraq

Saddam Hussein contro Khomeini. Lo scontro tra due nuovi regimi sul Golfo Persico durerà 8 lunghi anni. E oltre un milione di morti.

La guerra Iran-Iraq fu una "calamita" che attirò decenni di tensioni e scontri in Medio Oriente. Fu la sintesi di tensioni post-coloniali, di lotte tra sciiti e maroniti, di contese territoriali legate al petrolio in due paesi retti da recenti monocrazie. Nel gioco entrarono le potenze occidentali e in seguito Israele in un contesto che vide le alleanze tradizionali ribaltarsi. Quando il 23 settembre 1980 le truppe irachene varcarono il confine per invadere il Khuzestan, una regione ricca di giacimenti petroliferi a ovest del territorio iraniano, i due stati erano retti dal regime teocratico islamico dell'Ayatollah Khomeini e dal capo del partito Baath iracheno Saddam Hussein.

Le due dittature si erano stabilite poco prima. Khomeini aveva ribaltato il regime dello Scià Rezha Palhavi, a sua volta salito al potere con un colpo di Stato supportato dagli Usa e dalla Gran Bretagna nel 1953. Con la salita al potere di Khomeini la Casabianca girò le spalle a Teheran, divenendo il principale nemico dello Stato Islamico iraniano. Dall'altra parte Saddam Hussein vide l'occasione per avvantaggiarsi del caos generato dalla rivoluzione islamica dell'ayatollah e risolvere con un colpo di mano le dispute territoriali con l'Iran.

L'invasione secondo i piani del rais avrebbe dovuto durare pochi giorni. La guerra  diventerà invece il più lungo conflitto dal 1945 per una durata complessiva di 8 anni. Le vittime totali ammonteranno a più di un milione di morti. Come 70 anni prima, la guerra Iran Iraq fu combattuta prevalentemente in trincea. Ampio fu l'uso da parte dell'esercito di Baghdad di gas letali, proprio come nella Grande Guerra. Gli attacchi di fanteria avvenivano a ondate, con armi leggere e ampio uso di reticolati tra la "terra di nessuno".

Nel 1981 entrò in gioco Israele, per la prima volta dalla parte opposta dell'alleato storico, gli Usa. Il motivo dell'intervento contro Baghdad fu dovuto allo sviluppo della centrale nucleare di Osiraq, che Israele vide come aperta minaccia per la possibilità di sviluppo di armi nucleari. Il 7 giugno 1981 scattò l'Operazione Babilonia, che portò al bombardamento del sito nucleare in costruzione da parte degli F-16 israeliani. Durante il raid morì un tecnico francese, e si aprì la più grave crisi dipolmatica nei rapporti tra Israele e l'Occidente.

Nel 1982 la guerra parve volgere a favore dell'Iran di Khomeini, che aumentò nell'occasione la propaganda antiamericana indirizzata agli altri paesi arabi. Tra il 1983 e il 1984 si accentuò il supporto di intelligence americano a Baghdad, che a quel punto poteva contare sull'appoggio di buona parte dei paesi Nato e dell'Urss tradizionale alleato dell'Iraq. Il ruolo degli Usa sarà compromesso due anni dopo con lo scoppio dell'Irangate, ossia del commercio segreto di armi americane verso l'Iran in aperto conflitto con gli atti del Congresso Usa. I diversi tentativi dell'ONU per un cessate il fuoco durarono per oltre un anno in cui il conflitto entrò in stallo e fu combattuto soprattutto lungo le vie d'accesso marittime, con numerose navi di diverse nazionalità coinvolte tra cui un mercantile italiano. Le armi tacquero soltanto con la risoluzione n.598 dell'ONU, accettata inaspettatamente da due paesi ormai vicini al collasso. L'anno successivo, il 1989, vedrà la morte di Khomeini. Alla fine dell'anno successivo l'Iraq invaderà il Kuwait dando il via alla prima Guerra del Golfo. Con Saddam Hussein di nuovo al centro della lotta, stavolta nel ruolo di nemico numero uno degli Stati Uniti.

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Prigionieri iracheni in un campo nei pressi di Ahwaz, Sud-ovest dell'Iran, nel luglio 1982

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Edoardo Frittoli