1600 Penn: non ci siamo neanche per sbaglio.

1600 Penn: non ci siamo neanche per sbaglio.

Bill Pullman. Io vado pazzo per Bill Pullman. Lo vedi è pensi subito. “Ah, certo! Quello lì che ha fatto quel film là! Come no!”. Poi parte la gara a chi si ricorda più film di Bill Pullman, che …Leggi tutto

Bill Pullman. Io vado pazzo per Bill Pullman. Lo vedi è pensi subito. “Ah, certo! Quello lì che ha fatto quel film là! Come no!”. Poi parte la gara a chi si ricorda più film di Bill Pullman, che diventa subito una gara a chi si ricorda più film brutti dove c’era Bill Pullman. E si finisce con la famosissima gara a chi si ricorda almeno un film decente con Bill Pullman. E solitamente finisce così: c’è uno che si ricorda di Strade Perdute, di David Lynch dove – e non è un caso – a un certo punto Bill Pullman diventa Balthazar Getty e poi c’è quello che vince, che è quello che si ricorda di Bill  Pullman per Balle Spaziali. Ve lo ricordate? Cioè, Bill Pullman ha tentato anche la carta della linea comica.

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In American Dad, per dire, lo chiamano Forgettable Actor

In realtà la parte per cui più o meno tutti si ricordano di lui è quella in Indipendence Day. D’altra parte è difficile non ricordarsi di un film dove a un certo punto il Presidente degli Stati Uniti ritira fuori dall’armadio la sua giacchetta da tamarro, la tiene appoggiata su una spalla con fare disinvolto, prima di salire a bordo di un caccia con il preciso scopo di sconfiggere l’alieno nemico traditor che sta invadendo la Terra. Bill Pullman Presidente degli Stati Uniti. Un uomo con un fascino e un carisma che stanno nel cruscotto di una Smart scelto per fare il Presidente degli Stati Uniti. Non una, bensì due volte. Già, perché questo è il ruolo che l’attore ricopre nella nuova serie comica della NBC 1600 Penn. Ma vediamolo in Indipendence Day. Oddio, forse muoio dal ridere.

Il titolo di questa nuova serie fa riferimento infatti all’indirizzo della Casa Bianca, 1600 Pennsylvania Avenue. Il motivo? L’idea è quella di raccontare la “normale” vita della più potente e importante famiglia del mondo. Il Presidente, la sua seconda moglie interpretata da Jenna “Dharma” Elfman (campionessa mondiale di faccette buffe) e la loro schiera di pargoli. Ci sono i due fratelli grandi interpretati da Martha MacIsaac e Josh Gad, e i due più piccoli, Benjamin Stockham e Amara Miller, la piccola bambina già vista in Paradiso Amaroal fianco di George Clooney. L’idea del racconto della vita normale, si scontra inevitabilmente con degli eventi imprevisti e tutti matti. Come per esempio scoprire che proprio figlio è totalmente scemo. Ma non scemo che ti fa ridere, come in teoria vorrebbe. Scemo che ti prudono le mani da quanto è scemo e viziato. Scopri anche che tua figlia è rimasta incinta dopo una festa dove ha bevuto due shottini. E che i tuoi due figli più piccoli sono rispettivamente un genio e una lesbica. Insomma,  la fantasia al potere.

 

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Dopo un'operazione al cervello.

Il problema principale della serie, scritta dallo stesso Gad insieme all’amico Jon Lovett e a Jason Winer e di non essere in grado di vedere dove la comicità sfocia nella volgarità/gravità. La gag del Presidente degli Stati Uniti che durante un incontro con i rappresentanti delle Forze Armate, parla del fatto che sua figlia è rimasta incinta e prima di uscire dalla stanza dice: “Ah, sì, uccidete quei terroristi! Mi raccomando, fate un buon lavoro!”  può forse far ridere se ce la si racconta al bar una sera tra amici dopo la terza birra. Il problema è che, in realtà, NON fa ridere. Perché è una cosa piuttosto grave. E non ci vuole un genio per capirlo. Alla terza puntata si comincia a trovare insopportabili tutti i personaggi, forzatissimi nella loro recitazione e nell’idea di personaggio che vorrebbero comunicare allo spettatore. E si comincia a pensare che forse si dovrebbe cominciare aq scommetere dei soldi sulla chiusura di un prodotto del genere. Insomma, per quanto mi riguarda è un no secco.

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Federico Bernocchi

Federico Bernocchi è un giovane di 35 anni. Conduce la trasmissione televisiva Cloud su Coming Soon TV, scrive per Rivista Studio, Wired e Vogue. Sacrifica la sua vita sociale e le sue ore di sonno guardando insistentemente film e serie televisive.

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