Frank Gehry costruisce un grattacielo ad Alexanderplatz. La Berlino che fu sempre più cancellata

Frank Gehry costruisce un grattacielo ad Alexanderplatz. La Berlino che fu sempre più cancellata

Frank Ghery, l’architetto canadese celebre per il Guggenheim di Bilbao e per tanti altri progetti simboli del decostruttivismo, costruirà un nuovo palazzo ad Alexandeplatz. Si tratta di una torre residenziale di ben 39 piani, alta 150 metri e capace …Leggi tutto

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Frank Ghery, l’architetto canadese celebre per il Guggenheim di Bilbao e per tanti altri progetti simboli del decostruttivismo, costruirà un nuovo palazzo ad Alexandeplatz. Si tratta di una torre residenziale di ben 39 piani, alta 150 metri e capace di ospitare circa 300 appartamenti, un hotel e una spa. I lavori partiranno nel 2015. Dietro al tutto c’è la società immobiliare statunitense Hines. “L’edificio sarà uno dei punti di riferimento della città” ha sentenziato Regula Lüscher direttrice del dipartimento di Urbanistica del Senato di Berlino. Frank Gehry a Berlino aveva già disegnato nel 1998 l’edificio della DZ ( Deutsche Zentral-Genossenschaftsbank) di Pariser Platz, davanti alla porta di Brandeburg. Per lui si tratta quindi di un ritorno nella capitale tedesca. A prima vista le immagini del nuovo progetto appaiono abbastanza convenzionali, almeno per lo stile di Gehry. L’edificio appare diviso in tre blocchi verticali dalle basi diverse e posati l’uno sull’altro intorno allo stesso asso.

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©Gehry Partners

 

“Parigi è sempre Parigi e Berlino non è mai Berlino!” disse tredici anni fa l’allora ministro della cultura francese Jack Lang. Berlino cambiava rapidamente. Non era solo l’entusiasmo post-caduta del muro ed il suo nuovo ruolo di capitale tedesca a spingere verso il rinnovamento, Berlino  era sempre stata così. Lo sa bene Alexanderplazt che, assieme a Potsdamer Platz, rappresenta l’emblema della tragica storia tedesca del ventesimo secolo. Nulla è rimasto del quotidiano caos descritto da Alfred Döblin nel 1929 in Berlin Alexaderplatz. La guerra e i bombardamenti, certo. Ma ormai anche successiva ricostruzione avvenuta sotto la Ddrnel 1970, quella che volle fare di questa piazza il punto di raccoglimento successivo alle lunghe parate di regime lungo la Karl Marx Allee, viene nascosta sempre più. Dieci anni fa la ragione alla base dei nuovi lavori sembrava risiedere nella volontà di nascondere le cicatrici di un momento storico da cancellare, quello della Berlino Est e Ovest. Ecco allora che per cercare di farne dimenticare l’utilizzo da adunate socialiste, la grande piazza fu divisa in duo grazie al furbo passaggio della metropolitana sopraelevata (la SBahn): da una parte l’Orologio del tempo del mondo e la Fontana dell’amicizia tra i popoli, dall’altra la fontana di Nettuno e quell’antenna televisiva che nonostante tutti i berlinesi continuino ad identificare con Alexanderplatz, in realtà ha cambiato il suo indirizzo in Panoramastrasse 1A. Le due statue in bronzo dedicate a Marx e Engels  he caratterizzavano il Marx Engels Forum furono spostate lateralmente e da allora non hanno più la visibilità di un tempo.Alexanderplatz cambiò volto e divenne un simbolo forse non bello, ma certamente di discontinuità della nuova Berlino.

Ora i nuovi progetti sembrano solo motivati dalla volontà di fare cassa. Non è un caso se si parla tanto di gentrification. Il casinò ai piedi dell’antenna televisiva, la destinazione commerciale data a tutti i piani terra (e non solo, vedasi il megastore Saturn e la Galerie Kaufhof) degli edifici intorno all’Orologio e ora questo nuovo grattacielo, che seppur per colore (giallo crema) ben si ambienterà probabilmente con la grigia istituzionalità della Berlino Est di un tempo che ancora lì intorno può vantare la resistenza di alcuni storici edifici come l’Haus des Lehrers (la casa dell’insegnante); la Haus des Reisens (la casa del viaggio)e  la Haus des Elektroindustrie (la casa dell’industria elettronica), cambierà ulteriormente l’aspetto di una città che 150 anni fa Mark Twain non a caso descrisse come “la più nuova città in cui io sia stato”. Non si sbagliava. Nel bene, e nel male.

@daddioandrea 

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